Mentre sul salame crudo siamo certi che basta il profumo a conquistare ogni cuore, sul salame cotto dobbiamo dire la verità: potreste amarlo alla follia oppure decidere che non fa per voi. Il motivo è molto semplice: è proprio una specialità piemontese e contadina, il re di un’abitudine tutta nostra, la “merenda sinoira”, la merende che vale per la cena, giocando a carte o a bocce nelle trattorie che stanno scomparendo o sotto un pergolato, in un vecchio ciabòt, un ricovero di campagna dove sfuggire alla calura estiva.
Beh, se non avete mai assaggiato il salame cotto dovete farlo. Poi magari non vi piace perchè per noi ha sapore di casa e di tradizione, ma non tutte le case e le tradizioni sono uguali.
Il salame cotto è nato nelle campagne per conservare nel modo più pratico e gustoso i tagli meno pregiati del maiale. Oggi si usano anche pezzi di carne di pregio macinati sempre grossolanamente, ma il salame cotto resta un salume povero e al tempo stesso ghiottissimo. Realizzato con una ricetta simile a quello crudo, una volta insaccato e legato viene fatto cuocere a lungo. Si serve a fette spesse. Di cosa sa? Di salame cotto, ovviamente, di carne buona, di spezie, in un gioco che invita il palato ad esplorare i sapori di una tradizione.