02.09.2002 | Vino e dintorni

Bianchi e rossi sul filo del rasoio

Maledizione biblica sulla nostra agricoltura. Più che giustificate, quindi, le preoccupazioni dell'Assoenologi che, dopo un'analisi del territorio, dal Piemonte alla Sicilia, ha sentenziato che la situazione della produzione, in termini di quantità, è sconfortante, con dati che rimandano addirittura allo sfortunato 1957.

Ma la vera battaglia, anche se c'è il problema aggiuntivo di qualche scellerata tentazione a giocare al rialzo sui prezzi, riguarda soprattutto la qualità nel bicchiere per le bottiglie che berremo col millesimo 2002.

E qui le posizioni si fanno più frastagliate. Da un lato stanno i pessimisti ad oltranza. Per loro la situazione complessiva dei bianchi è terribile. Vini magri, con più acqua che zuccheri, e con aromi irrilevanti nella gran parte dei casi. Insomma, dal Friuli, più o meno alle Marche, poco da stare allegri. Si salvano, le vendemmie e i bianchi più tardivi (il Fiano e il Greco in Campania potrebbero strappare qualche sorriso). E poi qualche buon segnale arriva anche dalla Sicilia (che ha dovuto fronteggiare il problema opposto della siccità) dove, anche grazie a un lavoro intelligente in vigna, sembra che i risultati saranno interessanti. Il partito dei pessimisti tira fuori anche la cabala. Dio ci guardi dalla sequenza del "2", è il grido di dolore. E in effetti anche le vendemmie '72 e '92 erano state poco soddisfacenti (l''82 se l'era cavata, lasciando però il testimone di annataccia all'84). Quanto ai rossi è tutto un incrociare le dita e un consultare le previsioni del tempo a lungo termine. Arrivando più tardi a maturazione, con un settembre tutto sole - in fondo era già successo nel '95 - la situazione potrebbe raddrizzarsi. Certo, bisognerà vedere caso per caso e regione per regione. Il Sangiovese (cuore pulsante dei grandi crus toscani) a buccia sottile non sembra poter cantare troppo vittoria con tutta l'acqua che ha preso. Vitigni come l'Aglianico o il Sagrantino di Montefalco potrebbero invece regalare un grande sorriso. E allora, in barba ai pessimisti, forse è molto più serio attendere le evoluzioni del clima, senza inutili disfattismi (in Francia, mai che qualifichino come modesta anche l'annata più fetente, tanto per prendere esempio da un Paese che conosce l'importanza del proprio business di settore). L'evoluzione più probabile è quella di una Italia dove, a macchia di leopardo, emergeranno anche in quest'anno sfavorevole etichette grandissime. Dall'uva acida Oltralpe hanno fatto lo Champagne, da quella ammuffita il Sauternes. Vogliamo sgomentarci proprio noi?

FONTE: IL MESSAGGERO ONLINE

px
px
px
px
px
Web agencyneikos
Entra in MyVinit Chiudi
Email
Password
Mantieni aperta la connessione.
Non sei ancora registrato?