Secondo gli studi del CNR di Pozzuoli le bucce del pomodoro potranno essere utilizzate per realizzare shopper biodegradabili. La dottoressa Barbara Nicolaus: “Una scoperta che limita i danni ambientali”. Chi l'ha detto che solo il maleodorante e sporco petrolio può creare materiali così funzionali come la plastica? Oggi anche il pomodoro può farlo mettendo in pericolo il suo monopolio... |
Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Istituto di chimica
Biomolecolare del Consiglio Nazionale delle
Ricerche di Pozzuoli, diretto dalla dottoressa
Barbara Nicolaus, in collaborazione
con l’Istituto di Chimica e Tecnologie dei Polimeri del CNR di
Pozzuoli e con l’Istituto di Biochimica delle Proteine del CNR di
Napoli. “Il progetto infatti è partito in contatto con le aziende e c’è stato subito un forte interesse sia da parte degli industriali conservieri sia da quelli che producono polimeri - spiega la Dottoressa Barbara Nicolaus - Siamo ancora in fase sperimentale, tutto è stato fatto con dei piccoli prototipi di laboratorio, ma le industrie locali intendono mettere a punto la tecnologia anche se ci vorrà almeno un anno per definire la validità economica dell’operazione”. Un’operazione che creerebbe nuovi posti di lavoro, risolverebbe i problemi legati all’eliminazione degli scarti dell’industria conserviera, alla riduzione di costi, al miglioramento del sistema di raccolta e soprattutto allo smaltimento dei rifiuti o dei residui invenduti. Sacchetti al pomodoro o buste di plastica? Come se non bastasse i cittadini si troveranno davanti a uno dei tanti bivi economico-ambientali che li assillano quotidianamente. “Vista l’elevata sensibilizzazione sull’ambiente
il cittadino sceglierebbe le buste al pomodoro, ma ovviamente tutto
questo dipenderebbe dal prezzo - continua la ricercatrice del CNR -
Sebbene al momento non sappiamo quanto si potrà produrre, noi non
pensiamo assolutamente alla produzione di sacchetti che non
soddisferebbero neanche l’un per mille della popolazione. In realtà
vogliamo creare film per la protezione agricola, ovvero le pellicole
che ricoprono le serre e che gli agricoltori bruciano causando danni
ambientali”. Una significativa iniziativa che limiterebbe
l’inquinamento in Campania sotterrata ormai dai cumuli di
immondizia. L’ortaggio emigrato dall’America non sarà soltanto
l’ingrediente della dieta mediterranea, ma anche l’ambasciatore di
una nuova politica ambientale partita da Napoli per diffondersi
all’estero visto l’interesse di alcuni distretti conservieri
stranieri. “Il vero successo di questo lavoro è legato al pomodoro -
conclude la Nicolaus - un prodotto unico che si lavora in tutto il
mondo”. |