23.03.2005 | Eventi

Cibi e sapori nell'Italia antica

"Cibi e sapori nell’Italia antica" è la rassegna nazionale dedicata all’alimentazione nell’antichità promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nei principali Musei Archeologici dell'Emilia Romagna sarà trattato l'affascinante argomento grazie a specifiche mostre ed iniziative che esploreranno le abitudini alimentari dei popoli che hanno abitato i territori dove ciascun Museo ha sede; vediamo nel dettaglio alcune di tali iniziative...

"Una Spina nel Piatto"
Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Dal 18/02/2005 al 11/09/2005
Palazzo Costabili detto di Ludovico il Moro,
Via XX Settembre, 122
Orari: da martedì a domenica 9.00-14.00. Chiuso lunedì
Tariffe: intero Euro 4,00 - ridotto Euro 2,00
Telefono: 0532/66299

Il filo rosso che legava Atene e Spina correva sul mare ed è al mare, alla pesca e al pescato che il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara dedica la mostra “Una Spina nel Piatto”. Un titolo che giocando tra la peculiarità del pesce e il nome dell’antico abitato etrusco-greco introduce il tema principe di questa piccola ma curiosa esposizione, il pesce appunto: sul vasellame esposto troviamo tutti i protagonisti della tavola ittica di 2500 anni fa, scorfani, cefali, orate, rane pescatrici, razze, seppie e calamari, tutti tranne l’anguilla.

La mostra attinge a piene mani dalla letteratura classica, dai testi di Aristofane, Archestrato, Difilo e tanti altri: partendo dai trattati, dalle commedie e dai poemi greci si tenta di ricostruire il rapporto con la pesca e il mare della piccola comunità che abitò questi luoghi tra il V e il IV sec. a.C. Una sezione della mostra è dedicata ai modi per cucinarlo, dai metodi classici, bollito oppure fritto -con Filosseno che sentenzia che bollito non è male ma fritto è meglio-, a quelli più elaborati, al forno, allo spiedo e al cartoccio, condito con pesto o spezie. Un’altra tratta i miti e i tabù collegati ai pesci, talvolta ritenuti sacri e dunque immangiabili, in altri casi imparentati a divinità, come la seppia e Teti, la madre di Achille, o il calamaro e Iride, la messaggera alata.


"Bere e mangiare tra Etruschi, Celti e Romani"
La Valle dell’Idice tra V e I secolo a.C.
Museo Civico Archeologico
“L. Fantini” di Monterenzio (BO)

dal 25 aprile al 31 dicembre 2005
via Idice 180/1 - 40050 Monterenzio (Bo)
ORARI: Sabato e festivi dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Feriali dal 25 aprile al 30 settembre: da martedì a venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00. Feriali dal 1 ottobre al 31 dicembre: aperta su prenotazione.
Giorno di chiusura: lunedì.
Costo biglietto: Euro 3,00 - ridotto Euro 2,00
Prenotazione: obbligatoria per i gruppi telefonando al 347 237.41.58
INFO: tel/fax Museo di Monterenzio 051/92.97.66
e-mail: museomonterenzio@yahoo.it

Lo scavo archeologico nell’insediamento di Monte Bibele e nel nuovo centro di Monterenzio Vecchio ha messo a disposizione nuovi dati sul quadro del cibo vegetale e animale utilizzato dalle comunità di Etruschi e Celti subentrati gli uni agli altri, o convissuti tra loro nei due secoli (IV e III a.C.) in questo settore dell’Appennino Tosco-Emiliano. Ai Celti subentrano i Romani e con questi nuovi occupanti-coloni si affermano abitudini alimentari nuove e diverse dalle precedenti. Studi di archeozoologia e di archeobotanica, condotti dai docenti del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, permettono di abbozzare un quadro che fino ad alcuni anni fa era inimmaginabile. «Bere e mangiare» avvicina al nostro sentire queste popolazioni che 100 generazioni fa vissero e morirono nelle vallate alle spalle di Bologna.


"Convivium" - L'aristocrazia romana a tavola
Domus del Triclinio di Ravenna
dal 5 marzo al 9 ottobre 2005
Chiesa di San Nicolò, Via Rondinelli
Apertura tutti i giorni dalle 10 alle 18,30
Info: 0544/36136-32512

La mostra è il secondo capitolo di un percorso iniziato in San Nicolò con la Domus del Triclinio. L' arte del banchetto e il piacere della vita fra le mura domestiche nell' antica Roma è l' accattivante filo conduttore del nuovo grande evento espositivo proposto nella stessa cornice. Nel mondo classico, l' arte di vivere aveva tanti cultori e il banchetto ne costituiva uno dei momenti centrali. Per gli antichi, era molto di più di un semplice piacere.

Il banchetto era un rito ad un tempo pubblico e privato, che assumeva i caratteri della rappresentazione sacra e di quella profana, denso di significati di distinzione sociale e potere. In quanto rito e festa, lo stare a tavola e i momenti che seguivano la cena erano governati da precise regole e gli anfitrioni curavano i loro banchetti nei minimi particolari, con arredi sontuosi e assicurandosi le prestazioni dei grandi cuochi dell' epoca. L' aristocrazia romana, dunque, in una cornice sempre più ricercata e spettacolare celebrava nella sue Domus i fasti del convivium.

L' evento ravennate racconta tutto questo e, soprattutto, mette in mostra mosaici, arredi, suppellettili, vasellame e altri preziosi reperti giunti appositamente dai più importanti musei archeologici italiani, oltre che da Ravenna. Di straordinaria importanza è il grande pavimento musivo policromo, decorato con il particolare motivo denominato asarotos oikos cioè “pavimento non spazzato”, proveniente da Aquileia. Destinato a decorare una sala triclinare di particolare pregio , il suo effetto trompe l' oeil simulava lo stato del pavimento del termine del banchetto, prima che i servi lo pulissero. Particolare di rilievo, l' asaroton di Aquileia - restaurato a Ravenna – è esposto nel Convivium in anteprima nazionale dopo il ripristino. Questo pavimento musivo – del I secolo a.C. - trova qui nuova luce accanto ad altri d' età pre-imperiale: il mosaico ravennate “dei pugili”, che ora è affiancato da un altro pavimento musivo con il motivo del labirinto, proveniente dalla medesima domus, oltre al celebre “mosaico delle maschere” di Imola.


Mariotti Mirco
axemir@libero.it

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