17.02.2006 | Itinerari del Gusto

Dolce viaggio alla scoperta del miele del Cilento

Per gli antichi Greci era il “cibo degli dei”, i Romani ne apprezzavano il sapore e le tante virtù impiegandolo in svariate preparazioni. Parliamo del miele, un alimento prezioso e genuino, ricco di proprietà benefiche e qualità nutrizionali. Un alimento che trova nel Cilento un luogo ideale per la sua produzione.

La ricchezza e la varietà delle specie vegetali, la presenza di aree incontaminate fanno di questo territorio un paradiso per le api alla ricerca di nettari in tutte le stagioni. E così negli ultimi anni sempre più aziende agricole e piccoli produttori si sono rivolti ad una risorsa, l’apicoltura, capace di offrire sviluppo nel rispetto della natura e delle tradizioni locali.

Varietà e genuinità: i mieli cilentani
Mieli di erica, di sulla, di rosmarino, di eucalipto, di castagno, di vitalba, di cardo, di borragine, di agrumi e molti altri tipi ancora. Sono tante le varietà provenienti dal Cilento, un territorio che grazie alla sua biodiversità riesce a garantire tutto l’anno la produzione di ottimi mieli. “La presenza di specie vegetali numerose e con differenti periodi di fioritura nel corso dell’anno – spiega Romano Prisco, agronomo e apicoltore – fa sì che le api possano bottinare tanti nettari provenienti da diverse essenze floricole, sia arboree che erbacee e arbustive”.

Tutti i mieli ottenuti, dunque sono “millefiori”, ovvero frutto di differenti nettari, ma a seconda della prevalenza di un’essenza in particolare, assumono specifiche denominazioni. E così nelle aree costiere si possono trovare ad esempio varietà a prevalenza di erica, sulla, vitalba o eucalipto, nelle aree interne dominante è la produzione del miele di castagno, dal colore più scuro.

Una varietà peculiare del territorio è il miele di corbezzolo, anche detto miele amaro, raccolto in dicembre e gennaio, dato il periodo di fioritura autunnale di questa pianta. “Una sostanza amara contenuta nel nettare del corbezzolo, l’arbutina – continua Prisco – tende a mascherare il sapore dolce degli zuccheri, dando al prodotto un gusto davvero particolare”. Una vera rarità è poi il miele di melata, derivato dalle secrezioni zuccherine degli afidi, raccolte ed elaborate dalle api.

Una produzione in crescita
Fino a pochi anni fa ad occuparsi di apicoltura nel Cilento e nel resto della provincia erano in pochissimi. Negli ultimi tempi si è registrata una netta inversione di tendenza anche grazie alle politiche di sostegno dell’Unione Europea e della Regione Campania. “Negli ultimi anni – spiega Alessio Moscato, funzionario dello STAPA C.e.p.i.c.a. Salerno – gli incentivi europei predisposti dai regolamenti Ue 1221/1997 e 797/2004 hanno favorito lo sviluppo dell’apicoltura con contributi per le aziende e investimenti nella formazione professionale. Molte aziende agricole hanno intrapreso quest’attività e diversi produttori a livello amatoriale si sono trasformati in professionisti”.

Un’importante azione di promozione in questo campo è sostenuta dall’Associazione Apicoltori del Cilento. Questa conta oggi oltre 130 associati con una produzione media annua di miele stimata in 3000 quintali e l’utilizzo di circa 11 mila arnie. “Quando siamo nati nel 1997 – sottolinea Umberto Di Pasquale, dirigente dell’associazione – eravamo solo 18 associati: oggi rappresentiamo la maggiore organizzazione del settore in Campania”. L’associazione, attraverso il sostegno della Regione e dei fondi comunitari, da cinque anni organizza corsi di formazione per i suoi membri. I prossimi, in partenza in primavera, tratteranno di analisi sensoriale del miele e produzione di pappa reale.

