I sostegni, costituiti da canne, da pali di legno o di
cemento possono svilupparsi con elementi verticali e orizzontali in
modo da formare una sorta di traliccio: si formano i filari e tra questi
riconosciamo le controspalliere, con la vegetazione rivolta verso
l'alto o le cortine dove invece i tralci e le foglie cadono verso il
basso.
I sostegni possono essere utilizzati anche nel caso della coltivazione
della vite ad alberello, ove il vitigno non abbia rami a portamento
eretto.
Gestire un vigneto significa inoltre
scegliere tecniche e tempi delle potature, irrigazioni, concimazioni o
correzioni nella struttura del terreno, diserbi o inerbimenti controllati,
trattamenti di difesa ed epoche delle vendemmie. Abbiamo elencato le
principali operazioni ma molte altre ve ne sono e le scopriremo cammin
facendo: certamente molte variabili influiscono nelle scelte del
viticoltore e l'esperienza aiuta nelle numerose decisioni che incidono
sulla qualità del raccolto.
Dove la vite cresce spontanea o rinselvatichita tende a sostenersi ai
tronchi e poi ai rami degli alberi e ricordo allevamenti tradizionali come
quelli "in unione" all'acero, all'olmo o al salice: la vite
così maritata tende però a subire le malattie che colpiscono i sostegni
vivi e queste sistemazioni sono, tranne alcuni casi, sempre meno
rilevabili. Di certo l'ambiente circostante incide così come la varietà
tipica per ogni specifica zona: in regioni ventose è preferibile allevare
la vite a pergola o con un "tendone", vale a dire con forme a tetto
orizzontale o inclinato.
Il lavoro svolto dalle macchine tende a
prendere il sopravvento perlomeno nelle zone dove è possibile la
meccanizzazione della viticoltura: per tale ragione tendono a venir
meno gli allevamenti della vite che prevedono apparati di difficile
realizzazione.
Oltre alla disposizione per filare semplice o doppio esistono
variazioni come i sistemi a X che prevedono due pali infissi sul
terreno che s'incrociano e si dirigono da parti opposte con fili
paralleli a sostenere la vegetazione disposta su una struttura aperta
in alto: quest'accorgimento è adottato per favorire il lavoro meccanico e
l'illuminazione e in alternativa si possono osservare anche sistemi a Y,
che contengono la vegetazione e limitano gli interventi in verde, o a V.
Già abbiamo ricordato le pergole e i tendoni che hanno un tetto e
vedono i grappoli pendere liberi ma esistono anche forme d'allevamento
a raggiera, con fasci di rami rivolti ortogonalmente o diagonalmente
al senso del filare.
La scelta del sistema d'allevamento condiziona la potatura ma
occorre ricordare che quantità e qualità degli acini per grappolo e degli
stessi grappoli sono influenzati dalla nutrizione e dall'acqua che
la pianta può, in maniera equilibrata, assimilare.
Esistono davvero molti sistemi e ben volentieri soddisferò le
curiosità dei lettori su particolari accorgimenti o modalità che hanno
osservato o di cui hanno sentito parlare nelle varie zone del mondo.
La vite ha solo germogli che danno frutti ma le gemme più vicine al
terreno sono poco o per nulla fertili; sulla parte mediana del tralcio
sono situate le gemme più produttive.
Con la potatura si formano gli speroni, a due gemme,
destinati a dare capi a legno e a sviluppare i tralci per i frutti
dell'anno successivo; gli speroni si distinguono dai capi a frutto,
tralci destinati a portare i grappoli dell'anno. La potatura è utile per
far maturare in fretta le piante giovani e se è vero che un intervento
robusto diminuisce il vigore della pianta, di certo i tralci che restano
sono più robusti: lo scopo è di avere un equilibrio tra produzione e
vegetazione.
La potatura non è sempre necessaria: lasciando senza potatura i
vigneti osserviamo paradossalmente in taluni casi, un aumento della
produzione. Le situazioni ambientali e le varietà differiscono
molto ed è possibile associare il diradamento dei grappoli ad una potatura
minima per raggiungere buoni risultati. Per inciso, con il diradamento, in
alcuni casi come nel moscato bianco è possibile anticipare la maturazione
purché si esegua lo sfoltimento poco dopo la
prechiusura del grappolo.
In generale, con terreni poveri di struttura e viti deboli o vecchie,
è preferibile una potatura povera di gemme. Con varietà vigorose e terreni
fertili è consigliabile una potatura che lasci più di 15-20 gemme
La quantità e la disposizione oltre che lo spessore complessivo della
chioma fogliare è determinante poiché attraverso la fotosintesi la
vite così trasforma l'energia luminosa in energia chimica: le radiazioni
solari sono fondamentali. Sono molteplici gli elementi di cui tener conto:
per mezzo di alcune formule matematiche, come quella di Carbonneau,
si correlano la distanza tra i filari, l'altezza, la larghezza e la
lunghezza della fascia vegetativa e le frequenze di giorni con cielo
sereno o nuvoloso.
Inoltre anche la distanza tra i filari di vite ha rilevanza,
in funzione della latitudine e dell'orientamento del vigneto rispetto
all'andamento dei raggi solari.
Secondo numerosi esperti è proprio la distanza tra i filari a costituire
la variabile fondamentale per aumentare o ridurre la capacità produttiva
di un impianto senza alterare la qualità dell'uva.
Ancora qualche cenno sull'inerbimento del vigneto, vale a dire la
presenza interfilare o sottofilare di specie vegetali quali Lolium
perenne o Trifolium subterraneum. I vantaggi sono: le
limitazioni delle clorosi primaverili e delle erosioni oltre a una
favorita maturazione dell'uva. Gli svantaggi sono: elevata
concorrenza nutrizionale e idrica, presenza di insetti e nematodi dannosi
e possibile agevolazione delle gelate primaverili.
- Lezione precedente:
Caratteristiche dei portinnesti
- Lezione successiva:
Gli interventi
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