Nel 1991, nell'
ambito di un più articolato progetto di riqualificazione del
vitigno, la Provincia Autonoma di Trento richiede al Ministero
Agricoltura e Foreste l'iscrizione al "Catalogo nazionale delle
varietà di vite ad uva da vino" del vitigno "Enantio
rosso" (si pronuncia Enanzio) fino ad allora denominato
Lambrusco a foglia frastagliata; iscrizione che è riconosciuta con
Decreto Ministeriale del 31 dicembre 1992. Operazione di facciata o
necessità di rendere il debito onore a un vitigno che nulla ha da
spartire con la numerosa famiglia dei Lambruschi?
Per dissipare ogni dubbio, penso sia giusto affrontare il problema
con il massimo rigore scientifico e spiegare la genesi del vitigno.
La necessità di cambiare il nome al vitigno è colta, già alla fine
degli anni '80, come una condizione essenziale per pensare a una
politica di rilancio della varietà, peraltro molto presente in tutto
l' areale.
Ma andiamo per gradi. La stessa provincia, nel 1985, finanzia un
approfondito studio di ricerca, commissionandolo all' Istituto di
coltivazioni arboree dell' Università degli studi di Milano; lavoro
che ha durata triennale e si conclude nel 1989. Il risultato della
ricerca è codificato in un lavoro che ha per titolo "Le possibili
analogie tra il Lambrusco a foglia frastagliata, alcuni vitigni
coltivati e le viti selvatiche del Basso Trentino", lavoro che viene
di seguito riportato solo per le parti che direttamente ci
interessano.
Di viti selvatiche si parla peraltro già diffusamente nei testi
antichi. Teofrasto chiama la vite selvatica Agria ampelos (IV-III
sec. a.C.), analogamente a Dioscoride, medico greco del I secolo
a.C., che usa lo stesso termine per distinguerla dalla Oenophoros
ampelos, la vite coltivata. Virgilio nelle "Ecloghe" e Plinio il
Vecchio nella sua "Naturalis historia" usano per primi il nome
Lambrusca per denominare la vite selvatica.
Altri autori usano questo termine, che secondo il Sereni (1981) è di
origine paleoligure, per distinguere le viti selvatiche da quelle
coltivate. Tra questi si possono citare Pier Crescenzi (1495),
Soderini (1622), Villifranchi (1773), Mendola (1868), Incisa (1864),
Di Rovasenda (1877). Che la Vitis v. silvestris sia di origine molto
antica e appartenente alla flora spontanea europea e non sia, come
qualcuno afferma, un'espressione delle viti selvatiche postcolturali
o subspontanee, lo dimostra anche l'etimologia del termine labrusca
(o lambrusca) che con la formante paleoligure in - sca o - usca e il
sostrato mediterraneo lapis, che colloca la sua origine non solo in
epoca prelatina ma addirittura anteriore alla colonizzazione etrusca
e alla dominazione dei Celti.
L'indagine riguarda il confronto fra il Lambrusco a foglia
frastagliata e alcuni vitigni scelti in base a criteri di carattere
storiografico o per origine geografica (AA.VV., 1980) o per
caratteristiche morfologiche. Da sottolineare che il confronto è
avvenuto anche con viti selvatiche individuate sin dal 1984 sul lato
destro e sinistro dell'Adige, nella valle dell'Aviana (Avio) e in
loc. Vallarom (fra Masi e il Vò). I siti dove sono state localizzate
le viti selvatiche sono compresi in una fascia altimetrica di
300-600 m. s.l.m.; la descrizione delle viti è riportata in Angari
et al. (1989).
I vitigni utilizzati per il confronto con il Lambrusco a foglia
frastagliata sono stati i seguenti:
Barbera, Cabrusina, Casetta, Ciliegiolo, Corvina, Demela,
Dindarella, Groppello, Lagrein, Lambrusco di Alessandria, Lambrusco
grasparossa, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani, Lambrusco Oliva,
Lambrusco salamino, Lambrusco di Sorbara, Marzemino, Molinara,
Moscato rosa, Nebbiolo, Negrara, Oseleta, Oselina, Pelara, Pormela,
Quaiara, Rondinella, Rossara, Rosetta di montagna, Rossignola,
Schiava gentile, Schiava grossa, Simesara, Teroldego, Trollinger.
