Originario di Castagnole Lanze, è stato eletto all’unanimità a Milano
Ancora un piemontese alla guida dell'Unione italiana vini: Ezio Rivella, originario di Castagnole Lanze (dove sta facendo importanti investimenti in vigneti), manager di Castello Banfi è stato eletto a Milano presidente del gruppo, con il sostegno unanime dei consiglieri. Rivella è uno dei più autorevoli esponenti dell’enologia nazionale e internazionale e questo incarico corona una prestigiosa carriera.
L’Unione Vini-Confederazione italiana della vite e del vino, nel 1995 ha raggiunto il traguardo del secolo ed è stata di recente guidata da Gianni Zonin e da Vittorio Vallarino Gancia. In cent’anni di storia, l’Unione è diventata da associazione di imprenditori, una «holding» che comprende vari rami di attività: dal '96 è strutturata in tre federazioni espressione di tutti i soggetti imprenditoriali e professionali della «filiera vino», comprese industria, produzione e commercio. I tre rami oggi sono presieduti rispettivamente da Giacomo Rallo, Ferdinando Frescobaldi e Quirico Decordi.
Ezio Rivella dovrà quindi guidare una macchina complessa, che condiziona tutta la produzione ed il mercato del vino. Tra l’altro oggi l’Uiv offre servizi alle imprese, laboratori di analisi, consulenza tecnica legale e di marketing e comprende al suo interno attività editoriali (noto il suo organo di informazione «Il corriere vinicolo») ed organizza fiere di respiro mondiale come il Simei e l'Enovitis.
Il manager non è nuovo a sfide importanti: per dodici anni è stato presidente dell’Assoenologi e per nove anni, responsabile mondiale della categoria, nonché membro dell’accademia italiana della vite e del vino e vicepresidente dell’Office international de la vigne et du vin. Autore di studi e pubblicazioni, è ben noto ai piemontesi come presidente del comitato nazionale vini doc.
La figura di Ezio Rivella è legata ad uno dei progetti vinicoli più innovativi ed interessanti del panorama italiano, il Castello Banfi, nato nel '77 per volontà di John e Harry Mariani. Un’impresa per cui, nel 1985, l'enologo piemontese è stato nominato cavaliere del lavoro.