07.03.2008 | Eventi

A Milano e Roma le prime uscite del Barolo 2004

La prima uscita ufficiale per l’attesa annata 2004 del Barolo è avvenuta nella prima metà di febbraio dapprima nelle splendide sale dell’Hotel Westin Palace di Milano, seguita una settimana più tardi da una degustazione all’Hotel Exedra di Roma..

Atipici e, personalmente, criticabili le sedi di queste anteprime, controcorrente rispetto a tutte le più importanti DOCG e DOC italiane che come tradizione scelgono le sedi per le presentazioni delle nuove annate in una località all’interno della regione di produzione.

Avrei trovato decisamente più sensato individuare in Torino o Alba i luoghi dove presentare alla stampa, ma soprattutto agli appassionati, i veri traini ed artefici del mercato, l’annata 2004 del Barolo, senza dubbio la più completa ed equilibrata sotto tutti gli aspetti, dal rapporto tra grado alcolico e acidità, profumo e tannino, delle vendemmie di questo secolo.

Al contrario si è data precedenza al “mercato”, privilegiando le piazze che teoricamente potrebbero assorbire la maggior parte dell’offerta di questo vino, scelta credo caldeggiata e voluta anche dai produttori, scettici, a ragione o torto, di fronte al bacino di consumatori della loro terra d’origini.

Una quindicina le aziende che hanno raccolto l’invito posto da GoWine, organizzatore degli eventi, tutte in grado di offrire al folto pubblico presente vini qualitativamente di primo piano, affiancando qua e là al “Re Barolo” gli altri loro prodotti. Al di là dell’ovvia precocità e giovinezza dei vini in assaggio, nel complesso è rilevare un netto ritorno a privilegiare le caratteristiche e tipicità dell’uva nebbiolo, il suo frutto e il suo tannino, a scapito dell’eccessiva morbidezza e dolcezza, quasi “vanigliati”, regalati da un uso esagerato di barrique nuove, molto tostate, che sono state sostituite dal ritorno all’utilizzo di botti di medie-gradi dimensioni (15-30 ettolitri) in grado di far maturare il vino in maniera più lenta ed equilibrata.

A fronte di un’annata 2004, dotata di grandi potenzialità associata tra l’altro a ottime disponibilità del prodotto in termini di ettolitri prodotti, la scelta si rivelerà senza dubbio molto azzeccata e vincente in un mercato nazionale ed internazionale ancora troppo condizionato dalla ricerca di vini morbidi, di pronta beva, con un’impronta troppo simile tra di loro, a forte scapito delle differenze che si devono rilevare tra una denominazione e l’altra, tra una regione di produzione e l’altra, fino ad arrivare alle diverse caratteristiche tra un vigneto “cru” e un altro.

Queste differenze si riscontrano in maniera abbastanza marcata nell’area di produzione del Barolo, a cominciare dai comuni di produzione, con la morbidezza e finezza di La Morra e Barolo, alla potenza di Monforte d’Alba fino alla ruvidità e longevità di Serralunga d’Alba.

I produttori

Bric Cenciurio - Barolo
L’azienda gestita da Carlo e Fiorella Sacchetto, che si avvalgono della passione e dell’operato dei nipoti Alessandro ed Alberto, affiancati dalle mani e dai consigli esperti dell’enologo Gianfranco Cordero, hanno presentato una delle migliori espressioni fin qui prodotte del Barolo Coste di Rose dal tradizionale sentore di rosa e piccoli frutti rossi, supportato da un buon corpo, discreta acidità e tannini ancora leggermente ruvidi che però ne garantiscono già ora una buona beva.


Enzo Boglietti – La Morra
L’azienda dei fratelli Enzo e Gianni Boglietti, il primo dedito alla conduzione della cantina mentre il secondo più propenso ai lavori in vigna, si è recentemente allargata con la costruzione della nuova cantina in località Fontane di La Morra. Uno dei primi vini assemblati nella nuova azienda è stato proprio il Barolo Arione, al suo esordio con l’annata 2004, da un vigneto di Serralunga d’Alba ai confini con Roddino, dal colore rubino scarico, già morbido e soddisfacente in bocca. Molto più complesso ovviamente il Barolo Brunate, dal colore rubino acceso, molto intenso al naso ed in bocca, dove i sentori di legno non prevaricano però sul frutto, nonostante 15 mesi di affinamento in barrique ed altrettanti in botti da 15-50 hl, con un tannino dolce e una buona acidità.


Vigna Rionda di Massolino f.lli - Serralunga d’Alba
Reduce da un unico Barolo 2003, frutto dell’assemblaggio dei vari vigneti di proprietà, l’azienda torna a proporre tutti i suoi cru, mettendoli in commercio però soltanto dopo l’estate. Pronto alla commercializzazione invece la versione “base”, vinificato in botti da 45-50 hl, ancora chiuso al naso ma di buon impatto in bocca, dove predominano la freschezza e la discreta morbidezza. Il Barolo Margheria, nato dopo una vinificazione di quasi un mese, conferma la tradizionale nota speziata e la notevole tannicità ben supportata da acidità e grado alcolico che ne garantiranno longevità, alla pari del Barolo Parafada, dove sono però più presenti le note vanigliate del legno che lo rendono meno austero al palato.


Gianfranco Alessandria - Monforte d'Alba
Macerazione sulle bucce che non superano la settimana per il Barolo 2004 di questa azienda, in modo da estrarre i tempi brevi tutto il potenziale del nebbiolo vitato a Monforte, che presenta aromi tipici di rosa e viola, un buon equilibrio in bocca, sicuramente meno complessità rispetto al Barolo San Giovanni, di notevole struttura e complessità, che palesa fin dal primo sorso l’eccessiva giovinezza.


