Il Vinitaly 2005 conferma le
impressioni che, ormai da qualche anno, infondono inquietudine a chi
di vino vive. Concorrenza internazionale, arie di crisi, ma tutto
continua. In un ambiente che, a percezione epidermica (e non solo),
appare più riflessivo, il vino italiano
conferma nella manifestazione scaligera
il valido livello tecnico che però deve,
ancora una volta confrontarsi, con i costi di produzione.
Sul mercato mondiale, i nostri produttori scontano la
presenza di competitor agguerriti e preparati, in grado
di offrire prodotti di buon livello.
Dove si vince la sfida dei
mercati? Affrontando in modo aggressivo ed
intelligente il confronto, con strategie che devono
coinvolgere la vigna, la cantina, il marketing. |
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Investire, dunque, rischiare
con un occhio ai vitigni autoctoni e l'altro rivolto alla
caratterizzazione dei vitigni internazionali che, sui
nostri terreni, acquistano peculiarità esclusive.
Deve restare costante alla tecnologia senza approssimazioni e senza
risparmi di energie, su ogni fronte. E se, da un lato, alcune
aziende italiane potranno beneficiare, con costanza di rendimento,
dell'esplosione del mercato cinese (+ 131% in un anno), le altre
devono affrontare con intelligenza l'inevitabile segmentazione del
mercato e proporre, in modo continuo, qualità, qualità, qualità,
espressa con diverse sfaccettature per le esigenze di soddisfare
target che hanno gusti ed inclinazioni diverse.
I convegni a tema scientifico hanno confermato (se mai ve ne fosse
bisogno) che la ricerca italiana produce
(nelle relative ristrettezze di fondi) dati
utili e che necessita di tempo
per conferme e segnali d'indirizzo produttivo, sia viticolo che
enologico. Le potenzialità italiane sono confermate,
tutti gli attori sulla scena devono mantenere alto e netto il loro
spirito interpretativo.
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