I cartelli, però, potrebbero presto diventare oltre 500, perché
il progetto presentato oggi dalle due associazioni potrebbe raccogliere le
immediate adesioni dei 520 Comuni aderenti a Città del Vino. Asti,
Berchidda (Ss), Terzigno (Na), Montefalcione (Av) e Corno di Rosazzo (Ud)
hanno dato la loro adesione quasi in tempo reale, visto che la campagna è
appena partita.
Di questa iniziativa, delle
peculiarità dello sviluppo rurale italiano, dei rischi Ogm
si parla oggi, prima della "piantumazione",
nella sala del Consiglio Comunale di Greve in Chianti al convegno "Libero
da Ogm. Lo sviluppo rurale tra tradizione e innovazione"
organizzato da
Legambiente e
Città del Vino. Tra i partecipanti,
moderati dalla giornalista Andreina De Tomassi,
intervengono Tito Barbini, assessore
all'agricoltura della Regione Toscana, Ermete
Realacci e Francesco Ferrante
di Legambiente, Paolo Saturnini,
sindaco di Greve in Chianti, Stefano Masini,
responsabile Ambiente e territorio di Coldiretti,
Vincenzo Vizioli, presidente Aiab,
Alessio Planeta, produttore vinicolo siciliano,
Maurizio Zucchi, direttore qualità
Coop Italia, Floriano Zambon,
neopresidente dell'Associazione nazionale Città del Vino, insieme ad altri
rappresentati del mondo agricolo, istituzionale e commerciale.
L'incontro è l'occasione per dichiarare la decisa presa di posizione di
alcuni Comuni del nostro Paese contro
l'introduzione indiscriminata di sementi biotech, in questa
fase di massima discussione europea sui temi della coesistenza tra
agricoltura biologica, convenzionale e biotecnologia e sul futuro dei
prodotti enogastronomici di qualità. In Italia, il vino Ogm ancora non
c'è, ma il pericolo sì. Il principale rischio Ogm per i nostri vitigni è
quello legato alla contaminazione accidentale. Un meccanismo pericoloso
quanto pervasivo, contro il quale lo stesso ministro delle Politiche
Agricole Gianni Alemanno ha più volte
ribadito di non voler abbassare il livello di guardia.
"Le Città del vino vogliono mettersi alla guida
di una grande campagna che coinvolga tutti i Comuni italiani
per mettere definitivamente al bando le colture Ogm dal nostro Paese - ha
detto il neopresidente delle Città del Vino,
Floriano Zambon -. Un Paese che vuole valorizzare la qualità e
la tipicità delle proprie produzioni deve esplicitamente escludere
l'utilizzo di prodotti Ogm e tutelarsi dal rischio della contaminazione, a
partire dalle sementi. Così, in base all'adozione del principio di
precauzione e a garanzia della sovranità delle scelte di produttori e
consumatori, non si può che adottare un limite di tolleranza zero per la
contaminazione accidentale da Ogm. Unica garanzia per salvaguardare la
tipicità di ogni zona agricola e i frutti di un'agricoltura di qualità".
"Si deve scongiurare ogni ipotesi di
'coesistenza' - ha commentato Ermete
Realacci, presidente nazionale di Legambiente -
che farebbe venir meno il confine tra ogm e
ogm-free. L'Italia deve essere la patria della buona
agricoltura e dei prodotti tipici, non una terra di conquista
dell'agricoltura transgenica. Il nostro Paese ha un sistema agroalimentare
unico, caratterizzato da una superficie agricola molto parcellizzata e da
una forte interdipendenza tra contesti territoriali e culturali, dove le
produzioni tipiche e di qualità si sono ormai affermate come valido motore
di sviluppo, anche a livello internazionale.
Per il nostro Paese non esiste opportunità né convenienza a produrre vini
geneticamente modificati ma nemmeno a rischiare contaminazioni tra
produzioni ogm e produzioni tradizionali. Rinviare le azioni a livello
regionale all'accertamento del fallimento delle misure aziendali,
significa rendere irreversibile la contaminazione delle coltivazioni
tradizionali e biologiche compromettendo fortemente la competitività
dell'agricoltura italiana fondata sulla qualità e tipicità delle sue
produzioni".
"Proteggere e valorizzare la specificità dei
nostri vini - ha aggiunto Paolo
Saturnini, sindaco di Greve in Chianti - salvare i vitigni
autoctoni dimenticati, opporsi all'avvento degli
OGM nel settore della vitivinicoltura, significa difendere l'essenza
stessa della nostra produzione enologica. Proteggere e
valorizzare la cultura materiale, le tradizioni, gli usi e costumi, i
prodotti tipici delle terre del vino vuol dire difendere le ragioni del
turismo del vino. Nessuno ci ha ancora fornito una ragione plausibile per
l'introduzione degli ogm nella vitivinicoltura.
Non abbiamo bisogno di produrre più vino; non abbiamo bisogno di produrlo
laddove le condizioni ambientali non lo consentono; non abbiamo bisogno di
produrre vini-fotocopia. Perché il concetto di vino è antitetico a quello
di omologazione e perché il futuro della vitivinicoltura italiana passa e,
ancora di più, passerà in futuro dalla esaltazione delle diversità. Il
futuro del nostro vino ha molto a che fare con la valorizzazione del
territorio e con il recupero dei vitigni autoctoni e poco a che spartire
con la filosofia che sta dietro al business degli ogm".
5 ottimi motivi perché un comune si dichiari
antitransgenico:
- Per
valorizzare
le produzioni locali, di pregio, tradizionali;
- promuovere
un modello di agricoltura dal massimo rispetto ambientale;
- evitare di
compromettere l'equilibrio
biologico e l'ecosistema;
- prevenire
danni alla salute della popolazione;
- consentire
alle aziende a conduzione biologica di poter continuare la propria
attività;
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