14.06.2004 | Vino e dintorni

Fra storia e leggenda: Chianti Classico Gallo Nero

La nostra storia di oggi inizia nel lontano 1300 da un contenzioso territoriale tra i comuni di Firenze e Siena. Il territorio in contenzioso era la zona chiantigiana e per porre fine a quella guerriglia interminabile i due comuni decisero di affidare la definizione dei propri confini ad una prova tra due cavalieri, uno con i colori di Firenze ed uno con i colori di Siena.

Tale confine sarebbe stato fissato nel punto dove i due cavalieri si fossero incontrati partendo all’alba dalle rispettive città, al canto del gallo. I senesi allevarono e rimpinzarono di cibo il loro gallo bianco, convinti che all’alba questo avrebbe cantato più forte, mentre i fiorentini scelsero un gallo nero che lasciarono quasi completamente a digiuno. Il giorno fatidico, il gallo nero fiorentino, morso dalla fame, spalancò l’ugola e cominciò a cantare prima ancora che il sole fosse sorto, mentre quello bianco, senese, era ancora gonfio di cibo.

Il cavaliere fiorentino, svegliato di buon ora dal suo gallo, si mise subito al galoppo, percorrendo così più strada del suo rivale: quasi tutto il territorio del chianti fu quindi annesso alla repubblica gigliata. Leggenda o meno, la lega del chianti, autentica alleanza militare, creata dalla repubblica fiorentina, per unire le popolazioni dei villaggi chiantigiani in difesa delle loro terre, il cui primo statuto risale al 1384, scelse come emblema il gallo nero in campo oro.

La lega del chianti come alleanza militare durò fino al 1774, quando il Granduca Pietro Leopoldo abolì le “Leghe”, sostituendovi le Comunità.
 

Sono trascorsi esattamente 230 anni e la Lega è risorta nel Chianti Classico, conservando l’antico simbolo del territorio e del suo vino: il galletto nero in campo d’oro.

I “Legati” e le “Dame della Lega del Chianti” hanno come motto “Vita tua vita mea”. Con l’investitura i membri si impegnano a valorizzare il vino Chianti, ad essere buongustai e a compiere almeno una buona azione l’anno.

Questa è la breve storia del "Gallo Nero", la degustazione di ieri racchiude sotto lo stesso emblema tre vini di tre zone diverse, tutte zone storicamente importanti: Greve in Chianti, Radda in Chianti e Castellina in Chianti, nel cuore storico di questa zona di Toscana.

Può sembrare sciocco fare una degustazione di Chianti Classico Gallo Nero di tre località vicine, ma le differenze di territorio sono molte che unite alla lavorazione in cantina rendono questi tre vini al primo impatto abbastanza simili, ma prestando un po’ di attenzione si rilevano tre modi differenti di interpretare il territorio.

Il primo Gallo Nero aperto è stato il Chianti Classico Castello di Querceto, la più storica delle tre, si trova a Greve in Chianti e tra le tre è quella più a nord, dista dalle altre due venticinque chilometri, la sua produzione inizia nel lontano 1897 con la famiglia François.
Castello di Querceto annata 2002, il più tipico dei tre, matura per 10/12 mesi in botte grande.

Il secondo Gallo Nero è stato il Chianti Classico Rocca di Castagnoli, in quel di Gaiole in Chianti, di storia enologica più recente, 1982, ma le sue radici storiche e culturali si basano sul Borgo di Castagnoli (di proprietà dell’azienda) che affondano nel lontano 900.
Rocca di Castagnoli annata 2001, forse quello di taglio più internazionale, con una maturazione un po’ più lunga rispetto agli altri, circa di 15 mesi, parte del vino matura in piccole botti di rovere e tonneaux.

Il terzo Gallo Nero stappato è stato il Chianti Classico Castellare di Castellina, dista solo cinque chilometri ad est da Gaiole, questa azienda nasce nel 1968 dalla fusione di cinque poderi.
Castellare di Castellina annata 2002, sicuramente il più affascinante, matura per 7 mesi in botti di rovere francese da 5 hl e in barriques.

Alla degustazione lo scorso mercoledì non eravamo molti, ma si è rivelata tra le più divertenti, come sempre specifico, questi incontri non sono fatti per assegnare un premio o giudicare un vino confrontandolo con un altro per poi metterli in gara , ma semplicemente si fanno due chiacchiere su questo mondo che molte volte per il consumatore finale risulta un mondo misterioso, quasi impenetrabile.

Nessun vincitore, solo qualche preferenza a “sentor di palato”, c’è chi predilige la tradizionalista su un vino, chi ama prodotti più “moderni”, chi si fa affascinare dai profumi e dai sapori. Questo è il bello di una degustazione, affiancare vini “uguali” ma con stili differenti, come sono differenti i palati di chi degusta.

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