La ricchezza e la
varietà delle specie vegetali, la presenza di aree incontaminate
fanno di questo territorio un paradiso per le api alla ricerca di
nettari in tutte le stagioni. E così negli ultimi anni sempre più
aziende agricole e piccoli produttori si sono rivolti ad una
risorsa, l’apicoltura, capace di offrire sviluppo nel rispetto della
natura e delle tradizioni locali.
Varietà e genuinità: i mieli cilentani
Mieli di erica, di sulla, di rosmarino, di eucalipto, di castagno,
di vitalba, di cardo, di borragine, di agrumi e molti altri tipi
ancora. Sono tante le varietà provenienti dal Cilento, un territorio
che grazie alla sua biodiversità riesce a garantire tutto l’anno la
produzione di ottimi mieli. “La presenza di specie vegetali numerose
e con differenti periodi di fioritura nel corso dell’anno – spiega
Romano Prisco, agronomo e apicoltore – fa sì che le api possano
bottinare tanti nettari provenienti da diverse essenze floricole,
sia arboree che erbacee e arbustive”.
Tutti i mieli ottenuti, dunque sono “millefiori”, ovvero frutto di
differenti nettari, ma a seconda della prevalenza di un’essenza in
particolare, assumono specifiche denominazioni. E così nelle aree
costiere si possono trovare ad esempio varietà a prevalenza di
erica, sulla, vitalba o eucalipto, nelle aree interne dominante è la
produzione del miele di castagno, dal colore più scuro.
Una varietà peculiare del territorio è il miele di corbezzolo, anche
detto miele amaro, raccolto in dicembre e gennaio, dato il periodo
di fioritura autunnale di questa pianta. “Una sostanza amara
contenuta nel nettare del corbezzolo, l’arbutina – continua Prisco –
tende a mascherare il sapore dolce degli zuccheri, dando al prodotto
un gusto davvero particolare”. Una vera rarità è poi il miele di
melata, derivato dalle secrezioni zuccherine degli afidi, raccolte
ed elaborate dalle api.
Una produzione in crescita
Fino a pochi anni fa ad occuparsi di apicoltura nel Cilento e nel
resto della provincia erano in pochissimi. Negli ultimi tempi si è
registrata una netta inversione di tendenza anche grazie alle
politiche di sostegno dell’Unione Europea e della Regione Campania.
“Negli ultimi anni – spiega Alessio Moscato, funzionario dello STAPA
C.e.p.i.c.a. Salerno – gli incentivi europei predisposti dai
regolamenti Ue 1221/1997 e 797/2004 hanno favorito lo sviluppo
dell’apicoltura con contributi per le aziende e investimenti nella
formazione professionale. Molte aziende agricole hanno intrapreso
quest’attività e diversi produttori a livello amatoriale si sono
trasformati in professionisti”.
Un’importante azione di promozione in questo campo è sostenuta
dall’Associazione Apicoltori del Cilento. Questa conta oggi oltre
130 associati con una produzione media annua di miele stimata in
3000 quintali e l’utilizzo di circa 11 mila arnie. “Quando siamo
nati nel 1997 – sottolinea Umberto Di Pasquale, dirigente
dell’associazione – eravamo solo 18 associati: oggi rappresentiamo
la maggiore organizzazione del settore in Campania”. L’associazione,
attraverso il sostegno della Regione e dei fondi comunitari, da
cinque anni organizza corsi di formazione per i suoi membri. I
prossimi, in partenza in primavera, tratteranno di analisi
sensoriale del miele e produzione di pappa reale.
“La professionalizzazione di chi si dedica all’apicoltura solo a
livello hobbistico è fondamentale – aggiunge Di Pasquale –. In un
territorio vocato all’agricoltura e per larghi tratti incontaminato
come il Cilento quest’attività può rappresentare una risorsa
importante. E uno strumento proficuo sarebbe anche l’acquisizione di
un marchio europeo per il miele del Cilento: un progetto a cui noi
stiamo già lavorando”.
