11.12.2003 | Cultura e Tradizioni

Nelle ricette Eritree, le spezie dell'amore

Ancora oggi l'Africa si può definire un continente da scoprire e comprendere: è così anche per la cucina, che non ha mai goduto delle meritate attenzioni. Una cucina ricca di erbe dalle proprietà miracolose, dai sapori eccitanti e dai profumi coinvolgenti, di tradizione antica intrisa di saggezza semplice e naturale. Una cucina che richiama i grandi spazi, gli sconfinati cieli aperti dove le nuvole corrono libere...

Muovendosi lungo i mercati africani si incontrano colori sgargianti, alternati ai sorrisi che ricordano l'ospitalità della gente del posto.

L'Africa è avvolgente, calda e sensuale, il collegamento con la natura è intenso e profondo; il tempo sembra quasi fermarsi, anche perché lì il tempo è stato creato non dai ritmi frenetici dell'uomo, ma dalla natura stessa.

Parliamo di cucina nera con Lucy Ghebreigziabiher Toppo, Eritrea ed esperta di cucina africana.

Andiamo per ordine: parliamo della cucina Eritrea…
"Innanzitutto c'è lo Zighini, un piatto unico composto da una salsa piccante elaborata con verdure ed aromi cui si aggiunge manzo e pollo, con Ingera, pane a fermentazione naturale che sembra una crepe spugnosa. È un piatto che si può preparare in molti altri modi a seconda delle particolari ricorrenze: e comunque per essere gustato al meglio va consumato con le mani. Ancora oggi in Africa, c'è l'usanza di uccidere il pollo o il manzo in casa, per mano d'un uomo perché è di buon auspicio.

Lo Zighini può essere accompagnato da legumi e verdure, oppure, formare con questi dei veri e propri piatti vegetariani. Lo Sciro , ad esempio, è una crema di ceci (un piatto povero), lavorato con spezie cui si aggiunge pane.(foto tratta da zighini.com)

Hilbet è una crema di fave rinfrescante e nutriente che da noi si prepara solo per il periodo di quaresima, momento in cui non mangiamo prodotti derivati dagli animali e beviamo una bevanda (anch'essa rinfrescante), ottenuta dai semi di lino macinati e infusi nell'acqua con aggiunta di zucchero. Possiamo far rientrare tra le preparazione vegetariane anche una specie di polenta di grano: è un tipo di ciambella più dura di una normale polenta, dove al centro mettiamo burro speziato e peperoncino e attorno poniamo lo yogurt, per contrastare il piccante".

E i dolci? " Ciambella a ricordo della colonizzazione italiana".

Non fate uso di pasta e riso?
"Non in Eritrea. Invece si fa uso di riso in Senegal dove i menù - spiega Lucy - propongono grandi piatti unici che derivano dall'usanza di mangiare insieme. Tra i piatti principali ricordiamo: il Theboudiensce, composto da riso, pesce, verdure, ortaggi e peperoncino; il Kange, verdure con carne di manzo o pesce, servite con riso; il maffe, carne di manzo con verdure condite con un sugo di pasta d'arachidi; lo yassa, riso con pollo e verdure; e infine il cus cus (peraltro di origine magrebina o, comunque, nord africana), preparato con carne di montone, semolino e un misto di verdure".

Cosa possiamo dire della gastronomia di Libia e Zanzibar?

"In Libia fanno un grande uso di spezie, tra i piatti principali c'è lo Shorba, composto da carne di manzo e ceci, accompagnato da riso o pane. Nello Zanzibar, invece, tra i piatti principali c'è il Biriani , preparato con riso, cipolla, manzo ( abbinato alle patate), oppure pollo ( abbinato alle uova)".

Che dire delle bevande che più contraddistinguono il continente Africano?
"Innanzi tutto c'è la Sua, una specie di birra scura a base d'orzo e d'erbe. E poi il Mes, fatto con erbe e miele. Non manca il the a cui aggiungiamo spezie: lo beviamo sempre al mattino mangiando Kitcha, che ricorda una piadina grande fatta di grano, e Himbascia di forma tonda e spessa, fatta con grano lievitato e semi di coriandolo. Abbiamo anche bevande afrodisiache come il Ginger: a base di zenzero, succo d'ananas e zucchero; o il Bissap, preparato con carcadè nelle varietà bianco, rosso e nero, cui si aggiunge menta che ha proprietà dissetanti e curative per la pressione bassa.

Infine il caffè, di cui esiste una vera e propria cerimonia. Nei momenti conviviali in questa celebrazione si usa spesso preparare l'ambiente con incenso dal profumo speziato al quale, successivamente, si mescola l'odore caratteristico del caffè crudo che sarà tostato sul momento e poi pestato in un mortaio di legno; si pone la polvere così ottenuta in un anfora di terracotta e si lascia riposare. Il caffè va bevuto tre volte, ed ogni volta lo si lascia depositare prima di berlo ancora. La cerimonia dura circa un ora.

Fabio Magnani, Giornalista enoico
fabiomag@linknet.it - autore del libro
Vini dal Cile Viaggio tra i profumi dei vigneti andini -
Edizioni Delmònt, Ravenna Marzo 2002

 

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