Dai musei che
testimoniano la secolare civiltà contadina a quelli di arte sacra,
fino a giungere a musei davvero curiosi e singolari come il museo
del giocattolo povero e il museo letterario.
Il Museo Naturalistico degli Alburni
Una sorprendente mostra della fauna italiana ed europea. Un museo,
ma anche un centro di ricerca, promotore di attività didattiche in
campo naturalistico e scientifico. È il Museo Naturalistico degli
Alburni di Corleto Monforte, piccolo centro nel cuore dei Monti
Alburni.
È nato nel 1997 dalla raccolta privata del dottor
Camillo Pignataro, direttore
scientifico del museo e presidente dell’Associazione “Il Passero del
Borgo Antico” che lo gestisce. Incluso nella rete dei musei minori
della Regione Campania, collabora con altre importanti istituzioni
come il Museo Regionale di Torino.
“Gli animali qui conservati – sottolinea Pignataro – non sono
semplicemente imbalsamati, ma naturalizzati, ovvero ricomposti nella
loro normale posizione di riposo”. Circa 60 specie di mammiferi
esposti, ma soprattutto una rassegna pressoché completa della fauna
ornitologica europea: “Abbiamo qui rappresentate – spiega Pignataro
– oltre 1200 specie di uccelli europei, esemplari di specie
stanziali, migratorie e accidentali, ossia quelli avvistati non più
di dieci volte”.
Non mancano esemplari tipici del Parco Nazionale del Cilento e Vallo
di Diano: uccelli rapaci, lupi, volpi, cinghiali e la lontra,
animale simbolo del Parco. Animali esposti all’interno delle cinque
sale del museo che è anche centro di raccolta di migliaia di specie
di invertebrati: “Oltre 20.000 – conclude Pignataro – tra insetti
(coleotteri, lepidotteri, ortotteri), aracnidi e crostacei del
Mediterraneo. Inoltre è presente una ricostruzione sintetica in
resina degli anfibi e dei rettili italiani”.
Info: tel. 0828 964296
Le erbe e le antiche coltivazioni del Parco
Un museo, ma anche un centro studi sulla flora tipica del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. È il Museo delle Erbe di
Teggiano, dove sono raccolte e classificate numerose varietà di erbe
che avevano nella tradizione locale molteplici utilizzi. Le erbe
nell’uso domestico, adoperate per tingere, deodorare o preparare
pietanze. Le erbe per la medicina popolare, una volta usate dal
contadino per curare i malanni propri e dei suoi animali. E le erbe
impiegate nella magia, negli antichi filtri e fatture. Interessante
è poi la sezione dedicata all’etnobotanica con la ricostruzione di
una spezieria medievale in cui, oltre alle spezie, sono esposti gli
attrezzi di lavoro e i recipienti dello speziale. Il museo funge
anche da banca semi di molte varietà e specie di piante cerealicole
e ortofrutticole presenti nelle antiche coltivazioni locali.
E la salvaguardia di queste antiche coltivazioni è alla base della
creazione anche del Museo vivente della Valle delle Orchidee e delle
antiche coltivazioni di Sassano, altro centro del Vallo di Diano.
Qui sono inoltre catalogate le circa 70 specie di orchidee naturali
presenti sul territorio locale. E al museo è associato un percorso
ecomuseale lungo la cosiddetta Valle delle Orchidee per ammirare le
varietà di queste piante nel loro ambiente naturale.
Due musei – sottolinea Nicola Di Novella,
ideatore e direttore di entrambe le strutture museali – concepiti
non come spazi contemplativi. Sono infatti laboratori di studio,
ricerca e recupero di antiche coltivazioni e di varietà botaniche a
rischio di estinzione”.
Info: Museo delle erbe di Teggiano
tel. 0975 79600; Museo vivente della Valle delle Orchidee e delle
antiche coltivazioni di Sassano tel. 0975 78809 – 72288.
