Approfittando di una graditissima segnalazione di un amico
Sommelier, mi sono recato nella giornata di sabato 4 giugno in zona
pratese. Pur toscano di origine (anche se milanese di adozione), il
territorio di Prato non mi era fra i più familiari, a differenza di
buona parte della Toscana. Non solo: per gli amanti del vino Prato
si pronuncia “Carmignano” e la DOCG toscana era una delle poche, se
non l’unica, da me mai assaggiata.
Chissà, forse schiacciata tra la celebrità del Chianti, l’eccellenza
del Brunello e la “Nobiltà” del Montepulciano, la
DOCG Carmignano fatica a trovare
il giusto spazio anche in enoteche e carte dei vini. E complice di
questo ruolo meno rilevante è anche senz’altro la produzione
limitata (nell’ordine di poche centinaia di migliaia di bottiglie,
non certo dei milioni che invece caratterizzano le DOCG
conterranee).
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Eppure la zona è bella e
facilmente accessibile. E i vitigni base sono quanto di
più tipico e apprezzato si trovi in Toscana:
Sangiovese in prevalenza (almeno 50%, ma i produttori
tendono ad andare spesso oltre il 70%), in uvaggio con
vari vitigni, dagli autoctoni Canaiolo ai classici
internazionali Cabernet Sauvignon e Franc (tra l’altro
Carmignano ha l’unico disciplinare fra le DOCG toscane
che preveda un peso rilevante dei Cabernet nell’uvaggio).
Insomma: da buon appassionato la molla della curiosità
si è rilevata quanto mai decisiva e pure efficace. |
Mi sono tolto in un colpo solo lo sfizio (sì, lo so: fa poco
“toscano”) di visitare una bellissima zona e di trascorrere bei
momenti presso un banco d’assaggio di vari Carmignano nell’ambito
della manifestazione “Divini Profumi”.
Partiamo dalla zona, che merita un cenno:
Carmignano si trova a sud di Prato e non lontano da Firenze.
Ha il tipico paesaggio dolce e verde toscano e come bellezza non
sfigura davanti ai più poetici colli della Val d’Orcia. Si distingue
però per una vegetazione più lussureggiante, più folta, meno prati e
filari di cipressini, più boschi.
Inoltre come coltivazione si nota una preponderanza più dell’ulivo
che della vite, segno che la zona è sì vocata, ma non è stata
“inflazionata” e invasa da produzioni modaiole (e i produttori
attivi al tempo stesso sono dotati di solidissime tradizioni).
Infine la bellezza del paesaggio si integra con alcune magnifiche
testimonianze artistiche, in primis le due
splendide Ville Medicee in zona (Artimino
e Poggio a Caiano). Divini Profumi si svolgeva a Prato
nella giornata del 4 Giugno. Ciò “costringeva” a una visita di Prato
stessa, che forse di mia spontanea volontà non avrei mai programmato
senza un motivo valido quale una degustazione. Si sa, nel vissuto di
ogni scolaretto diligente, Prato fin dalle elementari è vissuta come
la “Città degli stracci e del tessile”,
industriale e operosa, una sorte di Chinatown italica.
Ebbene, la città è assolutamente godibile nella sua parte interna di
mura, con angoli e scorci suggestivi e una sensazione di vivibilità
e qualità della vita veramente tangibili (locali di degustazione
compresi!). La degustazione era stata organizzata all’interno di un
Chiostro, più precisamente nella Chiesa di
San Domenico (da cui la denominazione in stile Zucchero
Fornaciari).
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Ambiente molto suggestivo e quasi inedito per una
degustazione. I tavolini di degustazione occupavano la
quasi totalità del perimetro ed erano accompagnati da
ulteriori banchetti di assaggi di specialità locali, tra
cui i Cantucci pratesi, la
Mortadella di Prato e oli e salumi tipici. |
Non è stato facile concedersi un aperitivo di rossi corposi in un
fine pomeriggio afoso come quello del 4 giugno, tuttavia la mia
curiosità e coinvolgimento di tavolo in tavolo crescevano, aiutati
dalla disponibilità al dialogo dei
Sommelier Fisar e dei produttori, ove presenti. Come
spesso capita, a queste degustazioni si tende a presentare le annate
più recenti (2003). Tuttavia in più di un caso si è avuta la
possibilità di apprezzare produzioni più evolute.
Non tutte le produzioni ci son parse di qualità omogenea. La maggior
parte dei vini in degustazione appariva molto intrigante e
interessante a livello visivo e olfattivo. Specie al naso è stata
apprezzata l’ampiezza dei profumi, la loro spiccata tipicità, i
sentori dolci e intensi di frutta molto matura e spezie.
Non sempre la parte gustativa è risultata poi armonica con quanto
suggerito dai primi approcci sensoriali al bicchiere. In alcune
produzioni si è senz’altro apprezzato il corpo, il tannino spiccato,
ma elegante, la notevole spinta di freschezza e l’adeguata
persistenza, che fanno del Carmignano un
campione toscano di degna rappresentanza. In altri casi,
un po’ di promesse son venute a mancare, quasi sempre per una
soverchiante sensazione di freschezza e quasi pungenza che non ci si
aspettava da un vino di simile caratteristiche e da sentori così
accattivanti.
Le ipotesi possono esser diverse (prendendo con beneficio di
inventario non solo le nostre capacità, ma anche le condizioni
ambientali non ideali). La prima è che specie
le produzioni più recenti siano giustamente da evolvere ancora,
per raggiungere quella rotondità ed eleganza che un vino del genere
ha nel suo potenziale (va tenuto conto della mia sensazione che i
produttori locali non tendano ad insistere coi passaggi in barrique).
La seconda è che sia il terroir
(non fa toscano neppure questo, lo ammetto) di Carmignano che
conferisce a Sangiovese e altri vitigni una spiccata freschezza
(comunque notata, equilibrata o no, in quasi tutti i vini). Sentiti
così, devo dire che ne sono uscito ulteriormente stimolato
nell’andarmi a cercare in futuro produzioni della DOCG pratese di
più longevo affinamento e soprattutto di provarle ad esaltare col
giusto abbinamento. Quale? Direi un secondo molto strutturato,
succulento e aromatico, anche molto speziato e di godibile
grassezza.
In conclusione, un’escursione molto
meritevole per tutto l’insieme delle esperienze, fra cui
sono ovviamente rientrate le due (moderate, giuro!) pause di
ristoro, dove in entrambi i casi (guarda un po’…) abbiamo ricevuto
ospitalità curata, appassionata e
competente. Insomma: dove si è
respirata aria di cultura del vino, un’aria salutare e sincera.
L’enovago David
Ringraziamo l’enovago David per il completo e stimolante contributo
fornitoci. Sarà un motivo in più per poterci organizzare per un
salto in quel di Prato. Intanto stiamo pensando al rito
dell’investitura dell’enovago. David sarà il primo, ahilui… Enovaghi
dateci consiglio su come agire. Sicuramente qualcuno starà già
pensando a un varo a suon di Sassicaia & Co. Troppo costoso!!! Si
accettano comunque proposte!
Link correlati:
Strada del Vino
Comune di Prato
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Alessandro Maurilli. Giornalista,
toscanaccio purosangue
cresciuto tra i filari del nonno
dove tra una puntura di ape nel periodo della vendemmia
e un acquazzone improvviso a primavera ha scoperto fin
da piccolo la passione per il vino.
Email:
enovago@vinit.net
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