Ciò consente di affermare che il Lambrusco a foglia frastagliata è
verosimilmente un vitigno autoctono della Bassa Valle dell'Adige e
appartiene geneticamente a un gruppo di vitigni originari delle
morene glaciali che si trovano a cavallo della depressione del Lago
di Garda e del solco vallivo dell' Adige, con forti legami
filogenetici con le viti selvatiche nella Valle dell' Aviana e del
Vallarom, nel comune di Avio. Nessun grado di parentela è invece
dimostrabile con i Lambruschi emiliani e con gli altri vitigni
trentini saggiati, quali il Teroldego, il Lagrein ed il Marzemino.
Ho conosciuto l'Enantio alcuni anni fa, quando mi sono
approvvigionato di vini , da una azienda della Vallagarina, con sede
a Folgaria, che si chiama:
Produttore di un
buon Enantio, che mi era piaciuto fin da subito. Poi alcuni anni fa,
durante la mia partecipazione al 1° Concorso Enologico del
Pinot Grigio in Valdadige, vedi
recensione al link:
Winetaste
Mi sono trovato a degustare un'altra tipologia di Enantio, prodotto
dalla Cantina Valdadige :
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Cantina Valdadige
cantinavaldadige.it
bellamoli@cantinavaldadige.it
Via Don Cesare Scala, 45 - 37020 Brentino Belluno
(VR)
Tel. 045 6284064 - Fax 045 6284084 |
Ne sono rimasto
folgorato, a tal punto da insistere con l'enologo e soprattutto con
il Presidente della cantina, affinché approfondissero la ricerca ed
aumentassero la diffusione di questa tipologia di vino. Mi veniva
detto che questo vino non aveva dato grandi risultati nel passato, e
ci credo visti i quantitativi di uva/ha, di circa 200 q.li. Ora
invece ci troviamo di fronte a dei prodotti elaborati con basse rese
in vigna ed una accurata vinificazione in cantina, con passaggi e
calibrati affinamenti in legno, onde smussare gli spigoli del
vitigno, che rimane sempre un vitigno rustico, nel senso che la vite
è della famiglia delle " labrusche ".
Vi devo dire che a mio parere, questo sarà uno dei vitigni del
futuro di queste due valli, coltivato solo ed unicamente in questa
zona ristretta, che da Verona sale verso Trento, ed i risultati sono
già oggi considerevoli e degni di tutto rispetto.
Vino Enantio " Terra dei Forti" Doc Riserva
2000-gr. 13,50
Rosso granata in tonalità scura, ma ancora pimpante; al naso è
originale, con profumi intensi, gradevoli e di buona qualità: si
percepisce il legno grande in cui è affinato, ma anche frutta
matura, il tutto perfettamente amalgamato; in bocca è giustamente
caldo, accattivante, con una nota di ciliegia matura nel centro
bocca; giustamente tannico con tannini morbidi e maturi; chiude con
una Pai lunga.
Un prodotto da provare assolutamente, in quanto originale, tipico
delle 2 valli (Valdadige e Vallagarina) da Nord di Verona
costeggiando il lago di Garda fino a Trento.
Un vero ed autentico vitigno "autoctono" di queste zone, che se
coltivato con i nuovi canoni agronomici e ben vinificato può dare
questi grandi risultati.
Complimenti
Valutazione 86/100, vino molto
buono.
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Cantina Roeno
Produzione vini della Valdagine - Terra di Forti
Agriturismo Fugatti
Via Mama, 5 - Loc. Belluno Veronese
37020 Brentino Belluno (VR) - Italy
Cantinaroeno.com
info@cantinaroeno.it
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Vino Enantio "Terra dei Forti" Doc 2004-gr. 14
- Azienda Roeno
Bella ed elegante la veste di questa bottiglia; il colore colpisce
fin da subito per la sua bella tonalità rubino scuro, al naso è
fruttato, leggermente speziato ed etereo; in bocca è equilibrato,
intenso, di corpo, fine e chiude con una buona Pai.
Sottoposto all'esame degustativo di un Panel di 9 persone, compreso
chi scrive, ha dato le seguenti risultanze, con adozione scheda AIS
:
83-92-88-80-85-84-88-87-87
ed eliminando i punteggi estremi ne è scaturita una media di
86/100
Classificato vino: molto buono.
Un consiglio spassionato a tutti voi amici lettori, se ancora non lo
avete provato, procuratevene alcune bottiglie presso una delle 4
cantine segnalate e non sbaglierete di sicuro, degusterete un vino
unico ed originale, figlio antico ed ora consacrato da chi vi
scrive:
Principe delle due valli Vallagarina e Valdadige.
Prosit cari amici lettori con il magnifico Enantio.
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