La civiltà contadina
Terre di antiche tradizioni agricole, Cilento e Vallo di Diano
accolgono diversi musei dedicati alla civiltà contadina. Li troviamo
a Castel San Lorenzo, Teggiano, Morigerati, Vatolla, Cuccaro Vetere,
Roscigno, ma i più interessanti sono forse quelli di Ortodonico e di
Moio della Civitella.
All’interno di un bell’edificio settecentesco si trova il Museo
della Civiltà Contadina di Ortodonico, frazione del Comune di
Montecorice. Presenti attrezzi usati nella produzione del vino e
nella lavorazione del fico, torchi in pietra e in legno del ‘600, ma
soprattutto oggetti e ambienti legati alla “civiltà dell’olio”. “Il
nostro museo – dice il direttore Giuseppe Lembo – si distingue per
la presenza di strumenti adoperati nell’intero ciclo produttivo
dell’olio. Non a caso partecipiamo al progetto europeo Strabon per
lo studio della civiltà dell’olio nel Mediterraneo”.
Un vasto campionario di una cultura contadina perpetuatasi nei
secoli è offerto anche dal Museo della Civiltà Contadina di Moio
della Civitella. Una sezione domestica, una tessile, una olivicola,
una cerealicola, una vinicola, una storico-religiosa. Il telaio, il
fuso, l’arcolaio per tessere, la macina, un torchio in legno del
‘600 per la produzione dell’olio, aratri e altri arnesi da usare nei
campi, tini, botti, torchi per il vino. Non manca la documentazione
dei sistemi di pesi e misure di una volta e la presenza di oggetti
strani e sofisticati come il mostimetro, per misurare il grado
zuccherino delle uve e l’ebulliometro, per misurare il grado
alcolico del vino. C’è poi la ricostruzione della casa del
contadino: un antico letto con assi di legno, le culle in legno o
ferro battuto, i curiosi antenati dei girelli moderni. E c’è tutto
quanto occorreva in cucina. Dal “treppete” posto nel camino agli
arnesi per la confezione del pane casereccio: madie, setacci, pale
di legno.
Info: Museo della Civiltà Contadina di
Ortodonico tel. 0974 824159; Museo della Civiltà
Contadina di Moio della Civitella tel. 0974 66118.
Pioppi: il mare e la dieta mediterranea
Due musei d’eccezione in un suggestivo centro turistico cilentano.
La località costiera di Pioppi (frazione di Pollica) ospita,
all’interno del settecentesco Palazzo Vinciprova, il Museo del Mare
e il Museo “Ancel Keys” sull’Alimentazione e gli stili di vita
Mediterraneo-Cilentani.
Nel Museo del Mare una serie di vasche popolate dalla tipica fauna e
flora acquatica riproduce diversi ambienti della costa del basso
Tirreno, compresi tra una profondità di 0 e 200 metri. Tra le
attrazioni del museo la vasca tattile dove le creature marine sono
avvicinabili e toccabili sotto la guida di un operatore.
Il Museo “Ancel Keys” è intitolato allo scienziato americano
teorizzatore della dieta mediterranea, che soggiornò a lungo a
Pioppi. Attraverso filmati, testi e pannelli didattici, si illustra
la storia e le ricerche dello studioso che, partendo dall’analisi
delle abitudini alimentari di Pioppi e di altri centri cilentani, si
rese conto dei tanti vantaggi di una dieta a base di cereali,
ortaggi, frutta, pesce, olio d’oliva e povera di grassi animali. Un
museo, ma anche un luogo di divulgazione della dieta mediterranea,
che programma percorsi di educazione alimentare indirizzati
soprattutto alle scolaresche.
