Si trattava, infatti, di
insaccati derivati dalle carni di cinghiale (come la saltizza de
polcravu), o di quei maiali bradi (dei quali l’entroterra era
ricchissimo), dai sapori decisi e suadenti. A questi si univano ortaggi,
verdure, spezie e prodotti dell’arte casearia locale con il compito di
valorizzare maggiormente la tavola.
I formaggi in fatto d’originalità non avevano nulla da invidiare alle
altre "specialità" presenti. Uno fra tutti era il
casu iaccattu, ottenuto dalle interiora dell’agnello con un
procedimento improponibile per la nuova ristorazione. Si trattava di
uccidere l’agnello subito dopo avere assorbito il latte dalla madre,
toglierne gli intestini con l’alimento ancora presente e lasciarlo
essiccare in un ambiente apposito per qualche mese. È un formaggio dal
sapore fortissimo e dall’aroma potente.
Le esigenze della nuova ristorazione, invece, ci portano ad una
rivalutazione culinaria del passato che, grazie all’estro di preparati
chef, hanno adeguato quei sapori alle esigenze odierne. Ora si parla
d’antipasti sfiziosi ed originali che percorrono le caratteristiche
dell’arte culinaria sarda.
Le vongole alla sarda, semplicissime
da preparare e che raccolgono tutto l’aroma del mare, le
cozze all’olbense,
la buttariga (le famosissime uova di
muggine), impreziosita con fine olio extravergine d’oliva e pepe nero; la
gioga minuda, antipasto ingemmato
dalle lumachine di mare aromatizzate all’aceto di vino.
I prodotti del mare si sono uniti a quelli della terra in uno sposalizio
di sapori affascinanti, uno fra tutti lo sformato
di carciofi con bottarga di muggine. Per chi non è ancora
convinto della delicatezza della gastronomia dell’isola, può pensare alla
piacevole insalata calda di petto d’anatra con
miele di cardo e aceto balsamico.
La cucina sarda, così come la viviamo attualmente, è in grado di regalare
piccole emozioni marcate dall’uso raffinato degli ingredienti che
s’intrecciano con la cultura e le sensazioni di un passato, che rinasce,
con fierezza, nelle nostre tavole.
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Magnani
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