I terreni, i costi dell’impresa, le zone di produzione: i consigli dell’esperto per una scelta vincente. (Corsera - lavoro)
L Italia - dice Alberto Panont, vicepresidente del Cervim, Centro europeo per la viticoltura di montagna - è tutta una barbatella le piantine della vite, ndr , per dire che ovunque è possibile coltivare la vite. Da un lato zone celebri che sono in via di estinzione come quella di produzione dello Spanna, o del Cirò. Dall altro emergono nuove realtà come Bolgheri o la Franciacorta. Il nuovo scenario deriva dalla crisi al metanolo degli anni 86, 87, quando i produttori si riconvertirono su un prodotto di qualità. Da un lato l aver adottato i cosiddetti cinque vitigni internazionali Chardonnay, Sauvignon, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah ha sacrificato le varietà autoctone. Dall altro proprio la globalizzazione ha elevato il tasso di qualità del vino prodotto e favorito la rinascita dei vitigni autoctoni di cui l Italia con le sue 1000 varietà coltivate, e più di 3000 censite, è ricchissima». La scelta del terreno. La vigna è l elemento base della produzione. E la scelta di dove impiantare le barbatelle è fondamentale. In primo luogo la scelta del territorio che deve essere vocato per terreno e clima. Poi la varietà da impiantare. Ancora, il porta innesto che deve essere adatto al tipo di terreno e al sistema di produzione adottato. «Per aderire meglio a queste scelte - dice Alberto Panont - è opportuno fare riferimento agli studi di zonazione vinicola che sono stati purtroppo eseguiti solo per alcuni terreni. Uno dei gruppi che con più serietà si occupano di zonazione è quello della facoltà di agraria dell Università di Milano diretto dal professor Attilio Scienza, a cui si rivolgono enti pubblici e privati. Dopo tre anni viene prodotto uno studio del territorio preso in esame e una pubblicazione disponibile presso gli enti che lo hanno commissionato».
Che cosa e come acquistare. In viticoltura si acquistano aziende già produttrici con annesse vigne o terreni già vitati. In quanto non è possibile procedere su un terreno che non sia già a vite, se non si è in possesso di particolari permessi che derivano dalle quote di produzione stabilite dall Unione europea per ogni Paese membro. All acquisto si procede attraverso mediatori presenti in zona, oppure con professionisti del settore che non hanno nulla a che fare con il territorio preso in esame, ma ne conoscono le caratteristiche vitivinicole, come agronomi specializzati o enologi che si occupano anche di vigne.
Le regole d’oro. Dove localizzare il vigneto. Poi una buona conoscenza della storia del luogo in relazione ai vini che vi vengono prodotti. Verificare lo stato agronomico generale e scegliere la varietà di vitigno. Determinare il possibile valore in prospettiva del vino prodotto ed effettuare una ricognizione nelle aziende presenti nelle vicinanze.
I costi d’acquisto. Spiega Alberto Panont: «I costi di un terreno sono spesso viziati da una grande domanda di acquisto a fronte di una inesistente offerta. Così in Alto Adige, i prezzi dei terreni a vite sono superiori alla media, in alcuni casi inaccessibili. Mentre si compera ancora bene in Oltrepò. In Toscana dove viene prodotto il Brunello, siamo intorno ai 500 milioni di lire per ettaro, un costo del tutto simile a quello richiesto in Piemonte nella zona del Barolo. Zone accessibili sono quelle del Sud. In altre come il Salento, il Vulture Basilicata è possibile un aumento della superficie vitabile. Altre zone come l Emilia Romagna, l Abruzzo, le Marche hanno grandi possibilità date dagli ottimi terreni, ma frenate dall Unione europea».