In più, però, esistono
sistemi di miglioramento genetico nei lieviti che tengono conto della
materia prima, delle condizioni ambientali e del tipo di vino da produrre.
D'altra parte è possibile effettuare, nell'ambito delle fermentazioni
controllate, le "fermentazioni associate",
con più lieviti che svolgono il processo e con un effetto scalare: per
esempio utilizzando un lievito basso produttore di acido acetico, non
molto alcoligeno (produttore di alcool), come Kluiveromyces termotolerans
e, inoculando dopo qualche giorno un Saccharomyces cerevisiae, ad alto
grado alcolico. E' da considerare il fatto che un mosto ad alto tenore
zuccherino richiede particolare cura: per ottenere un vino con una
gradazione alta le attenzioni sono, in genere, maggiori.
Esistono fattori che favoriscono lo sviluppo e
l'attività dei lieviti: la temperatura(T) è uno dei più
importanti. I lieviti sopravvivono alla T dell'aria liquida e fino a
50°-55° C , ma il loro intervallo di sviluppo è situato tra 10° e 35° C:
la vinificazione si svolge in questo intervallo di T . Nelle
zone fredde se la T è troppo bassa e
le condizioni atmosferiche non particolarmente favorevoli può accadere che
le uve si raccolgano dopo le prime nevicate: la fermentazione, allora,
stenta a partire, il suo andamento può essere troppo lento e possono
svilupparsi muffe: in questo caso si interviene sul lievito, con la scelta
di un ceppo criofilo ( amico del freddo) , oppure si fa un mosto
d'avviamento abbondante, un integrazione azotata e si riscalda.
Nelle zone calde, invece, l'intervallo
di T può superare la zona critica, 35°-37°C: il lievito prima mostra
sofferenza e poi muore, la fermentazione si arresta: bisogna intervenire
tempestivamente perché i lieviti non ci sono più ma continuano a vivere
alcuni batteri che provocano una gamma di alterazioni, di cui parleremo in
seguito: come intervenire?
L'azione è in funzione dei sintomi e si ha un' ampia scelta: la prima
azione è la prevenzione, cioè la scelta di lieviti dotati di resistenza in
presenza di alta T e con energia fermentativa non eccessiva; la seconda
opzione è il raffreddamento che può essere diretto o indiretto; inoltre si
può "tagliare" il mosto in
fermentazione con mosto fresco, aggiungendo solforosa che rallenta il
processo oppure effettuando i "rimontaggi"
che apportano ossigeno e danno più vita al lievito inducendo aerazione:
anche se i lieviti sono organismi anaerobi facoltativi e sopravvivono
anche senza ossigeno (un esempio è la fermentazione) l'ossigeno è
fondamentale all'inizio del processo.
In condizioni di anaerobiosi stretta i lieviti non riescono a trasformare
gli zuccheri e la loro moltiplicazione non avviene come dovrebbe. Oltre ai
rimontaggi , che avvengono nelle prime fasi della fermentazioni,
"pescando" con una pompa dal fondo e rimettendo dall'alto il liquido,
un'altra tecnica per aerare è la follatura praticata con un lungo bastone
di legno nel "cappello galleggiante", per liberare anidride carbonica e
immettere ossigeno.
Per una eccellente fermentazione
occorre che nel mosto vi siano sostanze nutritive adeguate: sono
necessarie fonti di carbonio, azoto, sali minerali e fattori di
accrescimento: le fonti di carbonio sono rappresentate dai glucidi e
nessun mosto ha problemi in questo senso: l'eccesso di tali composti
potrebbe invece portare il lievito ad una minore produzione di alcool ed
ad un aumento dell'acidità volatile: gli zuccheri non sono l'unica fonte
di carbonio, in qualche caso è l'alcool stesso a fornirlo.
Il mosto ha una dotazione, in genere, sufficiente in sali minerali, mentre
abbisogna di azoto che può essere fornito sotto forma di sali ammoniacali.
Per le vitamine, è consentita l'aggiunta di tiamina, la vit. B1, mentre
innovative e importanti sono le scorze di lievito che, in sintesi,
apportano vantaggi sensoriali e "disintossicano" i lieviti, veri motori
dell'intero processo.
- Lezione precedente:
Le fermentazioni
- Lezione successiva:
La composizione chimica del vino
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