Ricordo negli anni
scorsi la fama raggiunta dal pinot grigio,
dalla ribolla gialla, dal morellino di scansano, dai blasonati
Barolo e Brunello, ed ultimamente dal greco di tufo, dalla
falanghina, dal taurasi, dall'aglianico , dal nero d'avola
ecc.
Ma se parliamo di dolcetto per la maggior parte dei consumatori il
nome evoca qualcosa di dolce, addirittura
qualcuno lo confonde con il brachetto, forse per via
della rima, ma sarà bene per i nostri sensi che questo nome lo
associamo fin da subito ad un vino fresco, fruttato, con forti
cariche di colore, che nelle versioni base
quasi tutte prodotte con il solo uso dell'acciaio o cemento
vetrificato, sono il massimo per un consumo quotidiano, per l'alta
godibilità e piacevolezza di beva, non disgiunte da un buon rapporto
Q/P.
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Come avrete intuito
sono di ritorno dalla manifestazione
Dolcetto&Dolcetto svoltasi ad
Alba dal 6 al 9 di settembre us, ben coordinata dalla
agenzia Wellcom, dove in tre
mattinate noi 22 giornalisti presenti, di cui 6 italiani, abbiamo
avuto la possibilità di degustare qualcosa come 158 dolcetti. Mi
permetto di suggerire agli organizzatori, per le prossime edizioni,
di dotare ogni degustatore di una unica scheda, tipo concorso
enologico, cosi' da poter fare la media finale per ogni vino
presentato.
Non un vero e proprio concorso enologico, ma mi chiedo perché non
approfittare di un panel con una rappresentanza internazionale e
qualificata cosi' ampia, per evidenziare i migliori in assoluto?
I dolcetti presentati alla degustazione erano tutti assolutamente
anonimizzati, come dovrebbe sempre essere, e cosi' suddivisi per
tipologia:
n. 13 dolcetto
d'Acqui
n. 13 dolcetto d' Ovada
n. 50 dolcetto d ' Alba
n. 40 dolcetto di Diano d' Alba
n. 40 dolcetto di Dogliani
Ho rilevato, in linea di massima, che la tipologia di Acqui è ben
profumata ed aromatica, mentre quelli di Ovada generalmente erano
caratterizzati da acidità un po piu' sostenute; quelli di Alba e di
Diano d'Alba con dei colori stupendi che solo a guardarli veniva
l'acquolina in bocca; Dogliani nelle espressioni piu' alte
qualitativamente, ha raggiunto punte veramente notevoli,
avvicinandosi ai 90/100.
Comunque piu' avanti vi riporterò una
tabella con i vini che hanno superato almeno la soglia degli 83-84
punti, tralasciando di proposito di elencarvi quelli che,
a mio parere non c'è l'hanno fatta, in quanto sono fermamente
convinto che ogni produttore meriti il massimo rispetto e
considerazione per la fatica, i sacrifici e l'impegno che questo
difficile mestiere comporta.
Ho trovato, specialmente la prima mattina, molti vini che purtroppo
non sono stati considerati per via di difetti dovuti al sentore di
feccia, ovvero per ritardata o mancata filtrazione in cantina, ed
altri contaminati dal sentore "Brett" ovvero contaminati dal lievito
Brettanomices, vedi a tal proposito
un mio precedente articolo (un
vero peccato!)
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Nella
foto: Roberto Gatti (a sinistra) alla manifestazione
Dolcetto&Dolcetto |
La manifestazione
si è aperta con le relazioni dell'enologo
Gianluigi Biestro, direttore del
Consorzio Vignaioli Piemontesi,
che ci ha fornito diversi dati sulla consistenza della produzione,
ma che per motivi di spazio tralascerò, scrivendo solamente che il
dolcetto di cui si producono piu' bottiglie è quello di Alba con ben
10.447.733 pezzi.
Molto interessante per gli addetti ai lavori è stata la relazione
del Prof.
Vincenzo Gerbi, titolare
della cattedra di Viticoltura ed Enologia
all' Università di Torino, il quale ha evidenziato che
vinificare il dolcetto è piu' facile rispetto al nebbiolo, alla
barbera ed alla difficilissima fresia, ma piu' difficile rispetto
agli internazionali cabernet-sauvignon e merlot.
