Tutte le sere c'era gente
a prendere l'aperitivo e in quelle ore di preludio che conducono alla cena
si poteva basare quasi tutto il guadagno della giornata: adesso il lavoro
si è dimezzato...". E questo è solo un piccolo esempio; ce ne potrebbero
essere mille altri, magari con accenti o sfumature diverse. Ma
il concetto è spesso simile: la crisi ci sta
ammazzando, la crisi, la crisi... Ok, la crisi c'è, ma non per
questo tutti gli esercenti di locali pubblici ne soffrono alla stessa
maniera. E quindi? Non significherà forse questo che con una maggiore
attenzione anche i danni da congiuntura possono essere scongiurati, e
scusate il gioco di parole? Forse sì.
E il pensiero va subito alle politiche dei
prezzi. Se in periodi difficili, in
momenti di crisi, i prezzi aumentano anziché diminuire o restare
invariati, come potrà reagire la clientela?
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I consumatori,
infatti, sono sempre meno sprovveduti, anche se qualcuno pensa
ancora il contrario. Ed anche in materia si fanno sempre più spesso
valutazioni sul rapporto tra qualità e prezzo, tra prezzo e servizio
e, ancora, tra costo e reale valore di un locale. Facciamo esempi
concreti. Un calice del vino meno importante - per usare un
eufemismo- costa mediamente dai 5 ai 7 euro. Normale? |
Nient'affatto, se è vero
che lo stesso vino costa da altre parti dai 3 ai 4 euro. Dati controllati
personalmente durante i miei viaggi di lavoro.
"Ma c'è il servizio" molti dicono per giustificare il caro
prezzo. Ma i diversi locali che adottano questa filosofia, il servizio
altro non è che farti vedere il banco pieno di patatine, polentine,
ritagli di pizzette rimaste dalle colazioni del mattino, olive un po'
ingrigite e per ultimo un po' di affettato e qualche scheggia di
formaggio...
E i dieci euro pagati per uno spumantino alla moda giustificano tutto
questo? Non credo proprio. È il momento di prender atto della realtà.
Il vino non ha costi aggiuntivi, non
ha bisogno di ulteriore lavorazione come accade per le normali derrate
alimentari, né possiamo definire il vino propriamente materiale
deperibile. Chi lo beve spesso ne conosce i prezzi e qualcuno si chiederà
pure "se in enoteca quell'etichetta la pago 5
euro a bottiglia perché c'è chi lo mesce a cinque euro al calice?"
Teniamo presente che se una porzione di vino corrisponde a 100 grammi, se
ne ricavano più o meno sette dosi, ad essere larghi sei. La
moltlipicazione è semplice. E il vero servizio sapete qual è? È la
possibilità di dare agli avventori un buon calice di vino, pagarlo un
prezzo onesto e offrire cose sfiziose solo se il cliente lo desidera.
Impariamo da tutti quelli che danno la possibilità di gustare il vino
senza "rimpianti" e voragini nel portafoglio e fanno pagare ciò che di
buono si vuole mangiare. Meditate gente, meditate, anche se stavolta non
si tratta proprio di birra...
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