Ai francesi va il
merito di aver creato dal nulla una nuova "stella" nel firmamento
del vino compiendo, ante litteram, un'abile operazione di marketing
che ha innescato una nuova tendenza nelle menti dei consumatori. Il
terzo giovedì di novembre, in Francia, si assiste al momento del
deblocage della prima bottiglia di novello che si svolge in diverse
piazze del paese. Gli occhi sono puntati sul palco dove qualche
notorietà del luogo, coinvolge il pubblico astante in un conto alla
rovescia che porterà il delizioso nettare nei loro calici al grido
di le Beaujolais Nouveau est arrivé!. Gadget d'ogni tipo, libri,
grembiuli, levatappi, magliette, video informativi, cappellini e,
perfino, i palloncini dei bambini riportano alla festa che attende
il Beaujolais Nouveau a novembre.
In Francia il novello è vissuto con gioiosa serietà giacché si
tratta di vino francese e il noto snobismo d'oltre alpe, in questo
caso, va a farsi benedire perché riservato a tutto ciò che francese
non è. Se vi azzarderete a parlare di novello "…voi che siete
Italiani e che nulla avete inventato in fatto di vino ma solo
imparato dai francesi…", vi risponderanno che non sanno cosa sia
perché loro, ovviamente, bevono solo il loro Beaujolais Nouveau.
E' anche su questo la Francia insegna. Pure in Italia abbiamo il
nostro "Beaujolais", il nostro vino nuovo che molti snobbano perché
definito un"non vino". Nato come risposta commerciale al novello
francese il nostro "Nouveau" che esce furbescamente il 6 novembre, è
vissuto in modo anomalo da molti consumatori che, condizionati dagli
esperti del vino, avviliscono il momento piacevole dei primi profumi
dell'autunno nascosti in un calice; e la fiera del vino novello che
si svolge a Vicenza il 5 novembre di ogni anno a cosa serve? Perché
da noi non si può vivere questo momento con la semplicità, ma anche
l'importanza, che troviamo in Francia? Forse perché quest'evento è
circondato da gioia e non dalla solita pomposa e supponente
austerità che molti manifestano quando si avvicinano ad un calice di
vino? Non saprei, ma dispiace notare come alcuni produttori vivono
questo vino come una seccatura anziché come una festa, d'altronde da
noi il novello si è affermato in passato perché permetteva di fare
cassa velocemente.
Lo si è venduto finché la gente tracannava e allora perché perdere
tempo a creare un evento, una moda, uno stile o, molto più
semplicemente, un abitudine che tra l'altro poteva avvicinare al
vino anche gli astemi perché si sà, nessuno resiste allo spensierato
aroma del simpatico novello. Oggi ci ritroviamo con questa seccatura
di novembre dove nessuno ha più voglia di parlarne figurati di
berlo, mentre i produttori "costretti" ad onorare questo impegno
fanno solo il numero di bottiglie che vien loro richiesto perché il
mercato per questa tipologia di vino è scemato a livelli minimali.
In Francia, invece, continuano a bere e, soprattutto, a vendere e,
ancora meglio, a divertirsi mentre lo bevono e lo vendono; il loro
mercato non è calato, anzi, è aumentato giacché lo esportano in
tutto il mondo, e se una volta le uve del Gamay erano in eccedenza
oggi non sanno dove andarle a prendere per far fronte alla
richiesta.
E mentre noi col sorriso sulle labbra ci credevamo furbi perché
stappavamo il novello in netto anticipo su tutti, gli altri, quelli
davvero furbi, creavano un blasone, preparavano il pubblico,
plasmavano il loro mercato risultato: secondo studi di settore pare
che, anche in Italia, il consumatore disprezzi il novello ma ami il
Beaujolais Nouveau. Eh sì, la Francia insegna.
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