La Val Trebbia è forse la più
bella naturalisticamente parlando. Partendo
da Piacenza la si inizia a percorrere andando verso sud e
puntando decisamente verso l’Appennino. Si inizia subito ad
avvertire un senso di ritorno al passato.
Le case spariscono, il verde si fa sempre più a perdita d’occhio.
Un castello, quello di Rivalta,
segna il passaggio dalla pianura alla collina.
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E’ eretto su una riva del fiume Trebbia
- nella foto - (alta appunto) e da lì domina la pianura. E’ da
queste parti che i romani “le presero” da Annibale e si rifugiarono
nella città di Piacenza.
Dopo Rivalta, rimanendo sulla destra del Trebbia, si passa nel
verde. Si vedono già le viti, presagio di una cena a base di uno dei
vini più famosi di queste parti, il
Gutturnio. Questo vino, il cui nome deriva da una coppa
romana, il Gutturnium, utilizzata ai tempi dei romani,
è a base di Barbera e Bonarda (Croatina).
Ricordo che l’uva Barbera è diffusa soprattutto in Emilia, in
Piemonte ed anche in Lombardia. Si passa vicino al Trebbia ed il suo
greto è affascinante: acqua verde, sassi bianchi, si allarga e si
stringe, lo si passa più volte ed i suoi ponti lasciano vedere la
pianura in lontananza e la collina o meglio sempre più la vera
montagna in arrivo.
La vista verso l’alto non è disturbata da case o costruzioni
dell’uomo, ma è deliziata solo dagli alberi e dalle curve delle
colline. Sembra di essere tornati in quel film, “Non ci resta che
piangere”, perché ci si immedesima nei pellegrini diretti a Roma e
si pensa a come dovevano attraversare questa valle nei tempi
antichi. Ed così anche gli abati di Bobbio, nostra prossima
destinazione, dell’abbazia di San Colombano.
Da Bobbio si attraversa il Trebbia tramite il bellissimo ponte gobbo
o del diavolo. Ancora oggi si può provare l’emozione di rifare quel
passaggio, solo a piedi per fortuna.
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Noi si dorme all’albergo
Filietto, a 600 metri di altezza, prima di arrivare a
Bobbio si va verso la costa di Mezzano Scotti, indicato da un
cartello della strada dei vino e dei sapori tipici dei colli
piacentini (ottimo presagio!). Tra l’altro è molto economico ed
essenziale così da lasciarci concentrare meglio sulla vista e sul
silenzio che si godono qui. Lo si può definire un balcone d’Italia.
La famiglia che ci accoglie è anche produttrice di vini. Produce,
oltre al Gutturnio (fermo e frizzante) ed al Trebbianino, un ottimo
Sampagnino. Il nome potrebbe
lasciar pensare ad una storpiatura del francese, ma il fatto è
voluto. Infatti riporta il nome che storicamente da queste parti si
dava allo spumante fatto con le uve bianche locali, tra cui la
malvasia e l’ortrugo. Con l’aggiunta del pinot nero gli si vuole
dare un po’ di struttura ed ecco un ottimo spumante molto floreale e
con un ottimo perlage. Sono soci storici della FISAR già dall’82. La
sera scendiamo a Bobbio per mangiare alla
Trattoria S. Nicola mentre
ceniamo fuori lampeggia ma non sentiamo il rumore della pioggia
perché i muri del ristorante sono quelli di una volta.
Il servizio del vino prevede la possibilità “a bicchiere” e
così assaggiamo un ottimo Gutturnio
un po’ barricato.
Le pietanze sono ottime e tipiche. |
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La mattina decidiamo di sconfinare nella vallata vicina, la
val Nure, dal passo del
Marcatello a 1.053 metri. Ma prima vediamo
Marsaglia con il bellissimo abitato di
Brugnatella (nella foto sopra)
da dove c’è un bellissimo panorama sul fiume Trebbia con tanto di
capre selvatiche.
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La vallata vicina è meno caratteristica e più montana.
Arriviamo a Bèttola
(famosa per le sue 33 osterie di un tempo) e ci fermiamo a
mangiare all’Antica
Locanda 2 spade dopo aver visto una fiera di
cavalli di montagna molto caratteristica. Beviamo il
“solito” Gutturnio frizzante assieme a salumi con la “torta
fritta” fatta secondo una ricetta “segreta” del ristorante,
i Pisarei e fasoi ed anche delle ottime “caramelle” ripiene
di ricotta (una sorta di ravioli caserecci). |
Forse il posto dove abbiamo mangiato più deliziosamente. C’è poi
Ponte dell’Olio chiamato così
non per l’olio alimentare ma per il petrolio. Infatti si estraeva
già nel 1700. Ci sono anche le fornaci romane per i mattoni. Tutta
la valle era estrattiva. Il nome di un altro paese è
Ferriere.
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La vallata più ad ovest, invece, è la Val
Tidone (ed anche la val Luretta)
dove si trovano bellissimi castelli tra i quali la bellissima
Rocca d’Olgisio a
Pianello Val Tidone, un vero e
proprio complesso fortificato, una piccola cittadella. All’interno
un bellissimo prato da il benvenuto ai visitatori. Sopra l’ingresso
c’è addirittura un
Bed and Breakfast per chi non
ha paura dei fantasmi….
Verso il ritorno a sud est di Piacenza si trova la valle d’Arda con
Castell’Arquato dove è
possibile visitare il centro storico ed immergersi nello stupendo
dedalo di viuzze. Sulla sommità della collina (perché appunto il
paese si trova su un colle) c’è la rocca, bellissima.
Ma più interessante ancora sono tutte le zone intorno, tra cui
Veleia, dove si possono vedere i
resti del mare che “ricopriva” tutta la pianura padana ed in questi
posti ci sono i fossili addirittura di balenottere. Infatti il mare
ritirandosi ha formato 5 milioni di anni fa una serie di laghi dove
sono rimasti intrappolati moltissimi animali, come anche sopra
Vicenza e Verona.
Per chi voglia ulteriori notizie, consigli, riferimenti ed altro,
può contattare via email l’ Enovago
Pierfrancesco (pmarvulli@gmail.com)
che sarà felicissimo di rispondervi.
Saluti!
Link utili:
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Alessandro Maurilli. Giornalista,
toscanaccio purosangue
cresciuto tra i filari del nonno
dove tra una puntura di ape nel periodo della vendemmia
e un acquazzone improvviso a primavera ha scoperto fin
da piccolo la passione per il vino.
Email:
enovago@vinit.net
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