Inoltre, raramente i vini
bianchi traggono giovamento dal processo di maturazione che va, invece, ad
intaccare la freschezza e l'aromaticità tipica.
Nei vini bianchi occorre prestare
attenzione alle pratiche che predispongono alle migliori condizioni di
conservazione, pur in considerazione del fatto che in genere si tratta di
vini che non devono perdere le peculiari caratteristiche di freschezza.
Per conferire le caratteristiche di "abboccato" al vino bianco, si
procede, in qualche caso, prima dell'imbottigliamento all'aggiunta di
mosto concentrato, in cui, tra l'altro sono presenti composti naturali che
rallentano i fenomeni d'ossidazione: aggiunta potenzialmente pericolosa
perché i mosti concentrati contengono quantità di polifenoli che possono
modificare il vino e per questo è opportuno prendere precauzioni, in fatto
di temperatura e rischio d'aerazione.
I vini, talora, nascono da "costruzioni
intellettuali" dei produttori ed un esempio è dato dal "vino
novello" con una discreta gamma d'offerte. Il vino novello si può
considerare il vino giovane per antonomasia: si è posto in una nuova
fascia di consumo ed ha caratteristiche particolari; nell'elaborazione del
novello entra in gioco la "macerazione carbonica", effettuata con uva
inizialmente non pigiata che va incontro ad una fermentazione
intracellulare con produzione d'alcol e anidride carbonica.
A questa fermentazione iniziale che si
blocca dopo aver raggiunto 1°-2°, fa seguito una fermentazione secondaria
quindi si modificano le caratteristiche sensoriali, è consumato l'acido
malico e il prodotto guadagna in morbidezza e profumi. E' comunque impresa
non semplice padroneggiare, in un vino appena fatto, la presenza della
componente tannica astringente, l'acidità e il valore del ph, importante
per l'intensità e la tonalità del colore. Inoltre la stabilizzazione del
bitartrato implica l'uso di refrigerazioni piuttosto spinte.
Per quanto riguarda, più in generale, l'affinamento dei vini rossi,
dal termine della fermentazione sino all'imbottigliamento dobbiamo
assistere alla stabilizzazione dei sali dell'acido tartarico e
all'equilibrio di un potenziale redox (ossido-riduttivo) adeguato: occorre
difendere il vino da ossidazioni indesiderate per farne esprimere tutte le
caratteristiche varietali.
L'intervento con robuste disacidificazioni provoca nel vino un trauma
che necessita di qualche tempo prima di essere riassorbito. In altre
parole, il vino appena fatto è ricco d'anidride carbonica ed ha uno stato
redox basso, con il tempo l'anidride carbonica si abbassa mentre aumenta
l'ossigeno e il potenziale elettrico: occorre quindi agire con accortezza
per consentire al vino il miglior decorso possibile e la prima tappa è la
valutazione analitica del prodotto per giungere alla comprensione delle
potenzialità insite in esso.
In tema di conservazione e l'affinamento è logica conseguenza
trattare l'argomento delle barriques e delle botti. La
barrique bordolese ha una capacità di 225 litri ed uno spessore
della doga variabile dai 18 ai 25 mm. (il numero delle doghe varia da 12 a
25 e il numero può influenzare i processi di ossigenazione), la "piece
borgognona" può contenere 228 litri e uno spessore della doga tra i 25 e i
30 mm, mentre le botti, che possono avere forma rotonda o forma ellittica,
possono contenere 400 litri e anche molto di più, come nel caso dei
tini-botte, usati anche per l'invecchiamento di vermut, distillati e
aceto.
Aumentando le dimensioni della botte si
riduce la superficie di contatto con il contenuto e quindi le possibilità
di scambi tra legno e liquido. Nel legno si verificano, da parte
del vino, precipitazioni delle sostanze colloidali instabili del vino e
dal legno sono ceduti composti che dovrebbero conferire caratteristiche
organolettiche e difendere, come nel caso degli ellagitannini, dalle
ossidazioni gli antociani partecipando ai fenomeni di ossido-riduzione e
procedendo al consumo dell'ossigeno disciolto. In questo caso è possibile
aggiungere composti consentiti, a base di tannini, per diminuire il tempo
di contatto nel legno e utilizzare recipienti già tendenzialmente
esausti.
Per la costruzione dei recipienti di legno
vengono utilizzate varie essenze e tra queste ricordiamo il Rovere di
Slavonia, il Rovere del Baltico, il Rovere di Allier, di Tronçais, del
Limousine. L'obiettivo potrebbe essere quello di non usare troppo e male
il legno con il rischio di standardizzare il gusto del vino che deve
conservare caratterizzazione e aromi prevalenti anche se i produttori si
adeguano ai gusti di un mercato che desidera vini morbidi e corposi.
- Lezione precedente:
La vinificazione
- Lezione successiva:
Vini spumanti e vini liquorosi
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