21.01.2002 | Eventi

C'è «Slow Food» per i buongustai

Anche in Alto Adige c'è una chiocciolina che segna il passo di buongustai e gastronomi. E' il simbolo di Slow Food (...)

La benemerita associazione nata a Bra in Piemonte, che da oltre un decennio si è prefissata lo scopo di riscoprire i sapori perduti della cultura gastronomica italiana e di valorizzarli, per contrapporli, come suggerisce il nome, all'incultura del Fast Food, cioè il mangiare anonimo e frettoloso. Venerdì sera molti dei soci altoatesini di Slow Food hanno affollato il ristorante Zur Rose dello chef Herbert Hintner per una delle cene annuali promossa in collaborazione con due famose case vinicole italiane la Berlucchi e la Rallo. Scopo principale della serata quello di presentare una delle iniziative di maggiore successo dell'associazione che è stata lanciata un paio di anni fa raccogliendo moltissimi consensi: i "Presidi". Con questo termine si indica la volontà di tutelare alcuni prodotti della tradizione contadina e popolare italiana che rischiano di scomparire o comunque sono messi a rischio dall'omologazione dei gusti e dalla difficoltà per piccoli artigiani e coltivatori di continuare a produrli in ragione della scarsa resa economica e il grande impegno che richiedono. Tra una insalata dello splendido cappone di Norozzo e un assaggio della succulenta guancetta di manzo della razza piemontese si è colta l'occasione per parlare anche della situazione locale e di come sviluppare anche in provincia l'iniziativa.
L'anno scorso, in occasione del Salone del Gusto di Torino, letteralmente preso d'assalto da decine di migliaia di visitatori e da migliaia di giornalisti provenienti da tutto il mondo l'Alto Adige non è stato rappresentato neanche da un prodotto nell'area dei Presidi. Segno che in questa terra mancano prodotti da valorizzare e da promuovere se non proprio da salvare? Certo che no: basterebbe ricordare il Graukäse, gli Urpaarlan, alcune rare qualità di mele, gli asparagi, il Bergkäse di Silandro, vari formaggi di alpeggio e molto altro, che fa parte di una microeconomia alpina di nicchia salvata dall'estinzione da pochi contadini e artigiani volenterosi. Si può invece parlare serenamente di un'occasione mancata. "Bisogna procedere con pazienza - ha spiegato Gianni Mantoanello, storico fiduciario di una delle tre condotte di Slow Food presenti in Alto Adige con oltre 500 soci - ci sono numerosi prodotti che meriterebbero una maggiore attenzione, e che seppure rappresentino economicamente delle piccole nicchie di mercato sono particolarmente qualificanti e fanno immagine". Nei giorni scorsi in incontro con Werner Frick, l'assessore al turismo della provincia, si è parlato con interesse della questione anche se si è dovuta constatare la camera di commercio anche quest'anno non avrebbe previsto in bilancio alcun contributo per partecipare al prossimo salone del gusto. "Una dimenticanza cui speriamo si rimedi" ha proseguito Mantoanello. Anche perché più di un esperto altoatesino lo scorso anno si è mangiato le mani dopo aver constatato che l'unica presenza altoatesina alla bellissima manifestazione di Torino è stato il solito Stand dell'associazione di promozione turistica con Speck e poco altro, peraltro graditissimi ma insufficienti raccontare i tanti aspetti della cultura gastronomica altoatesina. Le "condotte" di Slow Food in Altoadige sono tre, ma per informazioni ci si può rivolgere a quella di Bolzano allo 0471 270456. Tra le prossime iniziative già in primavera verranno organizzati i corsi del Master of Food, una specie di laurea in cultura gastronomica con 23 corsi ed esami su tutti gli aspetti del cibo e del vino.

FONTE: ALTO ADIGE

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