26.06.2002 | Vino e dintorni

Costanzo: Una filiera per la Falanghina

Un tavolo di concertazione fra produttori vinicoli, istituzioni e Università per creare una filiera della Falanghina, dalla produzione all’ imbottigliamento. Ad avanzare la proposta è Roberto Costanzo, presidente della Camera di commercio beneventana e di Unioncamere Campania, durante Falanghina Felix, la manifestazione svoltasi sabato 22 e domenica 23 giugno a Sant’Agata dei Goti.

Un vino di tradizione antica e dal gusto moderno, che sta vivendo un momento d’oro nel trend dei consumi e che viene apprezzato dagli intenditori: è il prodotto delle uve falanghina, il più diffuso vitigno della Campania. E’ il ritratto che emerge dalla rassegna Falanghina Felix svoltasi sabato 22 e domenica 23 giugno a Sant’Agata dei Goti. «La scelta di Sant’Agata dei Goti come sede della prima rassegna del vino Falanghina campano — sottolinea il presidente della Camera di commercio di Benevento Roberto Costanzo — è nata non solo dalla prestigiosità del luogo, che è un centro storico del Beneventano e area di maggior coltivazione di vigneti a uve falanghina, ma anche perché in questo paese, nel 1976, è stata inaugurata la stagione dell’imbottigliamento del vino prodotto con queste uve». Il 40 per cento dei vini bianchi Doc (a denominazione d’origine controllata) prodotti in Campania è ricavato da uve falanghina. «La Campania è una regione di grande attività vitivinicola — prosegue Costanzo —. Ma la strada per diventare una regione enologica è ancora lunga. Occorre un tavolo di concertazione tra istituzioni, mondo accademico e produttori: un grande sforzo da perseguire per il lancio del settore campano, è il progetto di filiera, ovvero la collaborazione che abbraccia tutte le attività, dalla produzione all’imbottigliamento». Le duemila presenze nella due giorni beneventana dedicata al vino falanghina dimostrano l’attenzione del pubblico verso il vino che forse, con il Falerno amato dagli antichi romani, è il più rappresentativo della Campania. «Puntiamo su di una produzione di qualità — conclude Costanzo — perché la Falanghina è un prodotto che sta affermandosi sempre più fra i consumatori. E la tutela della qualità dev’essere una responsabilità del produttore». La falanghina è un vitigno autoctono che consente una produzione qualitativamente eccellente anche in grandi quantità, come evidenziato da studi accademici. «La qualità del vino — spiega Luigi Moio, ordinario di enologia alla facoltà di Agraria dell’Università di Foggia — dipende soprattutto dalle tecniche produttive, a partire dalla coltivazione delle uve fino ai processi in fase pre e post fermentativa. L’uva falanghina è una delle poche che consente, a forti quantità per ettaro, potenzialità interessanti per il rendimento». E’ indispensabile, dunque, investire sulla produzione di qualità, anche su vasta scala. «In un ambiente di competitività globale — spiega Eugenio Pomarici, professore associato di Marketing dei prodotti agroalimentari della facoltà di Agraria dell’Università Federico II — occorre puntare sul rafforzamento della capacità produttiva». E la falanghina è un vino la cui massa critica consente efficaci operazioni di marketing. «E’ un prodotto — commenta Marco Sabellico, redattore della rivista Gambero Rosso — che cresce nell’interesse non solo del consumo d’elite ma anche della mescita, come nelle enoteche».
Gabriella Calò

FONTE: IL DENARO

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