SENIGALLIA (Ancona) — E' forse uno degli alimenti che più di altri ha accompagnato e caratterizzato le antiche civiltà della storia, tanto da diventare anche un simbolo religioso...
Poi il declino nell'era del fitness. Ora per il pane si parla di una giusta e meritata rivalutazione, con riconoscimento del marchio di qualità.
Un forno a cielo aperto
E Senigallia ha dedicato al pane una tre giorni con convegni, dibattiti e naturalmente degustazioni. «Pane nostrum», manifestazione nazionale unica nel suo genere ha portato nella «spiaggia di velluto» panificatori ed esperti provenienti da tutta Italia. E mentre nelle piazze — trasformate in tanti forni all'aria aperta — i visitatori hanno assaggiato i tanti pani tipici regionali, produttori e studiosi ne hanno analizzato gli aspetti culturali ed economici.
Tra gli obiettivi del meeting innanzitutto una produzione di qualità e quindi la valorizzazione del prodotto in un momento critico per il settore cerealicolo con attenzione particolare agli impasti acidi ed al rischio di una loro contaminazione da parte dell'ingegneria genetica. Non meno importante dal punto di vista della qualità, il rapporto tra imprenditori agricoli e consumatori, visto come garanzia della produzione attraverso i vari passaggi e lavorazioni nella filiera. Associazione panificatori, Confcommercio e Confederazione agricoltori hanno firmato a Senigallia un protocollo nazionale d'intesa proprio legato alla filiera del pane italiano.
«Dobbiamo portare il pane a diventare prodotto di qualità del «made in Italy», come vino ed olio extravergine d'oliva — afferma il presidente dell'Assipan — avviando una nuova politica di rispetto dei criteri di produzione e commercializzazione del prodotto nella filiera tradizionale». Sono 250 i pani tipici italiani; il primo riconoscimento con identificazione protetta è stato assegnato nel 1997 al pane di Genzano. Altri ora aspirano alla denominazione di origine con il «marchio di qualità».
Ogni anno 68 chili a testa
Il consumo pro capite di pane in Italia è di 68 chili all'anno, quarto posto in Europa dopo Germania, Austria e Danimarca. Nel nostro paese le panetterie sono 25mila, seconde solo alla Francia con 34.500 punti vendita. Tra le varie tipologia più diffuse nelle Marche ed in Emilia il classico filone e la pagnotta seguiti dalle rosette. Il consumo si sta spostando però sempre più verso il prodotto integrale e verso il pane biologico, anche se non mancano elaborazioni con cipolle, noci, uva, fino al formaggio, pancetta ed alghe. Insomma, pane per tutti i gusti.