22.09.2002 | Cultura e Tradizioni

Il Fico Bianco del Cilento

C'erano una volta e non ci sono più i fichi secchi, simbolo quasi universale della povertà più o meno dignitosa, il sapore dei momenti lieti dei lunghi inverni cilentani trascorsi intorno al focolare e non solo di tutti i matrimoni economicamente arrischiati...

Da queste parti, per le nonne, i fichi, magari "impaccati", erano distribuiti con parsimonia: il premio ai bambini per essere stati buoni. Conservati in casa, in casse chiuse a chiave, costituivano anche una riserva di zuccheri a buon mercato per la bisaccia dei pellegrini che, pedibus calcantibus, raggiungevano il santuario di Novi Velia. 

Oggi ricoperti di cioccolato o mandorle, sciroppati, o consumati freschi, sono diventati un sofisticato dolce da pasto. Sono già nelle ricette dei migliori ristoranti. Al "fico bianco del Cilento" è stata appena riconosciuta la dop, la denominazione di origine protetta. Con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, i fichi essiccati, con buccia o senza, prodotti in quasi tutti i comun i cilentani, debitamente confezionati, potranno fregiarsi di un marchio comune. A seguire ci sarà un disciplinare di produzione ed il consorzio di tutela e promozione. 

Oggi se ne producono dagli 80mila ai 100mila quintali. Sono ancora troppo pochi per fare "massa critica", come dicono gli esperti di marketing. Il frutto, che ha un sapore dolciastro, si distingue per qualità, sapore ed alto valore nutritivo. Si consuma fresco durante la cosiddetta "stagione" (estate- autunno). Così è uno straordinario "spegni - fame", basta mangiarne un paio e l'appetito passa. 

E' raccolto ed essiccato, con le stesse antiche tecniche dei Greci, farcito poi con le mandorle, o ricoperto al cioccolato, diventa una leccornia. Una varietà poco diffusa, ma di eccezionale qualità, presente nel Cilento, è la "troiana". La portò Enea o Ulisse? Sul mercato già si sono già affermati i Fornellini, i deliziosi fichi di una delle località di Montecorice, Fornelli, raccolti, concentrati ed impacchettati, da una piccola azienda cilentana. Sono soprattutto i tanti emigranti partiti dal Cilento a consumarli: così per risentire gli odori e i sapori della terra d'origine. Con la Dop, accettata e fatta propria anche dall'Unione Europea, ora dovranno essere i cilentani a fare il resto. E velocemente. Non come è avvenuto per l'olio d'oliva, dove la dop "Cilento" è ancora un nome e nulla più. Oggi, certe occasioni, valgono molto più di un...fico secco. 

Oreste Mottola

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