Info: tel. 0974 905059 – 338 1418220
Il Museo del Giocattolo Povero
Recuperare e salvaguardare un’antica tradizione, quella del
giocattolo artigianale, è il concetto alla base di un museo davvero
particolare: il Museo del Giocattolo Povero di Massicelle (frazione
del Comune di Montano Antilia), ospitato all’interno della scuola
elementare del posto. Nasce nel 1999 da una ricerca di insegnanti e
alunni della scuola che, grazie al supporto e alla memoria dei nonni
del paese, hanno ricostruito e catalogato esemplari dei giocattoli
di una volta. Pezze, stoffa, legno, canne, paglia sono la materia
prima degli antenati dei giochi moderni: materiali poveri, reperiti
sul posto, per oggetti di un’antica sapienza artigiana. Tra questi
spiccano le caratteristiche “pupidde”, bambole fatte di stracci e
pennacchi di granturco, i “susciammocca”, creati con le ghiande di
forma globosa della quercia legate a pezzi di canna, archi e frecce
in legno, “strummoli” (trottole) e tanti altri curiosi giochi.
Info: tel. 0974 951053
Un museo “letterario”
Tra i piccoli musei cilentani ce n’è uno tutto dedicato ad un grande
personaggio della letteratura e della filosofia italiana. È il Museo
Vichiano di Vatolla (frazione del Comune di Perdifumo), in memoria
di Giambattista Vico, collocato nello storico Palazzo Vargas, dove
il filosofo napoletano visse per nove anni, tra il 1686 e il 1695.
Curato e gestito dalla locale Fondazione Vico, il museo propone un
viaggio tra le opere del filosofo ed alcuni oggetti dell’epoca della
sua permanenza a Vatolla. Troviamo antiche edizioni, del ‘700 e
dell’800, delle opere vichiane, pergamene originali dell’autore,
dipinti e parte dell’arredo seicenteschi. Tra gli oggetti qui
custoditi anche una statua di Vico, risalente all’800 e già
appartenuta a Benedetto Croce, antichi mappari e cartine del
Cilento.
Info: tel. 0974 845549
La rete degli antiquaria
Cilento e Vallo di Diano, territori ricchi di storia e di
testimonianze archeologiche. Gli scavi continuano a riportare alla
luce preziosi reperti. Ad esporli non sono solo i grandi musei
archeologici regionali e nazionali, ma anche gli antiquaria (i
piccoli musei archeologici) locali, ancora poco noti al pubblico.
Uno di questi è l’Antiquarium di Roccagloriosa (tel. 0974 981113)
che raccoglie reperti provenienti dagli scavi del posto, laddove è
emerso un importante abitato di epoca lucana (IV-III sec. a.C.) con
le relative necropoli. L’Antiquarium di Palinuro (tel. 0974 930771)
conserva vasellame e altri curiosi oggetti votivi parte dei ricchi
corredi tombali delle necropoli ritrovate diffusamente sul posto e
riferibili ad insediamenti databili dal VI al IV sec. a.C. Nell’Antiquarium
di Roscigno (tel. 0828 963043) sono visibili punte di lancia e di
coltello in ferro e suppellettili di terracotta, recuperati
all’interno degli scavi locali dove è stato scoperto un abitato
indigeno attivo tra il VII e il III sec. a.C.
Da non perdere è anche l’Antiquarium di Santa Maria di Castellabate
(tel. 0974 961098), dove si custodiscono interessanti ritrovamenti
sottomarini: numerose anfore ancora integre e soprattutto ancore, di
forme ed epoche diverse, le più antiche di pietra, quelle più
recenti con ceppi di piombo.
Lo scrigno dell’arte sacra cilentana
La statua di San Filadelfo, capolavoro di epoca bizantina (X-XI
secolo), un calice decorato a smalto del XIV secolo, il Polittico
della Trasfigurazione (XVI secolo). E poi dipinti su tela e su
tavola, sculture e tanti altri oggetti ancora. Questi i preziosi
reperti d’arte sacra ospitati presso il Museo Diocesano di Vallo
della Lucania e provenienti dalle varie parrocchie della diocesi.
“Il museo – dice il direttore don Carmine Troccoli – racconta la
storia religiosa del territorio cilentano. Qui sono custoditi veri e
propri capolavori ancora poco conosciuti e valorizzati”.
Info: tel. 0974 75794
di Bartolomeo
Ruggiero
Fonte: Mensile Obiettivo |