Sicuramente come dicevo prima, a suo sfavore gioca il nome, mentre a
suo favore giocano una facilità di beva invitante, in quanto è
morbido e fruttato. Come fattori a suo favore il dolcetto ha un'uva
tardiva alla germogliazione e quindi si salva dalle gelate
pericolose che spesso avvengono in primavera inoltrata, ma matura
precocemente , e presenta dei colori intensissimi che lo rendono
molto invitante alla vista.
Come punti deboli, continuava sempre il prof. Gerbi nella sua
relazione, si rileva il fatto che se i vinaccioli non sono ben
maturi spesso forniscono dei tannini verdi e quindi non gradevoli,
ed una tendenza alla riduzione con formazione di composti solforati.
Un concetto molto importante di nuova introduzione è la cosiddetta "enologia
varietale" non si parla piu' di "enologia
di correzione", quindi dovranno essere sempre piu'
l'enologia e la tecnica di cantina che si adattano alla varietà di
uva, e non viceversa.
Le prime tracce storiche della varietà dolcetto, in Piemonte si
ritrovano intorno al 1100, quindi piu' autoctono di cosi' proprio
non si potrebbe, ha una buccia carica di sostanze coloranti pari a
700 mg/ x kg. di uva, che in vendemmia arriva a 1000 mg/kg. Per fare
un confronto basti pensare che il nebbiolo ne contiene appena 400
mg/kg.
Le nozioni fondamentali per ottenere degli ottimi dolcetto sono che
la "diversità e qualità si realizzano nel
vigneto", quindi bisogna lavorare bene in vigna e
vendemmiare al momento giusto, realizzando un equlibrio ottimale tra
sostanze fenoliche ed acide; inoltre bisognerà vendemmiare quando si
ha un ottimo livello di maturazione delle uve; un uso razionale
della SO2 (inferiore a 70 mg/lt totale); ottenere una
stabilizzazione della materia colorante, in quanto abbiamo
abbondanza di antociani e tannini, con la tecnica della
microossigenazione.
Un ultimo dato che ci da l'idea della scarsa popolarità, ed io ora
sono in grado di affermare "a torto",
raggiunta da questi vini è che per l'85% viene venduto nei soli
Piemonte, Lombardia e Liguria, per un 10% nel resto d' Italia ed un
5% all'estero.
Le colpe di questa situazione, come al solito nessuno le vuole: i
meriti hanno molti padri e madri, le colpe sono sempre orfane. A mio
avviso bisogna suddividerle tra tutti gli attori della filiera: i
produttori e loro rappresentanti quali Consorzi ed Associazioni
varie, Enti pubblici preposti alla promozione, giornalisti ed
addetti ai lavori tutti. Per molti anni abbiamo sponsorizzato vini,
che già di loro erano famosi e conosciuti in patria ed all'estero,
trascurando il povero dolcetto, che povero proprio non è, basta che
guardiamo la tabella con i punteggi riportati.
Voglio sottolineare che, nella seconda mattinata abbiamo assaggiato
qualcosa come 75 vini, per cui anche il degustatore piu' allenato e
preparato ha qualche momento di difficoltà, fermo restando che da
parte mia credo di avere individuato i migliori, ma pure i peggiori
che erano difettati (che non vi riporto), per cui quando leggete
84/100 potrebbero benissimo arrivare a 85/86 in degustazione
singola, e questi buoni prodotti sono veramente tanti.
Un'ultima annotazione che non è di secondaria importanza: i prezzi
vanno da un minimo di 3 euro, con medie intorno ai 5/6 euro:
consideriamo che questa tipologia risulta essere il vino quotidiano
per eccellenza dei piemontesi, e se non se ne intendono loro di
vino, chi altri?
Su questa pagina le mie
migliori degustazioni.
Grazie cari amici lettori della vostra attenzione e come al solito:
Prosit con i magnifici Dolcetto che ho "scoperto" in questa ben
organizzata manifestazione piemontese.
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