08.03.2005 | Itinerari del Gusto

Barolo

Queste ottave raccontano una bellissima vacanza nelle langhe. Io e il mio amico marchese ci siamo avventurati in questi luoghi ove abbiamo conosciuto un mondo antico e nuovo...


BAROLO

I

In carne e ossa a Barolo sono stato !
Col Marchese, grande cuore. Una notte,
quasi un lampo, con il dì che n’è nato.
E..Barolo è un paese…anzi no è una botte.
Dalla vigna una botte circondato.
Dentro al legno, come il buio nelle grotte,
Sta dormendo il Nebbiolo cieco e sordo.
Ah..che sogna ? delle Langhe il bel ricordo.


II

Quanto ho riso, solo, dentro un letto
Mentre fuori a due passi dalla stanza
Una vigna ascoltava il mio diletto.
Una verde, amica e dolce danza
Mi serbò la collina quale affetto
Pel mio ridere solingo. Oh desianza
Vò a tornar ove alberga fanciullezza
Vò a morir per obliare l’amarezza.


III

Monforte d’Alba somiglia ai miei paesi.
Di notte lo trovammo ancora desto.
Dormivano i vigneti attorno stesi.
E’ un giardino Felicin nel buio pesto.
Nel mangiare e nel bere fummo presi;
Non so dire chi pagò e prese il resto.
Prigionieri d’una gioia pien di gioia.
Ebbri sì da affrontar felici il boia.


IV

Fu Brezza Giacomo da Barolo
Il volto più sincero del Piemonte.
Fu un sorriso e due baffi bianchi in volo.
In cantina mi schierò pria di fronte
Barbera, Nebbiolo, Langhe e Barolo.
Un, due sorsi, tre quattro e più e dal monte
Delle idee scese il bello, il buono e giusto.
Giù Platone venne pure a mezzo busto.


V

Ma se Brezza m’inebriò Boschis vale
Anche un cenno. Ei fu amico. In vero
Fu Virgilio in Paradiso. In me sale
Ora in petto un cor docile e sincero .
Ei parlò, mi introdusse, fu cordiale
In segreto allo sguardo triste e fiero.
Di castagno un gigante mi mostrò.
Botte ebbra, saggia, santa mi sembrò.


VI

Io e il Marchese a Barolo ci perdemmo.
Egli poi mi raccontò di aver corso
A caccia di Barbera. Discorremmo
Che mi persi di Dolcetto per un sorso.
Nell’abbraccio d’un mattino noi ardemmo
D’una fiamma il cui fuoco è ancora in corso.
Poche ore. Fu un dolcissimo vagare
Tra le strette d’un paese da tornare.


VII

Qui non c’è sbronza, la concia, la pezza,
Qui non alloggia l’ubriaco molesto.
Alle poste veleggia come brezza
Il sorriso d’una ninfa. Né un gesto
Di scostanza, avversione o di freddezza.
Anche l’arma ci parve dire : a presto !
Fummo dunque noi smagati, incantati ?
Meglio dir che a Barolo fummo amati.


VIII

Che val dire, benché in versi, i momenti
Nelle Langhe brillanti d’una gita.
Niente val ricordare i monumenti,
Le prodezze della terra e della vita.
Vale niente seguitar le ore assenti.
Tuttavia dentro l’anima ferita
Sgorga rosso il sangue del Nebbiolo.
Bevo ancora, ancor bevo benché solo.

(foto tratta da Viaggio Creativo)

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