Grande successo del Merano International Winefestival
Il Merano International Winefestival compie dieci anni e festeggia nel migliore dei modi con un grande successo di pubblico e di critica dei vini presentati.
Diverse migliaia i visitatori che hanno affollato le sale del Kurhaus e del Palais Esplanade. Tecnici del settore e appassionati del buon bere si sono dati appuntamento per una kermesse enologica ma non solo. Infatti, erano presenti 319 produttori, suddivisi tra aziende viti-vinicole (261) e gastronomiche (58) del settore Culinaria.
Curiosità e riscoperte come il Sirò areni, vino armeno prodotto da un vitigno coltivato a 1650 m e il Pecorino, un vino dell’alto Tirino ad Indicazione Geografica Tipica.
Grande attenzione per le regioni tradizionalmente vocate all’enologia d’elite e spazio adeguato per le uve e i vini del Sud, come il Negroamaro e il Primitivo, prodotti in purezza e rivalorizzati rispetto ad un tempo quando venivano usati come vini da taglio.
Parte dell’esposizione è stata dedicata agli emergenti toscani, 39 cantine selezionate e collocate nel Palais Esplanade.
Spazio anche per le presenze estere con l’Union de Grand Crus de Bordeaux e vini di Francia, Austria, Germania, Nuova Zelanda, California, Sud Africa, Australia, Cile, Spagna, Romania, Ungheria, Slovenia, Portogallo e Armenia.
In questa edizione è stato dato spazio ai seminari e alle degustazioni guidate: sono stati inserirti in programma incontri di approfondimento particolare come quello relativo ai “Vini del principe Alberico Boncompagni Ludovisi, vini dimenticati nelle botti, annate di Fiorano rosso, Bianco e Fiorano Semillon. Vini in iniziati a produrre nel 1930 da viti locali; nel 1946, il Principe fece innestare sulle viti di Fiorano, Cabernet e Merlot in proporzione reciproca del 50% e separatamente, Malvasia di Candia e Semillon, rispettivamente per il vino rosso e bianco.
Altro appuntamento di rilievo è stato l’incontro con Franco Ziliani nel dibattito animato dai produttori sullo stile attuale e futuro di Gewűrztraminer Alto Adige: il Gewűrztraminer, vino secco per definizione classica oggi si evidenzia come vino che tende al dolce, più grasso e voluminoso. Quale strada per il futuro? Se oggi è un momento magico per il vino altoatesino occorre fare attenzione alla situazione in Alsazia, dove la realtà, nei termini commerciali è ben diversa.
La trasformazione in un vino d’accompagnamento ai formaggi, con 15° abbondanti di alcol e almeno 9 gr/l di residuo zuccherino. La situazione è consentita dal disciplinare che regola la produzione ed è premiata dalla critica ma snatura le vere caratteristiche del vitigno e del vino, creatura di enologi ed enotecnici. Una maggiore quantità di zucchero residuo va a coprire quello che potremmo definire come “amarognolo” caratteristico della varietà e ammorbidisce.
Sono così stravolte, secondo alcuni critici, le caratteristiche tradizionali di un vino di colore giallo paglierino, che dovrebbe possedere sentori di rosa e viola, adatto per accompagnare primi piatti o utilizzato come aperitivo, con un’acidità a valori di 5,5 e residuo zuccherino di 6 o 7 gr/l.
L’armonia del vino è data dalla giusta maturazione dell’uva e dal carattere conferito al vino dai produttori e dai tecnici che seguono la direzione del vento del mercato. Vale il pensiero tecnologico e la ricerca di una qualità diversa: diminuzione delle rese in vigneto, gradazioni alcoliche più alte, maggiori quantità di residui zuccherini….Un altro vino, forse caratterizzabile in qualche etichetta con la dicitura “vendemmia tardiva”, forse distinguibile attraverso la diversificazione in linee di prodotto differenti, “selezione” e “linea classica”.
Il Merano International Wine Festival rappresenta una vetrina d’eccellenza, lussuosa più che benestante. Sono distanti, in termini di investimento, d’immagine e di ricaduta economica, le difficoltà e le peripezie di altre realtà viti-vinicole in ogni caso rilevanti in termini quantitativi.
Sarò ben lieto di rispondere ai lettori desiderosi di soddisfare curiosità dell’evento.