Greci, Longobardi, Goti, Bizantini, Turchi e
Romani. Questa terra di frontiera fu crocevia di tante culture,
lingue e religioni. Così il Salento offre ai suoi visitatori lo
spettacolo dei suoi tesori storici, artistici e naturali; non ci
sono segreti e tutte le testimonianze di ciò che è stato in questa
terra, di ciò che l'uomo ha costruito e che l'uomo produce con la
passione e la dedizione di chi ama il proprio territorio è sotto gli
occhi di tutti.
Il Salento offre all'uomo anche la possibilità di creare tesori che
ne arricchischino il patrimonio storico e artistico: prodotti di
pregio che danno lustro e visibilità. E' di oro che parliamo, oro
verde come l'olio d'oliva e oro nero come il vino delle uve più
tipiche di questa terra.
L’olivocoltura, le cui origini
si perdono fino ai tempi dei Romani e prima ancora dei Messapi, ha
trovato nel terreno arido e roccioso del Salento un perfetto tutore;
gli arbusti ormai plurisecolari palesano la loro vittoria sul tempo
con le loro forme ricurve e contorte, i tronchi compositi e ampi si
snodano fino alle rigogliose fronde osteggiando salute.
La storica opera dei monaci “Basiliani” ha contribuito
all’estensione delle terre olivate a scapito della macchia
mediterranea, fino a raggiungere nel Salento il 40% della superficie
agraria e forestale del mezzogiorno; così oggi in Puglia le grandi
coltivazioni di olivi (oltre 50 milioni di alberi) pongono questa
regione al vertice della produzione
nazionale di olio (ben oltre le 200.000 tonnellate)
sfiorando quasi il 10% di quella mondiale,
dove l'Italia è seconda solo alla Spagna.
Nel Salento il riconoscimento Dop (Denominazione d''Origine
Protetta) è stato assegnato all'olio prodotto nella zona di Lecce e
del Basso Salento e prende il nome di Terra
D'Otranto. Questo tipo di olio è costituito
prevalentemente da due tipi di olive:
Cellina di Nardò o Saracena e
Ogliarola leccese o salentina.
Artigiani olivicoli di marcata professionalità realizzano prodotti
eccellenti e ci regalano gioielli gustativi di grande pregio: icona
fedele e massima espressione quale l’olio extravergine d’oliva
salentino di qualità superiore. Parliamo delle aziende agricole:
Caposella,
Giorgio Conte,
Vaglio Massa,
Maria Rosa Merico con il notevole “Piana
degli Ulivi” (ottenuto con metodo tradizionale a presse)
e Franco Tamborino Frisari con
la sua Dop “Corte de’ Droso”.
La viticoltura può vantare una
storia altrettanto rappresentativa ed il terreno calcareo alternato
a sedimenti rocciosi rende la vite particolarmente forte e ricca di
elementi, culla ideale per le uve nere. Il clima temperato, il sole
e lo scirocco, alito costante del Salento, conferiscono un corpo
straordinario al frutto stesso.
Il recente boom del Primitivo di Manduria ormai conosciuto in tutto
il mondo come Zifandel è solo la punta di iceberg produttivo ai
massimi livelli. Oggi, infatti, la Puglia è la
regione d'Italia con la più alta produzione
vitivinicola e il Salento contribuisce notevolmente con i
numerosi viticultori presenti sul territorio. Per molti anni si è
puntato più alla quantità che alla qualità del prodotto, ma la
Puglia non poteva non seguire la recente evoluzione enologica
italiana.
Ai grandi investimenti per ammodernare le tecnologie di cantina e i
reparti di imbottigliamento è seguita la valorizzazione dei molti
vitigni autoctoni: negroamaro, malvasia nera, primitivo. Il Salento
può vantare oggi ben 8 vini a denominazione
di origine controllata (D.O.C.) quali:
Alezio,
Copertino, Galatina,
Leverano,
Matino,
Nardo', Salice Salentino,
Squinzano ed il mitico
Primitivo di Manduria.
Ma la produzione salentina annovera centinaia di migliaia di litri
di produzione propria, non scevri dal gusto e dalla raffinatezza dei
”cugini titolati”. Comunque il Salento è la regione del
Negro Amaro, il vitigno più diffuso
e antico dal quale si ricavano tra i migliori rossi e rosati
d’Italia, tanto da essere impiegato per la ”correzione” di vini
extra regionali, conosciuti anche all’estero.
L’Aleatico è un altro importante
vitigno salentino dal quale si ricava un vino molto dolce,
liquoroso, un vino da meditazione. Tuttavia, la propensione a
privilegiare i vini da tavola sta portando ad un rapido declino
dell’Aleatico, al punto che solo pochi estimatori continuano a
dedicarsi a questo tipo di uve.
La Malvasia Nera, la
Malvasia Bianca e le
uve da Primitivo, concludono questa
rapida carrellata dei vitigni salentini dai quali si ricava quello
che a buon diritto può definirsi il nettare degli dei. Tra i
produttori ci sono numerose cantine conosciute a livello nazionale
ed internazionale, che hanno ricevuto negli anni riconoscimenti e
premi per la qualità e la bontà del vino prodotto, fra cui
Leone De Castris,
Conti Zecca,
Candido, Masseria Monaci,
Antica Masseria Del Sigillo, a
cui si aggiungono numerose cantine più o meno giovani, ma che si
stanno facendo apprezzare nel panorama nazionale del vino di
qualità.
Fra tutti vogliamo citare due vini che rappresentano il territorio
del Salento enfatizzandone l’immagine di qualità e tipicità: il “Nero”
di Conti Zecca ed il “Cappello
di Prete” di Candido. Il "Nero" è una Igt Salento Rosso nato dal
matrimonio tra Negro Amaro e Cabernet Sauvignon, pluridecorato negli
anni e punta di diamante dell’enologia pugliese e nazionale.
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Il colore è rosso
rubino intenso aggraziato da lievi riflessi granati e
all’olfatto presenta frutti a bacca rossa e spezie, con
sentori di vaniglia, liquirizia e cuoio; al palato
risulta morbido ed equilibrato, i tannini sono maturi in
una struttura robusta dal corpo ricco e caratterizzata
da una lunga persistenza.
Il Cappello di Prete è invece un
Negro Amaro in purezza, frutto della tenacia e del talento della
famiglia Candido che da tre generazioni rappresenta lo stile di
ricerca del miglioramento continuo, una famiglia appassionata e
nostalgica che tra l'altro conserva la tradizione dell'Aleatico con
un prodotto di assoluto valore. Ma il Cappello di Prete è una perla
nel panorama vinicolo per il suo altissimo rapporto qualità/prezzo. |
Appare di un intenso colore rosso rubino, limpido e fitto; aroma
ricco e variegato dominato dal sottobosco ed arricchito da note
speziate fra cui distinguiamo il pepe nero e la liquirizia, una
complessità fresca e seducente. In bocca è piacevole, la forza dei
tannini è in perfetto equilibrio con la componente acida,
regalandoci sorsate di fine tessitura che deglutite permangono e
ritornano per via retronasale invitandoci a sorseggiare ancora; il
fondo amarognolo tipico dell’uvaggio risente in modo straordinario
della dolcezza propria di un passaggio in legno apprezzabile che
conferisce ancora regalità ad un vino alla portata di tutti.
Bravi.
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Riccardo Brandi
rbrandi@mail.tim.it |