Il Sangiovese è il
protagonista per eccellenza delle terre romagnole, dove si presenta
con sentori di sottobosco avvolte da profumazioni che ricordano la
viola, a volte fasciate da note speziate e minerali; certe volte è
brioso e semplice altre, è imponente e strutturato se non
addirittura austero. Ogni zona e territorio ha la sua
caratteristica, ogni azienda, col suo modo di lavorare, imprime al
vino la propria storia, la propria tipicità territoriale fino ad
avere un panorama ampio e variegato di sensazioni.
Il derivare del suo nome crea disaccordo. C'è chi dice che derivi da
"jugum" ovvero giogo, con riferimento al moto ondulatorio del
paesaggio collinare tosco - romagnolo; Altri amano raccontare di
quei frati cappuccini di Santarcangelo di Romagna che, nel' 600,
ebbero ospite Papa Leone XII il quale, deliziato del vino a lui
offerto, ne chiese il nome ai monaci che, pur producendolo,
risposero senza pensare "sanguis di jovis", sangue di giove.
Si tratta dello stesso "sangue" che oggi forma il nome del
celeberrimo vitigno, lo stesso che da sempre i romagnoli chiamano
amichevolmente "sanzve's". Dal un punto di vista ampelografico, il
vitigno sangiovese viene classificato in due modi:
Sangiovese grosso
e Sangiovese piccolo. Il primo lo potremmo identificare con il
Brunello o con il chianti di Lamole, mentre il secondo è più
presente in Romagna ed altrettanto diffuso in più parti della stessa
Toscana. Occorre far notare che questo modo di definire la famiglia
del sangiovese è altresì semplicistica, in quanto esiste un elevato
numero di cloni dalle differenti caratteristiche: per cui basarsi
solo sulle differenze dell'acino e del grappolo risulta alquanto
superficiale.
Studi effettuati dall'università di Neuchatel, infatti, hanno preso
in esame il DNA del Sangiovese che risulta essere imparentato con
due vitigni coltivati in Campania, il Palummina Mirabella ed il
Calabrese Montenuovo. Ambedue i vitigni Campani hanno un grado di
parentela diretto col nostro sangiovese che pare abbia, inoltre, un
grado di parentela del tipo "cugino" con il barbera piemontese.
Franco, schietto, robusto e al contempo gentile e sincero come il
carattere della gente del luogo, "e sanzve's" è l'orgoglio della
terra bizantina dove scorre abbondante nelle tavole in onore della
più lontana tradizione romagnola. I vigneti che ne danno l'origine,
dimorano nelle pacifiche colline delle province di Rimini, Forlì -
Cesena, Ravenna e parte del comprensorio collinare bolognese.
Il disciplinare prevede per la DOC la tipologia
Novello, Superiore e
Riserva. Il primo deve contenere almeno un 50 % di vino vinificato
per macerazione carbonica, il secondo può definirsi Superiore se
proviene da una zona ben delimitata all'interno del territorio di
produzione, con una gradazione di almeno 12° ed un invecchiamento di
5 mesi; la Riserva, invece, può definirsi tale solo con almeno due
anni di invecchiamento. Per fregiarsi della denominazione Sangiovese
di Romagna, una bottiglia deve contenere il 100% oppure l'85% del
vitigno in questione con un rimanente 15% di vitigni a bacca rossa
autorizzati o raccomandati dal disciplinare di produzione e una resa
massima di raccolta d'uva attorno ai 110 quintali per ettaro.
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