06.04.2005 | Cultura e Tradizioni

Georgiche pompeiane

"Cominceremo a trattare l’opera più grandiosa della natura: esporremo all’uomo i suoi cibi, e lo costringeremo ad ammettere che gli è sconosciuto ciò che lo fa vivere" da “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio. Pompei si risveglia con gli antichi profumi che inebriavano le strade prima del 24 agosto del 79 d.C. La Sovrintendenza Archeologica di Pompei ha riportato all'originario splendore i giardini pompeiani che potranno essere ammirati dai turisti fino al 26 giugno grazie al progetto De Gustibus.

Tra i templi e le ville della città romana torna a vivere il verde sepolto dalla lava vulcanica che distrusse per sempre la flora del periodo classico rigenerando una terra più giovane e fertile. Un itinerario gastronomico che parte dal Thermopolium, l’antica tavola calda, dove in un orticello sono piantate diversi tipi di verdure per una ricca insalata a base di vitalba e pungitopo, la nostra pianta selvatica “antisorci” molto gustosa per i palati dei romani.

Una volta usciti ci immettiamo su via dell’Abbondanza e bussiamo alla porta di Loreio Tiburtino, ex proprietario di uno splendido frutteto fatto di mandorli, cotogne, viti, ulivi e peri. Sulla stessa strada facciamo tappa alla Casa di Venere in conchiglia con il suo affascinante giardino dedicato alle piante sacre. Successivamente giungiamo nei vigneti coltivati dall’aziende vinicola Mastroberardino attraverso tipiche forme di allevamento pompeiane come la vite maritata al salice (arbustum gallicum) o quella palificata a gioghi semplici (jugatis directa).

Un campo eno-didattico in cui eccellono i tannini del Piedirosso, dello Sciascinoso e del giovane rubino Villa dei Misteri, un doveroso omaggio ad un sito archeologico mondiale atto ad annullare 2000 anni di storia. Il percorso, che prosegue nel frutteto di Giulia Felice, si conclude nell’orto officinale della Casa del Profumiere dove si producevano unguenti unisex utilizzati da ricche matrone e da fanciulloni patrizi del tutto incuranti se farsi annusare da un lui o una lei. Un viaggio millenario che ci permette di conoscere la vita dei campi nell’età romana passeggiando con la fantasia tra i costumi e i gusti di allora.

I buongustai potranno anche acquistare spezie ed ingredienti per realizzare le specialità in voga tra i sudditi della famiglia Flavia, rispettando le tecniche culinarie del tempo grazie alle ricette di Catone, Columella, Plinio ed Apicio. Ricettari latini che ci tramandano pietanze presenti tuttora sulle tavole e antichi manicaretti ormai seppelliti dalla memoria, molto lontani dai nostri attuali sapori. Il libum, il moretum o l’epytyrum sono gli antenati di piatti regionali che stanno purtroppo scomparendo dalle tradizioni locali, sebbene abbiano un lontano aroma che si avvicina agli eccentrici condimenti della novelle cucine. Chi volesse preparare un tipico pranzum pompeianum può esercitarsi con alcune portate descritte da Apicio nel suo De re coquinaria.

Pesche alla salsa di cumino
Mondare delle pesche molto dure, tagliarle a pezzetti, lessarle, disporle in un tegame. Stillarvi sopra un po’ d’olio e servirle con salsa di comino.
A. IV, II, 34

Sugo d’orzo o di spelta
Ammollare ceci, lenticchie, piselli; manipolare, lavandoli, l’orzo e la spelta messi a bagno il giorno prima e lessarlo con i legumi. Quando ha ben bollito, versarvi olio a sufficienza, e gettare nella pentola erbaggi verdi, cioè pori, coriandolo, aneto, finocchio, bietole, malva, cavolo tenero. Lessare a parte dei cavoli e tritare dei semi di finocchio a sufficienza, origano, silfio e ligustico. Tritarli, stemperare con salsa di pesce e versare sopra i legumi. Tagliarci sopra anche ritagli sottili di cavolo.
A. II, I, 7

Polpette involtate nell’omento
Tritare della polpa sminuzzata con mollica di pane di siligene ammollata nel vino. Pestare insieme pepe e salsa di pesce; se si vuole anche bacche di mirto prive di semi. Confezionare piccole polpette mettendovi dentro dei pinoli e del pepe. Si avvoltolano nell’omento e si scottano leggermente con vino dolce.
A. II, I, 7

Fusti di cavolo
Lessare e tagliarli a metà; tritare le sommità delle foglie tritate insieme a coriandolo, cipolla, comino, pepe, passito o vino dolce cotto e poco olio.
A. III, IX, 1

Frittata con latte
Sciogliere insieme quattro uova, un’emina (un quarto) di latte, un’oncia di olio, in modo da ottenere un tutto omogeneo. Versare un po’ di olio in una padella sottile e farlo bollire. Poi aggiungere il composto già preparato. Quando è cotto da una parte, rivoltarlo in un piatto rotond, bagnare con miele, cospargere di pepe e servire.
A. VII, XIII, 8

Ricette tratte da De Gustibus
Antica Erboristeria Pompeiana


Fonte: Campaniasuweb

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