21.02.2002 | Itinerari del Gusto

Benvenuti a Montalcino dove il vino è leggenda

MONTALCINO — Il passo del Lume Spento si chiamava così perché a transitarci di notte, ai tempi dei tempi, non era davvero il caso di farsi tanta pubblicità. Poi i briganti son passati di moda, sono arrivate invece le vigne, le ville, gli agriturismi, i fuoristrada con le targhe padane e tedesche...

Ma il passo del Lume Spento è rimasto lì, a fare il davanzale dell'Apocalisse. La definizione ha una firma illustre, quella di Gabriele D'Annunzio, gli amanti del dettaglio possono trovarla nella Beffa di Buccari. Gli amanti delle apocalissi da gustare a tutto occhio e a pieni polmoni, invece, la possono verificare dal vivo: in certe fredde giornate d'inverno, dai culmini di Montalcino si vede il mondo. Tutto il mondo possibile: la Corsica e la Verna, il Terminillo e le Apuane, il Giglio e l'Abetone, l'Elba e Montepulciano, ccon l'Amiata lì quasi a far da chioccia. Non per nulla, da queste parti gira la voce che il Padreterno, alla fine dei famosi sei giorni, si ritrovò un sacco di cose belle nella gerla, non le aveva ancora scaricate, passò su questi colli e... vuotò il sacco, per l'appunto.
Niente modestia
Alla faccia della modestia. Ma, ad esser sinceri, Montalcino e le sue terre magari ne possono anche fare a meno. Un americano dei nostri giorni, il premio Nobel Saul Bellow, quando con I conti tornano ha voluto raccontare un po' del mondo visto, per parlare di un'Italia defilata dalle solite passerelle ha scelto per l'appunto Montalcino ela sua gente. D'inverno: tra i carbonai — Ilio Raffaelli, sindaco per una vita, è ancora la memoria storica di un paese che al bosco deve tutto, anche il nome, Mons Ilcinus, Monte dei Lecci, oltre a un'economia che il Grande Rosso ha lanciato solo negli ultimi decenni — e i pomeriggi all'osteria.
E da dove cominciare, se non da un corroborante bicchiere di Brunello — benvenuto Brunello, in febbraio: già, con questo freddo... — al Caffè Fiaschetteria Italiana, all'ombra del Palazzo Comunale stretto con la sua torre che pare un dito proteso verso il cielo, di nfaccia alla Fonti Castellane e alle Logge di Piazza, da dove cominciare un giro che non finirà mai di stupire. Tra la Fortezza trecentesca e la millenaria chiesa di San Salvatore, che fu cattedrale per secoli e che all'inizio dell'Ottocento fu «abbellita» (abbellita?) in stile neoclassico; tra la Madonna del Buon Soccorso e la quattrocentesca Sant'Egidio, la «chiesa dei senesi», alleati fin da Montaperti, anche se...
Rinforzi senesi
Anche se i Senesi li aspettavano a gloria, i rinforzi da Montalcino: ma loro arrivarono a cose fatte, e non gli retò che... seppellire i morti. E da allora, per i Senesi, gli Ilcinesi saranno sempre «i beccamorti».
Ma intanto Montalcino s'è fatta bella. Ha messo su nell'ex convento di S. Agostino un Museo civico e diocesano che nel Sistema dei musei senesi, rete di splendidi gioielli di provincia, ha davvero pochi uguali, con il Crocifisso del Giambologna, i dipinti di Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti, le splendide raccolte di sculture sacre in legno e di boccali in maiolica. Contraltare al sacro che diventa pur esso mistico: e allora converrà una visita, fuori città, al Museo del Vetro e del Vino — ci sono bottiglie di Picasso e Dalì accanto a manufatti etruschi ed egizi — racchiuso nei possenti bastioni del duecentesco castello di Poggio alle Mura. Dove la Banfi, che vi ha sede, mantiene una bellissima produzione di aceti balsamici. Dove dicono viaggi indisturbato il fantasma di un tal Ricciardello, spirito impertinente che si presenterebbe, in vesti ora di frate ora di soldato, soprattutto... nelle camere delle signore.
Gemme di bellezza
Testimonial di un Medioevo che intorno a Montalcino ha lasciato gemme di rara bellezza, e per tutte — ancora a sud, verso Castelnuovo dell'Abate e l'Amiata — vale la splednida chiesa di Sant'Antimo, forme romaniche e pietre e marmi bianchi e rosa in mezzo ai quali a orari stabiliti e per le liturgie si leva armonioso e delicato il gregoriano dei monaci agostiniani francesi. O invece, più a nord, nel giro di tutt'altro itinerario, ecco l'Abbadia Ardenga con quel che ne resta, e davvero la Storia chiama a rivedere cicli e corsi. Che rivivono anche nelle tradizioni paesane, il Torneo di apertura delle Cacce e la Sagra del Tordo, tra agosto e ottobre, cortei in costume e gare di bravura con le frecce scoccate dagli archi. Fermate il tempo: a Montalcino non è difficile scendere.
di Paolo Pellegrini

FONTE: LA NAZIONE

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