Suggerimenti e curiosità
La fluidità o la solidità del miele non dipende soltanto dalla
temperatura e dall’umidità, ma anche dalla composizione del
prodotto. Una prevalenza, tra gli zuccheri presenti, del glucosio
rispetto al fruttosio rende il prodotto più fluido. Tra i mieli più
fluidi ci sono quelli di acacia, castagno e melata, mentre tendono
alla solidificazione i mieli d’arancio, girasole ed eucalipto.
Il miele artigianale non ha una precisa scadenza, ma è consigliabile
consumarlo non oltre i due anni dalla data di produzione.
Per conservare al meglio e più a lungo il prodotto, mantenerlo alla
temperatura di 10-12° C, non esposto alla luce. Per non alterare le
proprietà del prodotto, non sciogliere il miele ad una temperatura
superiore ai 40° C.
Nel miele la percentuale di acqua non dovrebbe superare il 18-20%.
Oltre questi valori c’è il rischio che il prodotto fermenti.
I mieli di fatto sono tutti “millefiori”, in quanto originati da una
quantità indefinita di nettari di varie specie di fiori. Quando il
nettare di una specie vegetale prevale decisamente (al 60-70%) sugli
altri, il miele ne assume la denominazione.
310/320 sono le calorie contenute in 100 grammi di miele a fronte
delle 400 del tradizionale zucchero da cucina.
IL MIELE IN CUCINA
Zeppole, struffoli, pastorelle, chiacchiere: l’impiego del miele in
cucina, nel Cilento, è soprattutto nella preparazione di questi
dolci tradizionali. Lo si usa per ricoprire e guarnire questi
impasti fritti o per rendere più morbidi e aromatici biscotti secchi
come i frisillini. Un utilizzo protratto per tutto l’anno, ma che si
concentra in occasioni particolari, come Natale e Carnevale. In
quest’ultimo periodo si preparano ad esempio le classiche
chiacchiere o le pastorelle cospargendole di miele.
E se l’uso prevalente del prodotto avviene nella preparazione di
dolci, non tutti sanno di altri più insoliti abbinamenti, come
quello con i formaggi. “Anche l’accostamento di cibi all’insegna
dell’agrodolce – spiega Romano Prisco, proprietario dell’omonimo
agriturismo a San Mauro La Bruca – è nella tradizione culinaria del
Cilento: basti pensare all’uso della frutta secca in molte ricette
salate. E così nel caso del miele (quello “amaro” di corbezzolo
soprattutto), lo si può consumare con vari formaggi, in particolare
quelli piccanti, caciocavalli, pecorini e caprini, ma ottimo è anche
associato alla ricotta”.
Una ricetta della tradizione: i tortanetti
Solo miele e farina per un dolce di antica tradizione nel Cilento,
il cosiddetto “tortanetto”. Un biscotto molto semplice, che assumeva
varie forme e veniva preparato soprattutto in occasione dei
matrimoni. Quando si svolgeva il corteo con le donne che portavano
le ceste col corredo della sposa nella casa dello sposo, veniva
offerto a queste un tortanetto a forma di colomba. Il tortanetto
prendeva invece la forma ad anello quando, dopo il matrimonio,
veniva dato alle persone che donavano agli sposi ceste contenenti
grano. Una tradizione che oggi sopravvive nell’uso di inserire i
tortanetti tra i biscotti artigianali offerti agli invitati dopo il
ricevimento nuziale.
Ingredienti: 100 gr. di miele,
250 gr. di farina.
Preparazione: sciogliere in una
casseruola il miele, aggiungere a poco a poco la farina e mescolare
fino ad amalgamare bene il composto e a renderlo consistente.
Formare un rotolo largo circa 5 cm e lasciarlo riposare in un luogo
fresco coperto da un panno per circa un’ora; spianare poi
leggermente il rotolo e tagliarlo a fette dello spessore di 1 cm.
Sistemare le fette su una teglia imburrata e porre in forno a 150° C
per venti minuti.