Alario Claudio - Diano d'Alba
Anche in questo caso i Baroli proposti erano un paio: il nuovo Barolo Sorano da vigneti in Serralunga d’Alba, e lo “storico” Barolo Riva da vigneti in Verduno di quasi 50 anni, entrambi dotati di un tannino deciso dopo i 24 mesi trascorsi in barrique nuove o di secondo passaggio ed un ulteriore anno in botti di rovere di grandi dimensioni.


Germano Ettore
- Serralunga d’Alba
L’azienda guidata da Sergio Germano, che non disdegna di produrre ottimi vini bianchi utilizzando vitigni atipici per la zona di produzione, come il riesling, ha presentato il Barolo Serralunga, prodotto di base, ancora abbastanza chiuso nel profumo come nel gusto, caratteristiche amplificate nel top della gamma dei vini, il Barolo Ceretta, nato da una macerazione sulle bucce di quasi un mese e l’utilizzo della tecnica del “délastage”, tecnica che permette di ottimizzare gli scambi tra la parte liquida e quella solida nel corso della macerazione: poco dopo la formazione del cappello, si svuota la botte in acciaio, aerando bene il mosto-vino e spostandolo in un altro contenitore; il cappello delle vinacce arrivato in fondo al serbatoio entra in contatto con delle sbarre in acciaio spaccandosi in più parti. Dopodiché si reimmette il mosto-vino originario, permettendo al cappello di risalire garantendo un’ottimale estrazione-ossigenazione del mosto-vino.


Le Strette – Novello
Primo decennio di produzione per l’azienda dei fratelli Daniele, dove hanno potuto mettere a rutto l’esperienza passata in veste di consulenti enologici per diverse realtà produttive. Il loro Barolo Bergeisa, piccolo cru del comune di Barolo, frutto di 21 giorni di macerazione e affinato in barrique, per circa 40% nuove, ha un profumo floreale e in bocca presenta dei tannini morbidi, piacevoli, più evoluti rispetto al Barolo Bergera-Pezzole di Novello, leggermente vanigliato al naso ma più complesso e persistente al palato.


Marchesi di Barolo – Barolo
Della grande azienda fondata commendator Emilio Pietro Abbona agli inizi del ‘900, è stato presentato il Barolo Cannubi, affinato parte per circa due anni in botti di rovere di Slavonia e di rovere francese da 30 e 35 ettolitri e parte per 12 mesi in piccoli fusti da 225 litri di rovere francese prima di essere assemblato per l’imbottigliamento, dal colore rubino acceso, dotato di una buona dose di tannino e acidità.


Schiavenza - Serralunga d'Alba
A conferma della durezza e longevità dei vini prodotti a Serralunga, l’azienda Cascina Schiavenza ha preferito lasciare maturare il vino qualche mese in più rispetto agli obblighi di legge. Luciano Pira ha quindi proposto in degustazione dei campioni prelevati dalle vasche in acciaio dove si sta effettuando l’assemblaggio in vista dell’imbottigliamento previsto per luglio: il Barolo Broglio, elegante e abbastanza equilibrato, l’opposto rispetto alla durezza e alla buona dose di acidità del Barolo Prapò, uno dei vigneti che meglio comprende le caratteristiche dei vini di questo territorio.


Mauro Veglio - La Morra

Ampia e ben variegata la gamma di vini proposti anche in questa circostanza da Mauro Veglio, tra i più affinati e pronti alla commercializzazione del lotto: il Barolo Gattera, dal profumo fresco, quasi mentolato, si conferma il più pronto alla beva dei cru prodotti. Il Barolo Vigneto Arborina, dal vigneto adiacente all’azienda, è caratterizzato dal netto profumo di piccoli frutti rossi e dalla delicatezza in bocca. La potenza dei tannini, associata a profumi di frutta matura e liquirizia, contraddistingue il Barolo Castelletto, l’unico prodotto da un vigneto di Monforte d’Alba. Anche in questa versione del Barolo Rocche dell’Annunziata, esteso e famoso cru di La Morra, è netto il profumo di rosa selvatica, unito al buon equilibrio tra tannino, acidità e alcool regalato dall’attenta vinificazione ed affinamento in barrique.


In entrambe le occasioni è stata data anche ai produttori di Barbaresco di presentare l’annata 2005, l’ultima in commercio. Poche purtroppo le aziende presenti, in grado però di anticipare in maniera abbastanza esauriente con una buona qualità del prodotto le sue caratteristiche.

Ne è scaturito un giudizio positivo, con un buon frutto, alcool abbastanza contenuto, maggior finezza ed eleganza rispetto al 2004. La pioggia caduta a metà vendemmia sarà probabilmente l’arbitro per il giudizio sui singoli produttori, premiando sicuramente chi ha lavorato con maggior accortezza e celerità, riuscendo a preservare il buon andamento climatico della stagione, un buon equilibrio tra il calore estivo e l’umidità delle piogge, cadute con maggior intensità rispetto al 2004.

Tra i presenti, da segnalare Bruno Rocca di Barbaresco con il suo cru Rabaià, che conferma la tendenza del territorio a “sgravare” il vino dagli eccessivi sapori vanigliati a vantaggio del frutto. Conferma il costante trend qualitativo Ressia Fabrizio di Neive, reduce da un ottimo 2004, anche l’ultima versione del Barbaresco Canova, affinato parte in tonneau e parte in botti da 15 hl, sebbene da poche settimane in bottiglia si rivela elegante, di buona struttura e persistenza in bocca.

Colore scarico ma una buona dose di tannino e nervatura nervosa infine per il Barbaresco 2005 di Cecilia Monte, giovane produttrice di Neive.

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