In Europa, Italia
compresa, è innegabile che la cachaça
sia una moda dettata dall'abilità di comunicazione di chi cura il
marketing delle multinazionali importatrici del prodotto. Anche se è
altrettanto innegabile che nell'ultimo periodo con l'aumentare
dell'export verso il nostro paese si nota
una crescita di "afecionados" che sempre più decantano, le qualità
della bevanda brasiliana.
In Brasile, invece, la cachaça porta una veste diversa;
si tratta di un abito che porta il colore
delle piantagioni, laddove gli schiavi la usavano per
alleviare le proprie sofferenze sfruttandone le proprietà
tonificanti. Il percorso via via si estende fino ad arrivare agli
intellettuali del XVIII secolo che brindavano, appunto, alla
indipendenza dal Portogallo con "l'agua-pra-tudo".
A dimostrazione del fatto che in Brasile questo distillato
millenario sia "una cosa seria", lo evidenzia l'impegno preso da un
istituto nazionale del paese che qualche tempo fa
si incaricò di censire i diversi nomi
utilizzati per identificare la cachaça.
L'indagine terminò poco dopo con una lista di circa duecento termini
che andavano dall'acqua santa, al morso del cobra, al cappotto del
povero, da mia consolazione al bafo de tigre, da calma- nervo a
lamparina e molti altri ancora. La fantasia dei termini non è da
prendere per una mancanza di "rispetto" ma implica, al contrario,
una sorta di simbiosi unica con la quale il brasiliano si unisce
alla cachaça dandole il nome che più ritiene opportuno per meglio
arrivare all'essenza della sua storia. Un
vero brasiliano, dice un adagio popolare, è tale solo se beve
cachaça con la consapevolezza dei cinque secoli di storia con cui
questa aguardiente è legata al popolo stesso.
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Il procedimento di lavorazione è simile a quello
utilizzato per il rum, ovvero, sfibramento e
pressatura della canna da zucchero ed estrazione della
parte zuccherina per proseguire con fermentazione e
distillazione. Quest'ultima parte è ottenuta secondo due
procedimenti di distillazione, continuo e discontinuo,
al termine dei quali si passa ad una assemblamento dei
due prodotti ottenuti per mettere poi il tutto a
riposare in contenitori neutri. |
È commercializzata
bianca quindi non invecchiata in botti come avviene per altri
distillati e, tanto meno, viene aggiunto caramello.
Solo quando porta la dicitura "velha" o
"black" significa che è stata fatta riposare in botti di
quercia bianca. La si produce nelle distillerie degli stati di
Rio de Janeiro, Alagoas, Sao Paulo, Minas
Gerais e Pernabuco. Si beve liscia o con ghiaccio o
miscelata con frutta e liquori. Comunque sia, bevetela come piace a
voi, non come dettano le mode, e se volete far vibrare le vostre
papille provate a pensare alle sofferenze alleviate dalla cachaça
nei secoli passati: potreste scoprire un sapore fino al quale le
mode non sarebbero in grado di portarvi.
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