In alternativa a quella indicata si possono dare ai tortanetti altre
forme a piacimento, ad es. ad anello, a mezzaluna, a rombo etc.
Una maschera davvero dolce
Una maschera…al miele. Sì, proprio così, perché viste le sue
proprietà lenitive, emollienti e rilassanti, il dolce alimento è
usato anche nella cosmetica. E per rigenerare, nutrire e ammorbidire
la pelle, possono essere utili anche semplici ricette artigianali.
“Basta mescolare in una tazzina – dice l’agronomo e apicoltore
Romano Prisco – due o tre cucchiaini di miele, uno di olio
extravergine di oliva e qualche goccia di limone. Dopo averlo ben
amalgamato, il composto va applicato in uno strato sottile su tutta
la pelle del viso. Si lascia riposare la maschera fino a quando non
si è seccata e, infine, si risciacqua con acqua tiepida”. E per chi
non si accontenta di “addolcire” solo il viso, si consiglia il
trattamento completo: con un bagno al miele, sciogliendo nella vasca
100 grammi del prezioso alimento e aggiungendo ½ litro di latte e
500 grammi di sale.
Gli altri prodotti dell’apicoltura
Non solo il miele. L’alveare è infatti una fonte preziosa di altri
prodotti, meno noti e abbondanti, ma non per questo meno utili e
preziosi. In primo luogo la pappa reale, l’alimento esclusivo
dell’ape regina. Una sostanza fluida e biancastra, di sapore
acidulo, ricca di vitamine e di valori nutritivi. Preziosa anche
perché rara. Raccoglierla non è facile: in ogni cella reale se ne
trova una piccolissima quantità.
La propoli è un’altra particolare produzione delle api ottenuta
impastando diverse sostanze quali resine (prelevate dalle gemme
delle piante), cera, polline e miele. La propoli, utilizzata dalle
api nell’alveare come antibatterico, antimuffa e antifermentativo,
viene impiegata nella preparazione di numerose sostanze alimentari,
medicinali, cosmetiche e artigianali. Uno degli usi è quello di
scioglierla nell’alcool per la preparazione di una tintura
apprezzata in passato per le numerose applicazioni nella medicina
popolare.
Un altro prodotto dell’apicoltura è il polline, anch’esso, grazie
alla presenza di minerali, enzimi e vitamine, ricco di virtù
nutritive e proprietà curative. Questo si presenta sotto forma di
piccoli granuli che vengono essiccati e conservati in barattoli.
Viene ricavato dall’attività di raccolta dei pollini da parte delle
api, che li impastano in granelli con il nettare e la saliva creando
delle minuscole palline che poi costipano nelle cellette dell’arnia
utilizzandole come fonti di sostanze azotate per lo sviluppo delle
larve.
Infine la cera, un prodotto secreto da speciali ghiandole poste al
disotto delle ali delle api e da queste sfruttate per realizzare le
cellette esagonali dell’alveare. La cera d’api è utilizzata
nell’artigianato, nella cosmetica e nella medicina.
L’appuntamento del mese
Si svolgerà il 25 e 26 febbraio ad Oliveto Citra un convegno del
Co.Pa.It. (Consorzio produttori di pappa reale italiana),
organizzato in collaborazione con l’Associazione Apicoltori del
Cilento e l’associazione Agroliveto. Un’opportunità per conoscere
meglio un prodotto, la pappa reale, ricco di straordinarie virtù e
per sensibilizzare le aziende locali verso una risorsa ancora poco
sfruttata.
L’evento sarà preceduto, il 23 e il 24 febbraio, da una rassegna
enogastronomica con degustazione di prodotti tipici e produzioni
alternative della Valle del Sele. Per l’occasione sarà anche messo a
disposizione dei visitatori un pullman che li guiderà nella visita
delle aziende apistiche del territorio e di alcune località della
costa cilentana.
Info: tel. 333 7129552.
Di Bartolomeo Ruggiero
Fonte: Mensile Obiettivo |