Sono stati scelti subito in prima degustazione tre prodotti dell’Azienda, ''Stravino di Stravino''un gioco di parole che racchiude un blend d’uve Riesling, Incrocio Manzoni, Chardonnay e Sauvignon Blanc. Uve tutte raccolte
tardivamente o fatte appassire su graticci. La prima degustazione è
stata fatta a Roma da Marco in occasione dei
"Top Trentino".
Oltre a questo bianco sempre a Roma sono stati selezionati un
Lagrain e un Vino Santo, nulla a
che vedere con i “Vin Santi” toscani, veramente deliziosi, mentre
oggi entrano in carta il “Rebo”
(incrocio Rebo Rigotti, Merlot x Teroldego) e il
“Polin” un pinot grigio “molto
tipico” con delle bellissime note ramate.
"Avanzi di Cantina", c’è chi li vende noi ce li beviamo. Oggi
avevamo proprio voglia di bere, forse per “crisi di asteneva”
l’ultima weekend non abbiamo fatto nessuna degustazione, visto che
quelli precedenti eravamo alla Città del
Gusto e viaggiavamo con una media di 150 vini a
degustazione la situazione può essere giustificata.
Da bravi veneziani, oculati nello spendere, abbiamo rovistato negli
avanzi di cantina che tanto avanzi per grazia ricevuta non sono
mai, ma un paio di bottiglie, vuoi per vecchie annate, vuoi perché
veramente le abbiamo perse nella nostra cantina, sono arrivate fino
ad oggi.
Gira che ti rigira a parte due bottiglie di sauvignon ungherese
distribuito da antinori, abbiamo trovato un solo “Avanzo di
Cantina”, l’etichetta riporta: “non disperdere nell’ambiente”,
“lotto 9300”, “orvieto classico”, “75 cl.”, “13% vol”. Poi salendo
per l’etichetta troviamo la scritta “Vigna
Tragugnano”, imbottigliato dal viticoltore Sergio Mottura,
Civitella D’Agliano (Vt) Italia.
Fin qui nulla di strano, con Marco quando abbiamo visto l’annata
abbiamo esclamato contemporaneamente « o beviamo un gran vino, o
una schifezza!». L’apriamo, il tappo è tecnicamente perfetto, al
naso non puzza e non sa di ridotto, avviniamo i bicchieri e … qualcosa di meraviglioso, decidiamo immediatamente di abbinarlo ad
un gorgonzola dolce, affianco ci mettiamo un ottimo prosciutto di
Parma, ma il prosciutto non regge, troppo delicato poco grasso, il
gorgonzola si rileva l’abbinamento migliore, anzi va ad esaltare le
caratteristiche del vino.
Non fa barrique o altro legno, nella sua breve storia di passaggio
tra acino e vino questo prodotto vede solo l’acciaio come
contenitore per le fermentazioni, poi la bottiglia che dopo quasi
sei anni dalla vendemmia (parliamo di un’annata
1998) lo ha conservato fino a
pochi minuti fa.
Per nulla terziarizzato, non ha nessun sentore manco remoto di
ridotto, ancora molto floreale con una piccola nota di vegetale. In
bocca ancora molto fresco (non era in frigo), pulito con un bell’impatto
sia gustativo che retrolfattivo.
Buono, bravo Muttura che da una zona come quella dell’alto viterbese
riesce a distinguersi dalla massa proponendo vini buoni che, anche
se “avanzano in cantina” risultano sempre piacevoli, anzi peccato
n’è “avanzata” solo una!!
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Wine Bar Venezia
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