11.11.2002 | Vino e dintorni

Bardolino, oltre alla docg anche marketing

Tutti concordi. La qualità è l’unica strada vincente da perseguire nel settore vinicolo. Questo il concetto forte e ricorrente emerso negli interventi dei relatori al convegno promosso dal Consorzio Tutela vino Bardolino per celebrare il conferimento della Denominazione di origine controllata e garantita (Docg) per il Bardolino Superiore 2001.

È il primo vino rosso di ben quattro regioni (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna) a fregiarsi dell’ambìto riconoscimento e in generale della ventiquattresima Docg italiana. In Veneto, la seconda dopo il Recioto di Soave. «Raggiunto l’apice occorre ora mantenere i livelli d’eccellenza», ha ammonito ad inizio lavori il presidente del consorzio, Giuseppe Degli Albertini, nel ringraziare i produttori che hanno creduto in questo progetto iniziato ancora dieci anni fa. Un successo sottolineato anche da Giorgio Carollo, amministratore unico Veneto agricoltura, e dall’assessore provinciale Alberto Martelletto.
Il convegno si è iniziato con la relazione del direttore di ricerca dell’istituto Cirm, Alessandro Amadori, che ha subito riportato con i piedi per terra l’entusiasmo, per altro più che legittimo, dei produttori del Bardolino Superiore Docg. «Il marchio di qualità è il punto di partenza ma non serve da solo per vendere. Occorre una mirata campagna di marketing considerato che solo un consumatore su dieci conosce i vini di denominazione d’origine controllata e garantita».
«In Italia, dove la tendenza è per un consumo di vino in bottiglia più che sfuso, occorre promuovere la tipicità del prodotto, la sua sinergia con il territorio, il suo essere cultura e turismo. È necessario veicolare il marchio di qualità perché l’istruzione media sul vino è bassa soprattutto fra i giovani che preferiscono la birra», ha sottolineato Amadori ammonendo sulla forte concorrenza in arrivo dall’estero con vini cileni, americani e sudafricani.
«Il canale di vendita più interessante del vino in Italia avviene tramite la grande distribuzione (iper e supermercati) con numeri che superano di gran lunga il 50% a dispetto del 14% venduto nelle enoteche e il 22% nei piccoli esercizi», ha spiegato Natale Mainieri responsabile marketing del gruppo Auchan. «Attenzione però. Se il prodotto non è conosciuto puntare sulla grande distribuzione potrebbe avere un effetto boomerang».
A Paul Betts, giornalista del Financial Times , analizzare il grado di percezione del vino veneto in Inghilterra e Francia, mercati difficili da conquistare ma non insensibili al fascino italiano. Se poi alle mirate strategie di marketing si affianca la fantasia italica può capitare di fare centro. Avvenne con il presidente della Repubblica Giovanni Leone quando regalò alla Regina alcune bottiglie di Brunello di Montalcino. «Fu un vero successo, il vino diventò subito famoso in tutto il Regno». Altro che miliardi spesi in pubblicità.
Stefano Joppi

FONTE: L'ARENA DI VERONA

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