Il rumorino grazioso
della ghiaia accompagnava i miei passi assieme al silenzio che regnava
nella strada deserta: d'altronde l’ora, mezzogiorno in punto, non
consentiva altro che prepararsi al pranzo. Dalle
finestre si scorgeva il biancore delle tovaglie delle tavole imbandite,
le famiglie riunite e le donne che completavano gli ultimi preparativi.
Nel mio curiosare cominciavo a percepire i primi profumi di tutto quel
cucinare e, respirandoli, nella mente prendevano forma piatti diversi.
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I sentori delicati
della polenta calda e fumante si intrecciavano con gli aromi decisi
del cinghiale che andavano a completare i famosi malloreddus,
i caratteristici gnocchetti sardi. Poco più avanti era la
volta del ragout di |
lepre e
funghi porcini, perfetti per le tagliatelle di castagna. |
Una fragranza improvvisa
di formaggio fresco attira la mia attenzione e mi trasporta ad un piatto
singolare: i culunzones, i tortelli
tipici dell’isola, dove il pecorino sardo, gli spinaci e lo zafferano ne
costituiscono il ripieno fondamentale. Per associazione penso ai
maccarrones cun arrescittu, dove il formaggio, in questo caso la ricotta,
è l’interprete fondamentale.
Altre, però, sono le preparazioni di primi piatti dove il formaggio è
presente nelle sue varie forme. La cualadda:
cavoli, patate, cotenna di maiale, lardo, pecorino e aromi dei più
attraenti, vanno a condire una pasta dai sapori che riportano ad una terra
pungente e ricca d’emozioni. La pillus:
sfoglie di pasta fatte con farina, prosciutto crudo, carne di manzo
tritata, formaggio fresco latte e spezie.
Un profumo che sa d’oriente mi distoglie da queste associazioni nello
stesso istante in cui sento il sentore cullante del burro fuso intriso di
cannella e profumi d’arancio: peculiarità dei ravioli dolci.
Ero ospite nella casa di alcuni amici che mi aspettavano per il pranzo, ma
la tiepida aria estiva ricca di profumi iodati e balsami speziati
avevano catturato la mia curiosità causandomi un po’ di ritardo.
I miei ospiti sapevano dell’interesse che nutrivo per la cucina
dell’isola, infatti, la sera prima mi lamentavo di non avere incontrato
ancora nessuna emozione legata ai primi piatti a base di pesce.
Sapevo nel mio intimo che nella storia gastronomica sarda non c’era, al
riguardo, tradizione alcuna. “Abbiamo una sorpresa per te!” esclamò uno di
loro con sorriso soddisfatto, “ti abbiamo preparato un pranzo fatto solo
di primi piatti a base di pesce”. Non vedevo l’ora.
Per prima cosa mi portano un assaggio di spaghetti conditi in tre
differenti modi. I primi sono con i ricci di mare e mi spiegano che per la
bontà di questo piatto è necessario che i ricci siano freschi e presi dal
mare prima che vadano “in amore”.
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È la volta degli
spaghetti alla buttariga, con la
classica bottarga tagliata fine e lasciata macerare nell’olio
d’oliva per un’ora intera prima di essere utilizzata. |
Subito dopo è il momento
degli spaghetti d’Alghero preparati con le arselle, le vongole dell’isola,
con l’aggiunta d’aglio e prezzemolo tritato fine ed eventuali aromi.
“La buttariga la usiamo anche per preparare i risotti”, mi accenna la
cuoca di casa portandomene un assaggio. Per rimanere nel tema del riso mi
fanno provare un risotto in salsa d’aragosta, profumato e delicato al
contempo. Mi incuriosisce la preparazione della salsa e, quindi, chiedo
qualche spiegazione.“Devi lessare l’aragosta “, mi chiariscono, “una volta
cotta devi tritare la carne con acutezza e mescolarla con un pò d’aglio,
olio, sale e prezzemolo ma l’importante è riutilizzare il brodo perché...
è quello che dona il sapore al piatto”.
La pietanza seguente che attira la mia attenzione ha una preparazione più
elaborata. Si tratta di una minestra a pasta
corta in brodo di pesce. La si ottiene unendo vari tipi di
pescato (vongole, muggine, polipi eccetera), coi quali si fa un brodo dove
si aggiunge un trito di aromi e spezie e, una volta pronto, si aggiunge la
pasta fino a cottura desiderata.
Rimango impressionato dalla forza delicata di questi piatti, pur sapendo
che la bontà di queste preparazioni non affondano le radici nella storia
del passato.
Il giorno seguente mi trovavo sulla costa e scrutavo il mare che
abbracciava l’isola. Ammiravo gli ultimi riverberi del tramonto che
carezzavano languidamente le onde acquerellate di rosso tenue. Il vento
tiepido di fine estate trasportava l’odore della salsedine mescolata alle
fragranze balsamiche dei boschi circostanti, e
vedevo la Sardegna come uno scrigno ricolmo di tesori dimenticati
da qualcuno di cui nessuno conosce l’identità.
L’ ospitalità ricevuta mi era stata cara perché mi aveva permesso di
toccare con mano una gastronomia che difficilmente si trova nei normali
ristoranti. Il modo di condividere la tavola in Sardegna è completamente
diverso da quello che, normalmente, si può immaginare. Sono tante le
dinamiche e gli ingredienti che la compongono.
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Si tratta d’emozioni intrecciate alla cultura di un passato che
si riversa nel futuro. È il futuro delle nuove
generazioni, è quello dei nuovi ristoratori e dei nuovi clienti. Il
compito non è facile. Ai primi spetta l’importanza di far capire ai
secondi la meraviglia di una cultura gastronomica ricca di passione
e suggestioni. Sono le stesse suggestioni che si ritrovano quando lo
sguardo si perde nel profondo mare di Sardegna, quelle dei paesaggi
dalle figure aspre e dure appena sfiorate dal vento, |
dell’incantesimo delle fragranze dei boschi, della terra rossa e
bruciata dal sole che porta ancora le sofferenze del passato dei
suoi abitanti. |
È l’ orgoglio, il vero ingrediente dei piatti delle loro case.
Tutto questo si ritrova nell’enogastronomia dell’isola. Sta a noi avere il
coraggio di scoprirne l’essenza senza i pregiudizi della gente comune, di
chi da tutto per scontato come se ogni cosa fosse dovuta. C’è, ancora
oggi, chi produce il sapore di una volta nel rispetto dei vecchi canoni,
sono piccole aziende, privati mossi dalla gioia di condividere la propria
cultura con altri, semplici appassionati aggrappati all’esasperata ricerca
della genuinità d’altri tempi. È nel passato che troviamo la forza e,
quindi, la certezza di determinate sensazioni e coinvolgimenti.
Se capitate da
quelle parti, aprite la mente a nuove
possibilità, espandete i vostri sensi, e non ve ne pentirete. |
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Magnani
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