Dall'etichetta,
ovvero da un messaggio grafico di 15 centimetri per 10 o poco più,
può infatti dipendere il destino di un vino, di anni di
investimenti, di uno chateau, di un'economia famigliare.
Simonetta è la più brava. Per ogni bottiglia azzecca sempre il
messaggio giusto, ha un sesto senso innato che non la tradisce e un
tocco magico quando traduce l'intuizione sulla carta. Se giocasse a
calcio si direbbe che ha il fiuto del gol. Insomma è una
fuoriclasse.
Fiorentina, Simonetta tiene studio a Firenze (Doni & Associati), uno
dei pochissimi nei cinque continenti che operi solo e soltanto sulle
etichette del vino. Una specialista tra gli specialisti. Nel mondo
del vino è dunque una celebrità, in Italia come in Australia, in
Francia come negli Stati Uniti, o in Cile. Dovunque si produca del
buon vino sanno chi è. E molti, compresi i vigneron più noti, sono
suoi clienti: Antinori, Frescobaldi, Banfi,
Donnafugata, Buxy, Kendall Jackson, Sella & Mosca e
tantissimi altri più o meno di nicchia e blasonati.
Liceo artistico, accademia delle belle arti e subito un'idea
precisa. Quando nel 1977 Simonetta Doni
apre lo studio sa già cosa farà da grande: "Mi sono presto orientata
sulle etichette", ricorda, "In quegli anni il mondo del vino,
fiorentino e italiano, era in rapida evoluzione sia nei metodi di
produzione che nel modo di affrontare il mercato. Da innocuo
distintivo, l'etichetta diventò arma strategica, uno degli elementi
più importanti del marketing. L'etichetta dà infatti un'immagine
estetica complessiva del prodotto e non di rado determina la scelta
del consumatore.".
Come nasce un'etichetta ben temperata? "Nasce da uno studio a 360
gradi dell'azienda, degli obiettivi e delle ambizioni della
proprietà, del posizionamento sul mercato e di molte altre
variabili. Non c'è una regola fissa, perché ogni volta si tratta di
cucire un vestito su misura. Ci vuole occhio, sensibilità,
esperienza e una professionalità per tradurre tutto questo in
pratica".
L'immagine grafica, spiega in sostanza Simonetta, ha un obiettivo:
deve aggredire emotivamente il consumatore, creare suggestioni,
dialogare, raccontare con l'immediatezza del colpo d'occhio,
genuinità, carattere, prestigio e valore di ogni specifico vino. "In
realtà", aggiunge, "l'etichetta risponde anche a esigenze più
complesse, ossia deve interpretare al meglio qualità e personalità
del produttore. L'identità e l'immagine aziendale sono difatti
elementi fortemente presenti nel segno grafico. In sintesi,
l'etichetta è un ambasciatore in attività permanente nel tempo e
nello spazio. Deve svolgere la sua funzione per anni e deve essere
efficace nelle campagne pubblicitarie e sugli scaffali di enoteche
al supermarket così come al ristorante o a casa".
Prima di prendere carta e matita e mettersi a disegnare, Simonetta
deve quindi raccogliere e valutare una quantità di informazioni.
"Ovviamente", dice, "al progetto contribuisce un intero staff con
varie professionalità, consulenti, professionisti. Prima si fa
l'analisi del mercato e del prodotto, poi si passa alla
realizzazione creativa, al processo esecutivo di stampa. Così sono
comunque in grado di controllare in prima persona tutte le fasi del
processo".
Un bel lavoro? "Credo proprio di sì. Ho una clientela attenta e
complessa in cui ormai figurano i nomi più prestigiosi in campo
mondiale insieme ad aziende giovani e innovative, realtà emergenti
dell'enologia italiana e internazionale. Tutto ciò rende questa
attività sempre diversa e emozionante. Occorrono continuamente nuove
idee e cercare sempre la massima qualità formale e le soluzioni più
razionali tecniche e produttive. Impossibile annoiarsi".
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Riccardo Catola
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