Lo scorso anno il
caldo eccessivo aveva creato, nonostante il risultato finale
soddisfacente, problematiche legate alla mancanza di acidità risolta
con gli opportuni accorgimenti in cantina. Qualche danno a macchia
di leopardo, dove le uve si sono bruciate letteralmente sulla
pianta, nonostante le irrigazioni di soccorso, non ha impedito di
trovare nel mercato vini soddisfacenti.
Le attuali preoccupazioni in vigna di
quest'anno sono date da una presenza eccessiva di peronospora
che in alcuni casi ha colpito i futuri grappoli, e da grandinate
sporadiche che solo in rari casi ha causato danni irreversibili,
soprattutto in alcune zone isolate del
Veneto, della Romagna e dell'Emilia, dove si è visto il
caso di un'importante azienda del piacentino che si è vista
distruggere completamente in una sola notte diciassette ettari di
vigna.
Le reali perplessità non sono però più dettate dai problemi in
vigna, ma del mercato. Il periodo di crisi generale che stiamo
vivendo in questo periodo rende insonni le notti di molti
produttori. Nonostante l'interesse di un pubblico sempre più folto
di persone per il mondo del vino e la presenza di informazioni
sempre più massicce proveniente dalla stampa specializzata, il vino
rimane fermo in cantina.
C'è da chiedersi perché i toscani, da sempre considerati
intoccabili, o i piemontesi così come i veneti - e l'elenco potrebbe
andare avanti fino a coinvolgere molte altre regioni di Italia, ad
esclusione di poche aziende - sono in difficoltà.
La crisi si ripercuote anche sugli
operatori di settore compresi i rivenditori di vino storici
che operano sul mercato da anni e che stanno praticando tagli per
minimizzare le spese di fronte a fatturati
che recitano - 30 % o, nei casi più disperati, - 68 % sui fatturati
complessivi aziendali.
Il mondo del bere bene sta vivendo un
periodo di contraddizioni: da una parte l'interesse reale
del pubblico, dall'altro lo stesso pubblico che sempre meno di
frequente si ferma a bere un calice di vino in più. Nemmeno i tanto
colpevolizzati aumenti di prezzo, retti dal gioco sottile della
moneta unica, sono stati, una volta ridotti all'osso, in grado di
smuovere il periodo granché. Promozioni e
sconti disperati perfino sui vini più blasonati non destano
l'interesse dei ristoratori che, a volte, hanno i
magazzini pieni o comunque hanno un "giro" dei vini lento e quindi
preferiscono aspettare.
I mercati esteri, dopo qualche contraccolpo, si stanno risvegliando
lentamente dal torpore economico che precedentemente aveva messo in
difficoltà le aziende che snobbavano il mercato italiano: non è un
caso la presenza improvvisa di molte nuove etichette. La soluzione
al problema oggi sembra difficile a trovarsi;
forse un po' di consapevolezza maggiore da parte degli operatori
di settore potrebbe contribuire ad azioni utili ad affrontare
l'attesa di tempi migliori con maggiore serenità.
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