Lo chef: con pennette e culatello ho incantato Chirac e Blair
Persechini ha curato i menù del vertice. «Un bicchiere di vino fa andare tutti d’accordo. Il tricolore? Dai sughi ai contorni, dove posso lo metto.
Il cuoco di Bush mi aveva avvertito: per lui niente panna o burro».
ROMA - «C’era una bella atmosfera, al termine del pranzo. I presidenti sereni, distesi. Passito siciliano e biscotti. Tovaglia immacolata e ortensie lilla. Si vedeva da lontano che il Dottore era contento. Perché la buona tavola unisce: questa è sicuramente la prima regola. Un bicchiere di vino fa andare tutti d’accordo...». Michele Persechini, 39 anni, di Sant’Elia, provincia di Frosinone, è lo chef che ha cucinato ieri per i Grandi della Terra, a Pratica di Mare. Il primo ministro belga, Guy Verhofstadt, dopo la firma dello storico trattato, ha esclamato con l’acquolina in bocca : «Ora arriva il momento migliore, quello della pasta». E alla fine, tutti soddisfatti: «Chirac ha chiesto il bis delle pennette tricolore, Putin è tornato indietro insieme con Lord Robertson per complimentarsi, Bush mi ha invitato alla Casa Bianca», svela allegro il cuoco ciociaro.
Da dieci anni («Il Dottore ancora doveva scendere in campo...»), Persechini è lo chef di casa Berlusconi. Lo segue ovunque. Sforna crespelle ad Arcore così come a Palazzo Chigi: «Molte volte mi capita di mangiare da solo con lui - racconta -. E’ là che ti accorgi delle sue qualità umane. E’ uno che non si dà mai arie». Così, quando arrivano i grandi eventi, tocca a Persechini occuparsi del menù. In casi come questi, però, il menù diventa un affare complicato. Qualcuno potrebbe mettere il veleno nelle pietanze, per fare un attentato. A Pratica di Mare, qualche giorno fa, è arrivato da Washington in avanscoperta il cuoco ufficiale della Casa Bianca, Ferdinand Garcia, per informarsi bene sui cibi: dalla mozzarella di bufala al culatello («Il culatello, in verità, l’ho scelto per far piacere a Blair - confessa lo chef italiano -. Ci va matto»). Garcia, poi, lo ha messo in guardia dalle intolleranze alimentari del presidente Usa: «Il burro e la panna, soprattutto». Ma non il gelato, che Persechini prepara artigianalmente con il latte, le uova, lo zucchero, il pistacchio e i frutti di bosco: «Mai mangiato un gelato così buono», aveva detto Bush, l’altra sera a Villa Madama.
Il cuoco Michele la mattina va a fare la spesa di persona: dal filetto di chianina («Garcia ha voluto la ricetta») alle rape rosse. Macellaio e verduraio di fiducia. Olio che arriva da un frantoio in Calabria.
Cucina italiana. Anzi, tricolore. «E’ un messaggio a cui tengo molto - dice -. Dove posso, lo metto. Nel sugo della pasta: formaggi, pomodoro e pesto. Nei contorni: cavolfiori, rape e spinaci. Il mio sogno sarebbe cucinare una volta per il presidente Ciampi, l’uomo che ci ha restituito l’orgoglio per l’inno di Mameli. Magari, chissà, domenica 2 giugno, festa della Repubblica. O quando tornerà la nazionale, speriamo con la Coppa».
La pasta, il filetto. Piatti semplici: «Perché bisogna avere rispetto della gente che va a lavorare e la mattina dopo legge queste cose sull’autobus - conclude -. Potrei preparare aragoste e scampi a volontà, ma io preferisco così».