"Quest'iniziativa
è molto utile per farci conoscere - dice un produttore
del nord - ma il problema è che la gente porta solo curiosità.
Quando si tratta di comprare,
improvvisamente, cambia idea".
"…Non spendono - gli fa eco un collega vicino - purtroppo
tutti parlano di vino ma le cantine
rimangono piene". " I problemi che incontriamo hanno a
che fare con i prezzi, in cantina
proponiamo prezzi bassi - interviene un vitivinicoltore
del sud - al limite della svendita; siamo
costretti a svendere per creare liquidità, gli operai sono da pagare
così come i tappi, le bottiglie e tutto ciò che serve per la
produzione ma noi facciamo fatica a ricavarne un profitto".
La vicenda della
crisi del vino, oramai e storia trita e ritrita, ma purtroppo non si
è trovata nessuna soluzione concreta atta a risolvere la
problematica dei nostri coltivatori e vinificatori.
La concorrenza straniera, i calici nei wine
bar che hanno sempre prezzi alti quanto il costo di una bottiglia,
e una situazione generale poco confortevole contribuiscono ad
un malcontento che comincia a prendere una
forma sempre più vasta.
Se dieci anni fa il problema poteva essere la mancanza di
informazione, oggi, invece,
si tratta di trovare il modo per
incrementare i consumi. I produttori qualcuno, lo ammette
tra i denti, fanno concorrenza agli stessi distributori che li
rappresentano per disperazione
"… non perché andiamo noi a cercare i clienti,
sono gli stessi ristoratori che magari hanno conosciuto i miei
vini dagli stessi distributori che mi rappresentano, hanno fatto un
paio di acquisti, poi mi chiamano per chiedermi di vendere
direttamente ad un altro prezzo. Inizialmente dicevo di
no, ma poi la necessità di far fronte alle spese quotidiane e i
pochi ordini ricevuti dai rappresentanti mi hanno costretto a
ragionare diversamente…".
Chi parla è uno dei
tanti produttori intervistati per l'occasione in un momento in cui i
fari della rassegna non erano puntati su di loro.
Ci sono alcuni che stanno svendendo il
Brunello, sì, il famoso vino di Montalcino tanto amato da tutti i
cultori del buon bere. Anche lui è in crisi, come un
altro grande che porta il nome di Barolo e nasce in una terra di
antiche tradizioni vinicole "… sono costretto - racconta un
produttore del blasonato vino - ad imbottigliare Barolo con
l'etichetta del Nebbiolo per potere giustificare il calo dei prezzi,
ma le assicuro che è un vero e proprio
dolore vedere tanto lavoro finire in quel modo".
L'arte d arrangiarsi ha creato un fenomeno come la vendita
attraverso internet in modo da evitare le spese di una rete di
rappresentanti. Rappresentanti tanto amati quanto odiati:
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"Sto
provando con internet, la rete vendite non
produceva per quanto costava, tutti costi che andavano
caricati sulla bottiglia: inoltre, evito l'impazzimento
di avere a che fare con agenti che molto promettono e
poco rendono". Sono le parole di un famoso produttore
umbro che da anni ha abbandonato i tradizionali sistemi
di vendita affidati ad agenti che non sempre portavano i
risultati pianificati. |
Ma il produttore
deve ammettere che per lui è stato facile non solo perché ha
cominciato molto tempo fa a sostituire la rete "umana" con quella
digitale, ma anche perché "internet
funziona perché la mia è una etichetta conosciuta, ma ho colleghi
che anche con internet non hanno risultati significativi".
Allora che fare? Ci si chiede,
che fare contro i rincari dei prezzi nel paradosso che nasce dalla
curiosità dei consumatori che divorano informazioni ma che, al
contempo, non bevono i vini di cui s'informano preferendo ripiegare
al vinellino poco impegnativo in termini di prezzo.
Secondo alcuni gestori di enoteche, ora la
gente compra bottiglie che non superano mediamente gli otto euro.
Da questo prezzo in poi si fa davvero molta fatica, e non importa
nemmeno più quanto il vino sia blasonato.
Questo lo sanno bene quelle aziende che molto hanno giocato sul
prezzo al rialzo in un momento in cui le cose andavano un po'
meglio, sono le stesse aziende che ora sono costrette a
comportamenti diversi...
"nell'ultima
vendemmia abbiamo lasciato la metà delle nostre uve sui
filari, non le abbiamo raccolte, sarebbe stato più
costoso se lo avessimo fatto". E chi parla è
toscano e i suoi vini sono davvero ottimi eccetto che
per un particolare: prezzi alti per il mercato attuale. |
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E in Romagna cosa
succede? I produttori si lamentano, dicono che la crisi è evidente.
Anche un noto quotidiano lo ha notato. Si sono interessati alla
"strada dei vini e dei sapori" delle colline romagnole, hanno
contattato i responsabili chiedendo di essere presenti alle diverse
iniziative organizzate, hanno chiesto informazioni, insomma,
volevano capire; ma dopo sei mesi di martellanti richieste
all'insegna dell'informazione non hanno ricevuto nessuna notizia.
Rimane sempre, in questi casi, un
retrogusto un po' amaro che purtroppo non è quello del vino.
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