I sapori della Tuscia affondano le loro radici nella cucina
etrusca. Quella parte di terra compresa tra il Lazio e l’Umbria, è
riuscita a preservare, e in alcuni casi, a ritrovare una quantità di
prodotti che già venivano coltivati intorno all’89 a.C.
Il percorso gastronomico, organizzato da Tuscia
Expò e dalla Camera di Commercio di
Viterbo, è sicuramente stimolante. Non si può rinunciare ad un
assaggio della Lonza Viterbese avvolta
nella carta paglia e lasciata stagionare per 120 giorni. Come non si può
restare insensibili al magrissimo Lombetto o alla Susianella, ricavata
dall’impasto di fegato, corata e grasso di maiale, tutto rigorosamente
senza conservanti. Raggiungendo i banchetti del formaggio, il pungente
odore delle forme stagionate come il Pecorino del Pastore o quello fresco
della caciotta dolce tutta di latte di pecora, invitano ad una sosta da
affiancare a quella di una degustazione dei doc di questa regione: l’Aleatico
di Gradoli, il Cerveteri o
l’Est,Est,Est di Montefiascone.
Nel tempo alcuni prodotti della terra stavano per sparire se non fosse
stato per una attenta politica agricola e per la sensibilità di alcuni
produttori. Come nel caso dell’aglio rosso di Proceno o dell’Asparago
Canino dal gambo dal colore verde brillante. E forse anche le piccole
lenticchie di Onano non sarebbero più comparse sulle nostre tavole.
L’Isola dei Sapori tra spettacoli e acrobazie di giocolieri sarà anche
l’occasione per vedere chef, provenienti da diversi paesi d’Europa,
incrociare i mestoli per il Premio di Cucina: "Il
Primo di Tuscia in Tavola".
Ufficio Stampa Tuscia Expò
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