Può essere
consumato dopo pasto, in bicchieri da liquore a stelo, liscio,
diluito con acqua, oppure diluito nel caffé.
Nelle campagne marchigiane il Mistrà è un
ammazzacaffè tradizionale realizzato ancora
artigianalmente dai contadini. Oggi è ben interpretato dalla
Distilleria Varnelli che ne
produce, fin dal 1868 da una ricetta tuttora segreta e custodita
gelosamente, una versione secca speciale, dall'aroma e sapore
inconfondibile, apprezzata per l'equilibrio aromatico e la
freschezza. Esso rappresenta quasi un simbolo della marchigianità,
anche per il forte legame con le rudimentali, ma assai diffuse,
tradizioni di distillazione presenti nelle campagne. E' un efficace
digestivo, mentre miscelato è ottimo nei cocktails. Nuovi impieghi
dell'anice sono rivolti a preparazioni gastronomiche e di
pasticceria.
L'Anice ascolano, anche detto "anisetta"
(prodotta dal famoso Caffé Meletti) è una versione più dolce del
"mistrà". Può essere bevuto con il dessert, è un ottimo dissetante,
alcuni lo gustano con la "mosca": 3/4 chicchi di caffé annegati nel
liquore. Un'altra versione è la "pimpinella". Liquore all'anice che
prende il nome dalla "pimpinella anisum" che derivando dal latino "anisum"
e dal greco "anison" vuol dire non uguale. Lo scopo era quello di
distinguerlo dalla cicuta a cui assomiglia.
L'anice verde è una varietà vegetale molto diffusa in Europa e
soprattutto nel bacino del Mediterraneo da millenni. Si narra,
infatti, che la Pimpinella anisum, nome scientifico dell'anice,
fosse largamente presente come coltivazione negli orti di Aquisgrana,
in epoca carolingia. Tanta diffusione e gloria, dovuta alla
convinzione, dello stesso Carlo Magno, sull'impossibilità di poter
vivere senza anice. Ma la fama di questa pianta, ritenuta preziosa
per le innumerevoli proprietà terapeutiche, si riscontra sia nella
tradizione degli egiziani che dei babilonesi che lo assursero a
panacea di tutti i mali per le sue molteplici virtù, che spaziano da
qualità digestive, fortificanti, lenitive, diuretiche…merito dell'anetolo,
elemento "principe" di un olio essenziale contenuto nell'anice.
Le virtù dell'anice accontentavano un po' tutti: i peccatori di gola
trovavano sollievo nelle sue qualità digestive, i lussuriosi nella
fortificazione al coito (come scriveva Dioscoride), le lattanti
nell'aumento delle secrezione mammaria, gli assetati nella capacità
di spegnere l'arsura e, per tutti un giovamento generale con il
miglioramento dell'alito, la diminuzione della ventosità intestinale
e l'aumento della diuresi.
In Italia, al centro sud, la diffusione di
bevande a base d'anice si deve alla cultura araba (che
utilizza largamente l'anice come aromatizzante) e all'importazione
dei veneziani di liquori con anice dai porti di Misithra, una città
bizantina non lontana da Sparta (il nome mistrà è probabilmente la
contrazione di Misithra).
La Distilleria Varnelli oggi è una S.p.A. guidata dalla quarta
generazione della famiglia Varnelli, quattro donne che mantengono
alto il nome della famiglia, fra tradizione e modernità. Fondata da
Girolamo Varnelli, la
Distilleria Varnelli è oggi una società per azioni controllata e
gestita dalla famiglia.
Il fondatore Girolamo Varnelli risiedeva nel cuore dei Monti
Sibillini, ora Parco Nazionale, e dallo studio delle piante
officinali di quella terra trasse l'idea per numerose ricette di
distillati ed amari tra i quali primeggiò l'Amaro Sibilla molto
utilizzato a quei tempi anche come antimalarico ed antifebbrile per
l'alto contenuto di Genziana e China Calyssaia.
Ma la grande invenzione (di famiglia) si deve a suo figlio Antonio
Varnelli che, interpretando e raffinando la diffusa ricetta
marchigiana del mistrà, creò il "Varnelli": forte, elegante ed
inimitabile bevanda al gusto di anice che divenne ben presto il
fiore all'occhiello della Distilleria Varnelli tanto da portare il
nome della famiglia.
Attualmente la Distilleria Varnelli S.p.a. ha la sua sede operativa
a Muccia in un modernissimo ed elegante stabilimento dove
perfettamente si coniugano le antiche tradizioni di produzione
artigianale ed erboristica con i più aggiornati ed igienici impianti
di stoccaggio ed imbottigliamento in ossequio a tutte le vigenti
norme.
La prestigiosa sede, che comprende anche una Aula Varnelli dove si
svolgono convegni e masters sui temi più vari, è spesso aperta ad
operatori di settore, giornalisti e studenti per interessanti visite
guidate e degustazioni. La trasformazione è seguita personalmente
dalle componenti della famiglia che rispettano quotidianamente i
segreti riti produttivi ereditati dagli antenati erboristi. La gamma
dei liquori è ampia e diversificata sia nel genere che nei formati e
si rivolge ad un pubblico esigente e preparato.
Sabato 30 aprile 2005, ad Amandola (AP), presso il Chiostro di San
Francesco si è svolto il Convegno "La
viticoltura di montagna - vitigni, vini e distillati".
Questo convegno è stato prioritariamente dedicato al mistrà.
Salvaguardare la tradizione della produzione del mistrà significa
anche valorizzare la storia popolare del territorio: da sempre,
infatti, il mistrà, oltre che un buon digestivo ed un ingrediente
fondamentale nella preparazione di molti dolci, è anche simbolo di
ospitalità.
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Iacopo Stigliano
Maestro Enogastronomo Sommelier AIES
jimmy_blues@excite.it |