La Romagna che che parla autoctono declina i suoi vini attraverso il CENTESIMINO
La sottozona
La Romagna che parla autoctono, spesso e volentieri si declina con Albana, Longanesi e Centesimino ; di quest'ultimo ne ho ascoltato il racconto qualche sera fa a Faenza , da parte dei produttori protagonisti.
Ci troviamo ad Oriolo dei Fichi, a nove chilometri da Faenza in direzione sud est , in una delle piu' piccole sottozone della regione sulle prime propaggini dell'appennino romagnolo a 141 metri s.m.l.
L'area d'interesse del Centesimino si estende da Castiglione e Petrignone a Santa Lucia delle Spianate fino alla torre di Oriolo e la chiesa di sant'Apollinare .
La caratteristica del terreno di questa zona è la Molassa del Messiniano , riconoscibile dalla sabbia gialla ben evidente in tutta la zona .
La zottozona si è trovata coesa in un racconto comune attraverso il Centesimino , l'autoctono che meglio rappresenta il territorio e qualche sera fa ho potuto ascoltare il primo tassello di questa storia.
Il vitigno
Il protagonista di questo racconto è il Centesimino, varieta' semiaromatica rossa , iscritta al Registro nazionale delle varieta' con decreto ministeriale del 7 maggio 2004.
Negli anni trenta era coniosciuto nel faentino con il nome 'Sauvignone' anche per i ricordi di Sauvignon che a livello aromatico questo vino presenta.
La collocazione principale di questa uva la troviamo ad oriolo dei fichi , nel podere Terbato di proprieta' di Pietro Pianori, chiamato Centesimino per la prioverbiale avarizia.
Le marze costituienti il vigneto sembrano provenire da una vecchia pianta localizzata in un cortile di un palazzo signorile a faenza, di epoca prefilosserica.
Un'altra ipotesi localizza l'origine del centesimino in vista la contemporanea diffusione , nella zona di Oriolo, anche del vitigno Alicante.
Ampelografia
Il grappolo del centesimino si riconosce per la forma medio piccola piramidale e compatta. La buccia blu scura con pruina evidente.
Ha una vigoria inferiore al Sangiovese ed un germogliamento posticipato , che molto spèesso gli permette di evitare le gelate tardive.
Tristemente sensibile alla peronospora, ha comunque una buona predisposizione all'appassimento.
Non dimentichiamo che non è l'uva ad essere aromatica , ma lo diventa il vino dopo la vinificazione, quindi l'influenza del 'manico' è quanto mai determinante.
Ma il vino com'è?
Il mosto, anche a maturita' avanzata , presenta una buona capacita' di preservare l'acidita' e questa caratteristica permette di avere vini con una certa attitudine all'invecchiamento.
I vini hanno tutti una tonalita' rosso cupa che nell'invecchiamento acquisiscono un'interessante tonalita' granata.
Il naso è sempre intrigrante, cin una nota evidente di arancia , che sfuma verso le note di rosa e viola, la tannicita' è sempre definita palese ma non incisiva .
Perche' questo racconto mi piace
I produttori della zona di Oriolo dei Fichi sono : Ancarani, La Sabbiona, Leone Conti, Poderi Morini, San Biagio Vecchio, Spinetta Paolo Zoli e nelle loro peculiarita' stanno dando vita ad un racconto coeso attorno ad una zona . Sono fortemente legati alla loro identita' territoriale, del vitigno cedntesimino e della sottozona , che nel loro vini esce con forza espressiva.
I vini hanno tutti un'identita' ben precisa, la Spinetta con un approccio facile ed immediato, Zoli agli antipodi nella scontrosita' che si rivela con il tempo, Morini quando la tecnica si fa servizio del territorio, Ancarani con un racconto rispettoso del vitigno, San Biagio vecchio in piena ricerca evolutiva, Leone Conti con un occhio attento al di fuori dei confini romagnoli, la Sabbiona verace come solo i romagnoli sanno esserlo.
Siete curiosi di conoscerli meglio?
Ho dimenticato di scrivere che a breve uscira' un libro che raccontera' di questa terra, vi fara' conoscere i produttori e le loro storie .
Seguite il consorzio Torre di Oriolo, Francesco Falcone , Marco Ghezzi e ne scoprirete delle belle.
A presto
Tag: vino, centesimino, romagna, uva, vinificazione, oriolo, uva appesa, sabbia gialla, torre di oriolo