“La professionalizzazione di chi si dedica all’apicoltura solo a livello hobbistico è fondamentale – aggiunge Di Pasquale –. In un territorio vocato all’agricoltura e per larghi tratti incontaminato come il Cilento quest’attività può rappresentare una risorsa importante. E uno strumento proficuo sarebbe anche l’acquisizione di un marchio europeo per il miele del Cilento: un progetto a cui noi stiamo già lavorando”.

Suggerimenti e curiosità
La fluidità o la solidità del miele non dipende soltanto dalla temperatura e dall’umidità, ma anche dalla composizione del prodotto. Una prevalenza, tra gli zuccheri presenti, del glucosio rispetto al fruttosio rende il prodotto più fluido. Tra i mieli più fluidi ci sono quelli di acacia, castagno e melata, mentre tendono alla solidificazione i mieli d’arancio, girasole ed eucalipto.

Il miele artigianale non ha una precisa scadenza, ma è consigliabile consumarlo non oltre i due anni dalla data di produzione.

Per conservare al meglio e più a lungo il prodotto, mantenerlo alla temperatura di 10-12° C, non esposto alla luce. Per non alterare le proprietà del prodotto, non sciogliere il miele ad una temperatura superiore ai 40° C.

Nel miele la percentuale di acqua non dovrebbe superare il 18-20%. Oltre questi valori c’è il rischio che il prodotto fermenti.

I mieli di fatto sono tutti “millefiori”, in quanto originati da una quantità indefinita di nettari di varie specie di fiori. Quando il nettare di una specie vegetale prevale decisamente (al 60-70%) sugli altri, il miele ne assume la denominazione.
310/320 sono le calorie contenute in 100 grammi di miele a fronte delle 400 del tradizionale zucchero da cucina.


IL MIELE IN CUCINA
Zeppole, struffoli, pastorelle, chiacchiere: l’impiego del miele in cucina, nel Cilento, è soprattutto nella preparazione di questi dolci tradizionali. Lo si usa per ricoprire e guarnire questi impasti fritti o per rendere più morbidi e aromatici biscotti secchi come i frisillini. Un utilizzo protratto per tutto l’anno, ma che si concentra in occasioni particolari, come Natale e Carnevale. In quest’ultimo periodo si preparano ad esempio le classiche chiacchiere o le pastorelle cospargendole di miele.

E se l’uso prevalente del prodotto avviene nella preparazione di dolci, non tutti sanno di altri più insoliti abbinamenti, come quello con i formaggi. “Anche l’accostamento di cibi all’insegna dell’agrodolce – spiega Romano Prisco, proprietario dell’omonimo agriturismo a San Mauro La Bruca – è nella tradizione culinaria del Cilento: basti pensare all’uso della frutta secca in molte ricette salate. E così nel caso del miele (quello “amaro” di corbezzolo soprattutto), lo si può consumare con vari formaggi, in particolare quelli piccanti, caciocavalli, pecorini e caprini, ma ottimo è anche associato alla ricotta”.

Una ricetta della tradizione: i tortanetti
Solo miele e farina per un dolce di antica tradizione nel Cilento, il cosiddetto “tortanetto”. Un biscotto molto semplice, che assumeva varie forme e veniva preparato soprattutto in occasione dei matrimoni. Quando si svolgeva il corteo con le donne che portavano le ceste col corredo della sposa nella casa dello sposo, veniva offerto a queste un tortanetto a forma di colomba. Il tortanetto prendeva invece la forma ad anello quando, dopo il matrimonio, veniva dato alle persone che donavano agli sposi ceste contenenti grano. Una tradizione che oggi sopravvive nell’uso di inserire i tortanetti tra i biscotti artigianali offerti agli invitati dopo il ricevimento nuziale.

Ingredienti: 100 gr. di miele, 250 gr. di farina.
Preparazione: sciogliere in una casseruola il miele, aggiungere a poco a poco la farina e mescolare fino ad amalgamare bene il composto e a renderlo consistente. Formare un rotolo largo circa 5 cm e lasciarlo riposare in un luogo fresco coperto da un panno per circa un’ora; spianare poi leggermente il rotolo e tagliarlo a fette dello spessore di 1 cm. Sistemare le fette su una teglia imburrata e porre in forno a 150° C per venti minuti.

