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Un territorio tutto
da scoprire, e da vivere, per mezzo della sua espressione più
felice: i vini doc tutelati dal
Consorzio Vini Colli Bolognesi,
come il Pignoletto,
bianco autoctono tipicamente
frizzante (ma felicemente proposto anche fermo) e piacevole per la
sua delicata aromaticità, e gli altri ‘quasi autoctoni’ (perché da
sempre prodotti) come il Sauvignon,
lo Chardonnay, la
Barbera, il
Merlot, il Cabernet Sauvignon...
Ebbene, l’occasione giusta per conoscere e valutare i vini fiore all’occhiello della provincia di Bologna è da martedì 12 a venerdì 15 settembre 2006, quando nella dimora nobiliare di Villa San Martino (via Schiavina 1, loc. San Martino di Casola, sulle colline di Monte San Pietro a nemmeno 20’ dalla città, si terrà la XV edizione della Mostra Assaggio dei Vini dei Colli Bolognesi (orario dalle 19 alle 24, ingresso libero, degustazioni a pagamento; lunedì 11 settembre inaugurazione solo a inviti per operatori). Verranno presentate in degustazione 100 etichette di 30 aziende del Consorzio: 36 di Pignoletto, 6 di Sauvignon, 1 di Pinot bianco, 1 di Riesling italico, 6 di Chardonnay, 12 di Merlot, 14 di Barbera, 22 di Cabernet sauvignon.
La Mostra Assaggio va in scena proprio dopo che i vini dei Colli Bolognesi sono reduci - ancora una volta - da una trasferta in Toscana: in seguito al successo delle serate del maggio scorso a Firenze nell’ambito di Colli Bolognesi in tour, Pignoletto e co. sono stati ora espressamente voluti da Slow Food - unici vini non toscani insieme a quelli del Consorzio Grave del Friuli – a 'Il Campionato di…Vino' , ‘olimpiade enologica’ fra degustatori provenienti da tutta Italia (e dall’estero), a Fiesole il 9 – 10 settembre. E’ poi di questi giorni poi il rumour che ben una decina di vini dei Colli Bolognesi sono ‘in finale’ per i ‘tre bicchieri’ del Gambero Rosso… E’ già di per sé una performance non da poco, che potrebbe preludere a un’ulteriore grande soddisfazione… I Colli Bolognesi, tra l’altro, si stanno rivelando un ‘nuovo’ polo del turismo enogastronomico di qualità apprezzato anche a livello nazionale. Nuovo perché fuori dalle rotte classiche, ma anche ‘antico’ per la cultura del vino (e non solo) che c’è dietro.
In questo modo i professionisti e gli ‘enocuriosi’ potranno annotare le loro valutazioni e – perché no - scambiarsi opinioni e sensazioni in un ambiente più confortevole, nella dovuta calma. Gli stessi sommelier AIS, coordinati da Claudio Cavallari, sono ovviamente a disposizione, insieme ai produttori, per delucidazioni e approfondimenti. Ci sarà possibilità poi di abbinare piccole proposte gastronomiche di aziende agroalimentari del territorio (a pagamento).
Come? Scegliendo da un’apposita carta dei vini ‘musicale’, che riporta appunto gli accoppiamenti fra brani e etichette di Pignoletto (una quarantina). La canzone richiesta verrà poi dedicata e interpretata e al pianoforte da Gian Marco Gualandi (e il vino gustato con il suo sottofondo…).
Un territorio preappenninico, attraente da visitare, ma con caratteristiche pedogeologiche e climatiche assai ‘intriganti’ anche per la viticoltura. Non a caso la zona è molto vocata alla vite: i primi documenti al riguardo sono delle abbazie di Monteveglio e Nonantola, e risalgono al 973 e al 1033! Le attuali aree vinicole dei Colli Bolognesi giacciono soprattutto esposte a sud, sulle dorsali individuate dai solchi vallivi del Samoggia, del Lavino, del Reno e, in misura minore, dell’Idice-Savena. La parte più ‘storica’ dei Colli Bolognesi è però compresa a sud della provinciale ‘Bazzanese’ e a ovest della ‘Porrettana’, davvero a due passi dalla città – da molte vigne si vedono la basilica di San Luca e le Due Torri – ma la zona doc si estende anche a sud est della città, fino al comune di Monterenzio. Fino agli anni ’80 del ‘900, i bolognesi andavano sui Colli a rifornirsi di vino in damigiana e tutt’al più solo qualche cultore della materia, fuori città, aveva sentito nominare il vitigno autoctono Pignoletto. Oggi, invece, sono 35 le aziende che producono e immettono etichette proprie sul mercato nazionale e internazionale (pur se i Colli Bolognesi continuano a essere la ‘cantina’ di Bologna e del suo hinterland, con una quota significativa di vino in damigiana – davvero ottimo - e di vendita diretta). Alcune sono davvero titolate e conosciute su scala nazionale e tutte manifestano una qualità media ragguardevole… Si tratta essenzialmente di aziende medio-piccole, con superficie vitata da 4-5 a 30-35 ettari, sia di tipo famigliare, sia di tipo più imprenditoriale. Tutte hanno fatto importanti investimenti in vigna, in cantina e nell’accoglienza enoturistica.
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