All'interno di
quest' opera una piccola parte si intitola "De
Ficis Siccandis" che è appunto il primo scritto a noi
giunto su un prodotto particolarissimo: il
Lonzino di fico. (Un prodotto che ho conosciuto durante
la mia
trasferta in terra marchigiana dei
primi di dicembre 2006.
Il Lonzino di fico si produceva e si produce tutt'ora nelle Marche,
tra le colline lambite dal fiume Esino
e famose soprattutto per un grande vino: il
Verdicchio.
Adesso dobbiamo tutti chiedere scusa ad un prodotto sempre
bistrattato. Infatti chi non ha mai detto in tono dispregiativo "Non
me ne importa un fico secco!", ma il fico secco conta eccome, almeno
nell'economia dei contadini marchigiani che, di freschi, ne
producono in quantità.
Questa notevole produzione di fichi ha portato, specialmente in
tempi passati dove non si sprecava niente, ad inventarsi svariati
modi per conservarli: tra questi il più geniale è senza dubbio il
nostro lonzino. I fichi vengono fatti asciugare al sole e
successivamente ("cum deinde paulum
siccatae sunt" per dirla con Columella) si passa alla
loro macinatura. Al tempo del De re rustica venivano pestati con i
piedi ("pedibus lotis", cioè
dopo esserseli lavati) dentro vasche di terracotta o di pietra.
Oggi dopo la macinatura effettuata in maniera meno spartana, ma
sicuramente più rispondente alle norme igieniche, vengono impastati
con anice, mandorle, noci tritate e poche gocce di Mistrà, il
classico liquore d'anice marchigiano. A questo punto con l'impasto
ottenuto si formano dei piccoli profumatissimi salamini (Lonzini
appunto) di circa 20 centimetri di lunghezza che vengono avvolti in
foglie di fico e poi legati con del filo di lana.
Questi gustosi salamini si producono nei mesi di settembre e di
ottobre, arrivano "a giusta stagionatura"
nei primi giorni di novembre per poter poi essere consumati
tranquillamente sino alla primavera successiva.
A
proposito, come si consumano? Normalmente vengono serviti a fettine
come dessert, ma io vi consiglio di fare un passetto indietro e di
abbinarli a del formaggio piuttosto stagionato. Ovviamente questo
morbidissimo prodotto che, sciogliendosi in bocca, ci ricorda
l'infanzia ed il pericolosissimo furto di fichi in barba agli
arrabbiatissimi contadini (chi non ha mai rubato un frutto scagli la
prima pietra) ha un chiaro abbinamento enogastronomico con del
Moscato Passito di Pantelleria o
in generale con quasi tutti i vini passiti della nostra bella
Italia.
Personalmente l'ho abbinato ad una
Vernaccia nera passita, che ho "scoperto" solo
ultimamente, e di cui vi darò conto prossimamente, una vera "chicca
enologica".
--
Info:
La Bona Usanza,
Via Ceresani Serra de' Conti (AN), tel-fax 0731878568,
e-mail:
labonausanza@libero.it
Il Lonzino di fico è uno dei Presidi Slow
Food. Chi volesse maggiori informazioni sui Presidi e sui
prodotti che ne fanno parte può contattare Slow Food, tel.
0172419611
Buon appetito con i magnifici prodotti della terra marchigiana.
|