In alternativa a quella indicata si possono dare ai tortanetti altre forme a piacimento, ad es. ad anello, a mezzaluna, a rombo etc.

Una maschera davvero dolce
Una maschera…al miele. Sì, proprio così, perché viste le sue proprietà lenitive, emollienti e rilassanti, il dolce alimento è usato anche nella cosmetica. E per rigenerare, nutrire e ammorbidire la pelle, possono essere utili anche semplici ricette artigianali. “Basta mescolare in una tazzina – dice l’agronomo e apicoltore Romano Prisco – due o tre cucchiaini di miele, uno di olio extravergine di oliva e qualche goccia di limone. Dopo averlo ben amalgamato, il composto va applicato in uno strato sottile su tutta la pelle del viso. Si lascia riposare la maschera fino a quando non si è seccata e, infine, si risciacqua con acqua tiepida”. E per chi non si accontenta di “addolcire” solo il viso, si consiglia il trattamento completo: con un bagno al miele, sciogliendo nella vasca 100 grammi del prezioso alimento e aggiungendo ½ litro di latte e 500 grammi di sale.

Gli altri prodotti dell’apicoltura
Non solo il miele. L’alveare è infatti una fonte preziosa di altri prodotti, meno noti e abbondanti, ma non per questo meno utili e preziosi. In primo luogo la pappa reale, l’alimento esclusivo dell’ape regina. Una sostanza fluida e biancastra, di sapore acidulo, ricca di vitamine e di valori nutritivi. Preziosa anche perché rara. Raccoglierla non è facile: in ogni cella reale se ne trova una piccolissima quantità.

La propoli è un’altra particolare produzione delle api ottenuta impastando diverse sostanze quali resine (prelevate dalle gemme delle piante), cera, polline e miele. La propoli, utilizzata dalle api nell’alveare come antibatterico, antimuffa e antifermentativo, viene impiegata nella preparazione di numerose sostanze alimentari, medicinali, cosmetiche e artigianali. Uno degli usi è quello di scioglierla nell’alcool per la preparazione di una tintura apprezzata in passato per le numerose applicazioni nella medicina popolare.

Un altro prodotto dell’apicoltura è il polline, anch’esso, grazie alla presenza di minerali, enzimi e vitamine, ricco di virtù nutritive e proprietà curative. Questo si presenta sotto forma di piccoli granuli che vengono essiccati e conservati in barattoli. Viene ricavato dall’attività di raccolta dei pollini da parte delle api, che li impastano in granelli con il nettare e la saliva creando delle minuscole palline che poi costipano nelle cellette dell’arnia utilizzandole come fonti di sostanze azotate per lo sviluppo delle larve.

Infine la cera, un prodotto secreto da speciali ghiandole poste al disotto delle ali delle api e da queste sfruttate per realizzare le cellette esagonali dell’alveare. La cera d’api è utilizzata nell’artigianato, nella cosmetica e nella medicina.

L’appuntamento del mese
Si svolgerà il 25 e 26 febbraio ad Oliveto Citra un convegno del Co.Pa.It. (Consorzio produttori di pappa reale italiana), organizzato in collaborazione con l’Associazione Apicoltori del Cilento e l’associazione Agroliveto. Un’opportunità per conoscere meglio un prodotto, la pappa reale, ricco di straordinarie virtù e per sensibilizzare le aziende locali verso una risorsa ancora poco sfruttata.

L’evento sarà preceduto, il 23 e il 24 febbraio, da una rassegna enogastronomica con degustazione di prodotti tipici e produzioni alternative della Valle del Sele. Per l’occasione sarà anche messo a disposizione dei visitatori un pullman che li guiderà nella visita delle aziende apistiche del territorio e di alcune località della costa cilentana.
Info: tel. 333 7129552.

Di Bartolomeo Ruggiero
Fonte: Mensile Obiettivo

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