21.09.2001 | Vino e dintorni

Artevite, brindisi d'autore

Montalcino. Non è nuovo l'incontro tra arti figurative e la buona tavola. In settembre, mese del vino e della vendemmia c'è così chi ha pensato di dedicare al vino un vero e proprio itinerario artistico, con l'intento di diffondere una più vasta cultura del buon vivere, una lezione gioiosa improntata al piacere dei sensi.

Non solo il gusto, infatti, ma anche la vista e l'udito coinvolgono lo spettatore nella mostra «Oggetti dell'arte su temi del vino»: una mostra «sonora», nella splendida cornice dell'antico borgo di Camigliano, nei pressi di Montalcino, dove è aperta, fino al 30 settembre, Artevite ovvero artisti internazionali incontrano il vino.
Provenienti dalle più importanti regioni vitivinicole europee ovvero Italia, Francia, Olanda, Germania, Belgio, Austria, Svizzera, Spagna, Portogallo, i trenta autori invitati propongono le loro opere in un coinvolgimento totale delle discipline artistiche: pittura, scultura, fotografia, installazione, video arte, performance.

Un percorso che presenta anche la particolarità di esprimere, al passaggio del visitatore, un suono legato al mondo del vino, diverso per ognuno dei sette ambienti in cui sono collocate le opere, così da dar vita ad una polifonia dove emergono tutte le fasi di produzione: dalla vendemmia rappresentata dal suono di forbici che tagliano, passando per la fermentazione, la svinatura, il travaso, fino al tintinnio cupo delle bottiglie, a quello allegro dei calici, allo scoppiettio dei tappi levati, al più delicato suono dei vini che si versano.
Un'idea indiscutibilmente curiosa in cui le arti figurative hanno una loro ben precisa collocazione a partire dalle raffinate immagini del manifesto, firmate da Sandro Chia, e dell'invito, opera di Vincenzo Reda, che danno rilievo ad un' «arte enologica» in sintonia con i variati colori di bianco paglierino e giallo, di rosato carminio, di rosso rubino.

Un percorso dentro l'oggetto o meglio la creatività dove i significati simbolici ed onirici si vengono ad intrecciare con la realtà del «prodotto» anch'esso, se vogliamo, opera d'arte. Tra questi invitati anche i parmigiani, Marina Burani, Piero Pallone e Marco Terroni.
La Burani prosegue il suo impegno pittorico sul bianco e sul nero, nello specifico caso richiamando il bianco ed il nero dell'uva ed intrecciando nelle due tele ad olio presenti a formare un'unica opera un'immagine oggettiva, filtrata attraverso gli elementi di natura e realizzata secondo un'attenta grafia.

Piero Pallone gioca sui significati dell' anagramma utilizzando la pittura mentre alla natura fa riferimento Marco Terroni, con un'installazione che si muove tra realtà e fantasia, fra gioco e finzione, così da rendere visibili gli aspetti alchemici della narrazione.

FONTE: GAZZETTA DI PARMA

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